L’intervista che vi apprestate a leggere con Efren Torres continua il solco delle recenti interviste su intelligence, filosofia e pensiero critico a cura del Team di Scuola Filosofica. Questa volta la materia è l’Open Source Intelligence spiegata in modo magistrale da un analista e studioso esperto di analisi dell’intelligence, Open Source Intelligence (OSINT) nello specifico e intelligence in generale. Ho avuto il piacere di incontrare Efren diverse volte alle conferenze ISA e IAFIE. Devo confessare che il suo panel ISA 2019 è stato uno dei migliori che abbia mai sentito per rigore, qualità e varietà – e dire che la competizione è piuttosto alta! In effetti, gli studi sull’intelligence sono ancora principalmente interessati a fondare e comprendere l’intelligence pubblica, in particolare l’intelligenza come istituzione statale. Efren Torres è il primo che ha iniziato a portare avanti la ricerca nell’esperienza del settore privato anche in contesti accademici. Efren è una persona in grado di indossare più cappelli contemporaneamente con eleganza e qualità. Questa intervista esplora diversi argomenti importanti dalla natura di OSINT ad alcune questioni aperte nell’ambito dell’educazione all’intelligence. Cos’altro posso aggiungere? Senza ulteriori indugi, è con mio distinto piacere pubblicare l’intervista su Scuola Filosofica. Nel nome del team di Scuola Filosofica, dei nostri lettori e di me stesso, Efren: grazie!
1. Come vorresti presentarti ai lettori italiani e a Scuola Filosofica (Scuola Filosofica)?
Certamente! Il mio nome è Efren Torres. Sono un professionista nel mondo dell’intelligence con oltre sette anni di esperienza attualmente esercitata nel settore privato. Ho avuto diverse posizioni nel mondo dell’intelligence, in cui ho avuto la responsabilità di riportare e comunicare eventi e temi tra cui attacchi terroristici, disastri naturali, l’epidemia di Ebola, rivolte violente, attività criminali nel mondo dei cartelli della droga, comportamenti anarchici. Attualmente, ho a che fare con varie minacce che vanno dalla corruzione al traffico di droga, riciclaggio di denaro, finanziamenti al terrorismo, tra le varie cose, perseguendo investigazioni e attività di supporto ai decisori. Inoltre, sono anche un ricercatore di intelligence part-time in qualità di editore capo del Journal of European and American Intelligence Studies (JEAIS). Sono anche il fondatore/direttore del “Intelligence Practitioner’s Immersion Program” (IPIP), un apprendistato gratuito devoluto all’insegnamento di studenti magistrali e giovani professionisti su come operare e aver successo all’interno di un’unità di intelligence protettiva all’interno del mondo dell’impresa.
2. Qual è la tua formazione, perché hai deciso di essere un analista e in che modo esso ti ha aiutato ad essere un buon analista?
Il mio background è basato sugli studi sull’intelligence [intelligence studies, NdT]. Ho seguito varie scuole negli Stati Uniti e nel Regno Unito tra cui l’Università della California ad Irvine, l’Università di Cambridge, l’Università di Aberystwyth e Brunel, dove ho ottenuto la mia educazione formale nell’area della psicologia, studi sull’intelligence, terrorismo e sicurezza internazionale.
Da ragazzo, ho sempre trovato grande soddisfazione nell’andare a caccia di informazioni e riempire vuoti nella mia conoscenza. Sapevo di voler diventare un professionista nell’intelligence sin da quando ero alle prime armi alle scuole superiori. Tuttavia, non sapevo ancora in che veste. Durante gli anni di sviluppo dei miei studi, ho intrapreso un corso di psicologia e ho iniziato ad interessarmi alla mente umana e come il cervello lavora nel ragionamento per trovare soluzione ai problemi. Questo mi ha condotto a scegliere la strada dell’analisi di intelligence. Ho deciso di perseguire un corso di laurea in psicologia e, per la mia specializzazione magistrale, mi sono concentrato in corsi paralleli all’intelligence che potessero darmi una solida fondazione per una carriera nell’analisi d’intelligence.
La mia educazione mi ha aiutato a comprendere il lavoro dell’intelligence [intelligence tradecraft NdT] ad un livello estremamente generale. Tuttavia, niente che conducesse ad un allenamento e preparazione per il lavoro. Prendi questo come piccola critica alla qualità di alcuni corsi di laurea per come sono offerti nel settore dell’intelligence e sicurezza. Nessuna certificazione accademica prepara per essere completamente operativo come analista di intelligence al principio. Ho notato che, mentre corsi di laurea nell’area dell’intelligence e terrorismo forniscono effettivamente agli studenti gli strumenti per comprendere la storia, la teoria e gli elementi concettuali necessari per comprendere questi argomenti, raramente quegli stessi forniscono ai futuri professionisti abilità sostanziali che possano obiettivamente usate con vantaggio distintivo quando siano applicate per i primi lavori nel mondo dell’intelligence. Questo è un lavoro brutale e altamente competitivo e non tutti riescono ad entrare nella professione. Quindi, per rispondere alla tua domanda, la mia educazione mi ha dato della conoscenza che è “bene a sapersi”, ma la conoscenza “da avere” me la sono costruita sul lavoro. Credo che gli studenti interessati all’analisi di intelligence beneficerebbero da un approccio più orientato alla pratica del lavoro vero e proprio. Sfortunatamente, molte delle istituzioni universitarie che offrono simili corsi di studio si affidano alla letteratura e non perseguono simulazioni così da esporre gli studenti alle vere dinamiche del lavoro sul campo. Questo è lo scopo del’IPIP [l’apprendistato organizzato dal dottor Torres, NdT], riempire un vuoto lasciato dalle istituzioni universitaria nell’area della Open Source Intelligence rispetto al reperimento delle informazioni [collection] e analisi.
3. Come descriveresti l’Open Source Intelligence (OSINT) e qual è la sua differenza con le informazioni Open Source?
Questa è una domanda che chiedo a tutti gli applicanti che vogliono far parte del mio apprendistato. In questo momento non c’è un generale consenso sulla definizione di Open Source Intelligence (OSINT). Ci sono molte interpretazioni. Ti dirò la mia. Affrontiamo il punto in quest’ordine. Da un punto di vista generale, possiamo osservare che gli Open Source DATA (OSD) diventano Open Source Information (OSINF), che, una volta lavorati, diventano OSINT. Per elaborare il punto ulteriormente, OSD sono le porzioni [bits NdT] di informazione che prese di per sé non dicono poi molto, ma quando considerate nell’insieme, raccontano una storia, assumono un significato, contesto e un uso particolare. Per esempio, OSD potrebbe essere una immagine o un grafo. Non ci dicono molto di per sé. Però, quando un certo contesto è aggiunto, possono diventare delle notizie, libri, riviste, giornali etc. Questo può essere il caso della OSINF. Ora, una volta di più, OSINF è raccolta, analizzata e fornisce una risposta a una specifica domanda/richiesta di intelligence nella forma di un prodotto di intelligence e solo allora questo può essere considerato OSINT. Per gli scopi dell’intelligence, OSINF non è molto interessante di per sé, se non è analizzata. Così da sola, OSINF è solamente informazione resa pubblica senza una grande rilevanza per l’intelligence. Concetti e definizioni a parte, mi concentro nell’insegnare ai miei studenti a vedere l’OSINT come un processo a due stadi di produzione (collezione, raffinamento e analisi dell’OSINF per rispondere una domanda o richiesta di intelligence) e comunicazione (un dossier o briefing orale derivato dalla collezione/analisi di OSINF).
Ora che abbiamo parlato della mia comprensione dell’OSINT, vorrei spostare l’attenzione su un problema che molti miei colleghi non amano considerare apertamente. Che ci crediate o no, ci sono molti influencer “professionisti dell’intelligence” sedicenti sui social media che professano di sapere cosa sia l’OSINT ma poi ne forniscono una definizione sbagliata. Non ho alcuna tolleranza per questo. L’OSINT è diventata così popolare in tempi recenti che il termine in sé è stato usato scorrettamente per descrivere la mera identificazione dell’informazione pubblica. Come ho già osservato, ci sono diversi OSINT influencer là fuori sui socia media che insegnano concetti sbagliati. Mi ricordo di aver visto un’introduzione video all’OSINT dove “gli istruttori” saltavano direttamente alla geolocalizzazione e all’uso di database per tracciare persone. Questo è un approccio da inesperti. Questi analisti fai da te [open source hobbyists NdT] sostanzialmente hanno lasciato trapelare il messaggio che monitorare sistematicamente [stalking NdT] sui social media, facendo geolocalizzazione attraverso il reverse image searching su Yandex o usando Mapbox o Google Maps è OSINT. Ci sono molti OSINT-praticoni là fuori che pensano in questo modo, e questo è altamente problematico. Ora, sì, ci sono molti diversi punti di vista sull’OSINT, ma da un punto di vista puramente devoluto all’intelligence, tutto questo è ingannevole e mostra che questi influencer non hanno una vera e propria comprensione dell’intelligence o esperienza sul campo all’interno del dominio proprio dell’intelligence. Mentre l’approccio liberale all’uso del termine OSINT potrebbe anche essere innocuo, questo potrebbe creare molti fraintendimenti per quegli studenti che vogliano seriamente pensare ad una carriera nell’intelligence. La linea base è che è importante comprendere la terminologia di base dell’intelligence.
4. Si dice spesso che il 90% di tutti i risultati dell’intelligence prodotti dalle agenzie sia fornito da fonti aperte. Credi che ci possa essere qualsiasi tipo di intelligenza senza Open Source?
Direi piuttosto che più del 90% di tutta l’intelligence viene dalle risorse aperte. Tutte le diverse discipline di collezione (HUMINT, SIGINT, OSINT, SOCMINT, etc.) sono parti differenti di un puzzle che, quando vien poi composto, consente ai professionisti dell’intelligence di fornire ai decisori un quadro completo. Se noi omettiamo una qualunque di queste aree di raccolta, allora avremo un’incompleta rappresentazione di un problema. L’intelligence dev’essere fornita per tempo e deve essere accurata e con una immagine incompleta non puoi essere né puntuale né accurato. L’OSINT è una disciplina di collezione d’intelligence vitale. E rimarrà tale.
5. Sei un analista professionista ma anche un trainer. Puoi parlarci un po’ del tuo corso di formazione, dello stage che proponi e della tua rivista?
Mia moglie, Daniela Baches, ed io gestiamo il Journal of European and American Intelligence Studies (JEAIS), che una versione aggiornata del Journal of Mediterranean and Balkan Intelligence (JMBI). La missione del giornale è quella di offrire ai ricercatori dell’intelligence di altre regioni del mondo, l’opportunità di contribuire alla letteratura dell’intelligence. Se ci pensi, la letteratura sull’intelligence è stata per lo più sviluppata all’interno della “Anglosfera” con limitati input dagli accademici da altri paesi [oltre a quelli anglofoni NdT]. Oltre a tutto ciò, la missione è quella di elaborare argomenti che sono stati ignorati nella letteratura accademica attuale tra cui il ruolo dell’intelligence nel settore privato. Noi siamo stati l’unico giornale accademico a pubblicare un numero intero su questo argomento.
Il IPIP-apprendistato è attualmente offerto sotto gli auspice del JEAIS. Come già accennato prima, il mio scopo è quello di fornire esperienza sulla base di addestramento a laureate e professionisti alle prime armi sulla collezione di dati e analisi OSINT. Questo corso di allenamento deriva dalla mia esperienza sull’addestramento del personale e sviluppo di unità di intelligence altamente funzionali all’interno del mondo aziendale. Il programma è senza costi, ma è molto oneroso in termini di lavoro. Il mio obiettivo è quello di esporre i miei studenti ai possibili casi peggiori così da lasciarli imparare attraverso multiple modalità (esercitazioni tattiche dal vivo [live tactical drills NdT], produzioni di valutazioni di rischio e presentazioni orali), dove loro devono fallire.
Come sappiamo, infatti, il fallimento è il miglior insegnante. La mia strategia è portarli al punto di rottura e allora ricostruirli come junior analisti di intelligence resilienti, flessibili, creativi, adattivi e dotati di multiple abilità. Alla fine del corso, gli studenti che riescono a completarlo (dopo tutto, alcuni li allontano dal programma se non li ritengo appropriati allo scopo o hanno performance scadenti), gli studenti dunque diventano abili performers per ogni Global Security Operations Center (GSOC). Qualsiasi mio studente potrà testimoniare che li spingo davvero oltre ogni limite, ma lo faccio solo perché so quanto brutale il mondo dell’intelligence possa essere. Devono essere preparati per questo.
6. Come vedi il futuro dell’OSINT e cosa consiglieresti a chiunque voglia intraprendere oggi una carriera nell’Intel?
Attualmente stiamo sperimentando ciò che la RAND Corp. ha una volta definito come la seconda generazione dell’OSINT (media stranieri, e altre fonti aperte che adesso includono i social media e risorse internet) e lentamente ci si avvia alla terza generazione, che probabilmente coinvolgerà più automazione e strumenti che impiegheranno l’Intelligenza Artificiale e/o machine learning. L’attuale seconda generazione di OSINT è già piena di sfide, a causa della pletora di risorse disponibili su molte piattaforme digitali. È difficile separare il segnale appropriato dal rumore di fondo, le fake news dalle vere notizie, informazione dalla disinformazione e così via. Gli analisti attuali devono essere già competenti sul giudizio di affidabilità delle risorse. Il futuro analista OSINT dovrà imparare linguaggi di programmazione e dovrà sapere come valutare le risorse appropriatamente. C’è molto rumore e confusione e sono richiesti talento, abilità e pazienza per navigare attraverso la marea di informazioni.
Potrei scrivere molte pagine per fornire consigli in questo settore. Il mio principale consiglio a coloro che vorrebbero perseguire una carriera nell’intelligence è di star lontani da questo campo se loro vogliono questo genere di carriera perché credono che sia figa [cool NdT]. Questa è la ragione sbagliata per perseguire qualsiasi genere di carriera. La professione dell’intelligence è molto lontana da come viene rappresentata nei film. Se uno dei lettori fosse ispirato a unirsi al mondo dell’intelligence perché ha visto show come Homeland, Designated Survivor o Jack Rayan [serie TV] probabilmente è meglio che facciano un’altra scelta. Nella mia esperienza, solo i professionisti di successo erano motivati da un senso di dovere e passione per la ricerca della conoscenza. C’è molto lavoro da farsi su letture per comprendere la complessità dell’informazione. Bisogna essere molto pazienti per questo. Ho notato che quelli che salgono la barca per le ragioni sbagliate (perché hanno visto qualche serie TV o semplicemente perché vogliono essere come James Bond) lasciano il campo in malo modo nei primi tre anni. Il tuo audience probabilmente non vuole sentire questo, ma questo campo non è per tutti.
Coloro i quali perseguono una carriera nell’intelligence dovrebbero sempre avere una solida testa sulle spalle. Essere umili e mai pensare di essere superiori. Questa è una piccola comunità e se ti fai una brutta reputazione allora ti seguirà probabilmente ovunque andrai. Ho visto succedere questo in tante occasioni. Inoltre, tu non sei Jack Ryan o James Bond, e la realtà è che non salverai il mondo dal caos. Bisogna sempre tenere a mente che l’intelligence è uno strumento designato con lo scopo di informare i decisori. Fai il tuo lavoro al massimo degli standard, ma non prendere neanche il tuo lavoro troppo seriamente. Si, facciamo un importante lavoro che conta, ma abbiamo anche una vita e ci deve pur essere un buon bilanciamento tra lavoro e vita privata. Ho visto molti analisti junior completamente presi dal ruolo che ricoprono, finendo per bruciarsi in fretta. Bisogna tenere a mente che mentre ci sono molte cose affascinanti in questo campo, devi lasciare il tuo cappello di analista a lavoro e non portarlo mai con te al di fuori. Non sacrificare mai la tua vita personale per la carriera. Questo sarà qualcosa che si finisce per rimpiangere.
7. Come possono i nostri lettori seguirti?
Sfortunatamente, data la natura del mio lavoro, non posso essere una figura troppo aperta sui social media. Ho un account LinkedIn ma non pubblico molto. Allo stesso modo, non uso le principali piattaforme eccetto che per ragioni professionali/investigative – ma quei profili non contengono alcun che di personale o tracciabile.
8. Cinque parole chiave che ti rappresentano?
Ricettivo, Analitico, Resiliente, Diretto e Esigente
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