Siamo predisposti a sviluppare sin da piccolissimi un senso morale? Siamo, in altre parole, predisposti a sviluppare la capacità di distinguere, già nella prima infanzia, tra azioni moralmente corrette e scorrette e a dare la nostra preferenza a chi agisce in conformità ai principi della morale?
La ricerca in psicologia sta fornendo alcune prove della capacità di mostrare una preferenza per chi agisce nel rispetto della morale in bambini con meno di due anni di vita. Con un lavoro di meta-analisi, recentemente apparso sulla rivista scientifica Developmental Psychology, chi scrive, insieme a Luca Surian, ha raccolto le evidenze disponibili al fine di stabilire quanto forte sia l’effetto della preferenza per i ‘buoni’ mostrata dai bambini molto piccoli.
Le motivazioni, gli obiettivi e il piano della meta-analisi
Il primo studio ad aver indagato se gli infanti (0-2 anni) preferiscono personaggi buoni a personaggi cattivi è quello della ricercatrice Kiley Hamlin, condotto insieme agli psicologi Karen Wynn e Paul Bloom dell’Università di Yale [1]. Lo studio, uscito su Nature nel 2007, prevedeva di mostrare a un gruppo di infanti due diverse interazioni tra personaggi (piccole forme geometriche dotate di occhi e movimento autonomo, che catturano l’attenzione dei bambini e che anche un adulto percepisce come attori dotati di stati mentali come desideri, intenzioni etc.).
Una prima interazione è definibile prosociale o di aiuto: un personaggio cerchio cerca di scalare una montagnola ma non ci riesce, cosicché un personaggio triangolo entra in scena e lo spinge gentilmente, aiutandolo a raggiungere la sommità. Una seconda interazione è invece definibile antisociale o di ‘ostacolo’: dopo i tentativi fallimentari del cerchio, un personaggio quadrato entra in scena e spinge il cerchio a valle, impedendogli così, senza una ragione precisa, di raggiungere il suo obiettivo.
Triangolo (personaggio buono) e quadrato (personaggio cattivo) vengono poi mostrati fisicamente (ovvero riprodotti con un materiale spugnoso) ai bambini con la richiesta di sceglierne uno. Nello studio, buona parte dei bambini ha scelto il personaggio buono, raggiungendolo con la mano dopo la richiesta dello sperimentatore. Questo comportamento è stato interpretato dai ricercatori come coerente con l’ipotesi che i bambini sviluppino molto presto un rudimentale senso morale che permette loro di comprendere sin dalla prima infanzia alcune sfumature morali del nostro complesso mondo sociale.
A questo studio ne sono seguiti molti altri. Ad esempio, nel laboratorio in cui lavoro (Laboratorio di Sviluppo Neurocognitivo, Dipartimento di Psicologia e Scienze Cognitive, Unitn), diretto dal Prof. Luca Surian, sono state condotte alcune importanti ricerche sul senso di equità dei bambini piccoli, per rispondere a domande come a che età il bambino inizia a preferire chi, essendo incaricato di distribuire delle risorse, non discrimina o fa torti a nessuno rispetto a chi, invece, crea ineguaglianza e incorre in favoritismi contrari alle logiche morali più elementari [2, 3].
Se molti studi hanno replicato i risultati iniziali riportati da Kiley Hamlin e altrettanti ne hanno esteso le conclusioni mostrando, ad esempio, una preferenza negli infanti per chi agisce in conformità con i principi di giustizia, alcuni studi, in numero non trascurabile, non hanno invece trovato una preferenza morale nei bambini, registrando risposte casuali [4].
Un primo obiettivo dello studio di meta-analisi era dunque capire se, prendendo in considerazione sia gli studi pubblicati sia quelli non pubblicati, si possa dire che gli infanti mostrano una preferenza morale per i personaggi buoni e con quanta sicurezza si possa trarre questa conclusione.
Un secondo obiettivo era capire se la preferenza fosse più forte nei bambini più grandi (nel secondo anno di vita). Questa domanda è del massimo interesse se si vuole fare chiarezza sull’origine delle capacità di valutazione morale degli infanti e sui meccanismi di apprendimento che ne permettono lo sviluppo. Non si tratta di portare evidenze decisive per scegliere se adottare una visione nativista o, al contrario, empirista sullo sviluppo del senso morale, ma per lo meno chiarire se lo sviluppo cognitivo e sociale del bambino nei primi di anni di vita influisca sulla capacità di formare ed esprimere una preferenza morale, nei modi in cui viene oggi studiata dai ricercatori in psicologia.
Infine, un terzo obiettivo della meta-analisi era quello di rispondere a una serie di domande utili a chi voglia comprendere bene il fenomeno della preferenza morale dell’infante. Ad esempio, ci siamo chiesti se la grandezza dell’effetto dipendesse dalla dimensione del campione. In altre parole, gli studi che coinvolgono un numero maggiore di bambini riportano un effetto di preferenza per i personaggi buoni più grande o più piccolo rispetto a studi con un numero esiguo di partecipanti?
La meta-analisi è stata condotta su 26 studi (pubblicati e non pubblicati), selezionati usando i seguenti criteri di inclusione: a) lo studio prevedeva un compito di scelta manuale come quello descritto in precedenza, dove al bambino viene chiesto di raggiungere con la mano uno tra due personaggi, oppure un compito di ‘aiuto o dono selettivo’ in cui il bambino è invitato a scegliere chi aiutare o a chi donare un gioco; b) i personaggi mostrati ai bambini erano ‘moralmente buoni’ o ‘moralmente cattivi’, ovvero aiutavano od ostacolavano il prossimo (vedi studi di K. Hamlin), distribuivano alcune risorse in maniera equa o iniqua (vedi studi di L. Surian), regalavano o rubavano qualcosa al prossimo; c) lo studio coinvolgeva bambini dai 4 ai 32 mesi di età.
I risultati principali
Abbiamo potuto stabilire che, sulla base delle evidenze disponibili, circa due infanti su tre preferiscono il personaggio buono a quello cattivo. Abbiamo inoltre stabilito che l’età non influisce sulla grandezza dell’effetto. Sappiamo che nei primi due anni di vita avvengono cambiamenti importanti nell’intelligenza del bambino e che non mancano certo le occasioni sociali in cui apprendere le regole di comportamento utilizzate di norma dagli individui. Chi sostiene che la morale sia tutta una questione di apprendimento, e che vi sia poco di innato, fa solitamente leva sull’importanza dell’esposizione sociale per lo sviluppo della capacità di giudizio morale.
Tuttavia, nella meta-analisi da noi condotta, i bambini più piccoli mostrano di preferire il personaggio buono con percentuali simili a quelle dei bambini più grandi. Questo suggerisce che lo sviluppo cognitivo e soprattutto sociale che avviene tra i 4 e i 32 mesi non incide sulla capacità di formare ed esprimere una preferenza morale. È possibile interpretare il risultato come un indizio della probabile origine innata di questa importante competenza.
Un discorso a parte andrebbe riservato ai problemi legati alla potenza statistica degli studi e alla dimensione campionaria. Nella meta-analisi non abbiamo trovato una relazione tra dimensione del campione degli studi e grandezza degli effetti riportati. Tuttavia, bisogna interpretare con cautela questo risultato, dal momento che gran parte degli studi inseriti nella meta-analisi avevano una dimensione campionaria contenuta (non più di 20 partecipanti) sebbene negli standard della ricerca attuale sui bambini piccoli.
A suggerire nuovamente cautela nel trarre le conclusioni da questo insieme di studi sulla prima infanzia sono due ulteriori risultati. Primo, se selezionamo, dagli studi inclusi nella meta-analisi, quelli con dimensione campionaria di 16 participanti (che sono circa la metà sul totale), ci accorgiamo che la maggior parte di questi riporta che 12 bambini hanno scelto il personaggio buono, dove 12 è esattamente il numero minimo di successi necessario per ottenere la significatività con i test statistici inferenziali solitamente utilizzati in questo tipo di ricerca.
La distribuzione del numero di successi (ovvero quanti bambini scelgono il personaggio buono) nei vari studi (in questo caso, tutti gli studi con 16 partecipanti) è risultata significativamente differente rispetto alla distribuzione teorica che ci si aspetterebbe. Secondo, dobbiamo osservare che circa metà degli studi inclusi nella meta-analisi sono stati condotti nei laboratori di Kiley Hamlin, da lei e dai suoi collaboratori. Questo dato ha stimolato la domanda se la grandezza degli effetti riportati da Hamlin e collaboratori fosse equiparabile a quella stimata sulla base degli studi condotti dagli altri laboratori. Le analisi mostrano che Hamlin e collaboratori riportano in media percentuali maggiori di bambini che scelgono il personaggio buono rispetto agli altri laboratori. Questo suggerisce la necessità di più studi su questa importante competenza che provengano da laboratori indipendenti, con un maggiore impegno alla replica.
Le conclusioni
Sulla base delle evidenze pubblicate e di quelle non pubblicate che siamo riusciti a trovare, il lavoro di meta-analisi ha permesso di stimare che circa due bambini su tre mostrano una preferenza per personaggi che agiscono in conformità a semplici principi morali, e questa preferenza è forte già nella primissima infanzia. Tuttavia, altre analisi mettono in luce alcune criticità della ricerca in psicologia sulle preferenze morali dei bambini che dovranno essere tenute presenti nella pianificazione di studi futuri e che, in generale, suggeriscono di trattare con la dovuta cautela le evidenze oggi disponibili.
L’articolo
Bibliografia minima
- Hamlin, J. K., Wynn, K., & Bloom, P. (2007). Social evaluation by preverbal infants. Nature, 450, 557-559.
- Geraci, A., & Surian, L. (2011). The developmental roots of fairness: Infants’ reactions to equal and unequal distributions of resources. Developmental Science, 14, 1012-1020.
- Surian, L., & Franchin, L. (2017). Toddlers selectively help fair agents. Frontiers in Psychology, 8, 944
- Salvadori, E., Blazsekova, T., Volein, A., Karap, Z., Tatone, D., Mascaro, O., & Csibra, G. (2015). Probing the strength of infants’preference for helpers over hinderers: Two replication attempts of Hamlin and Wynn (2011). PLoS ONE, 10, e0140570.
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