Cossiga, Francesco; (2002), Abecedario, Soveria Mannelli: Rubbettino.
Abecedario è un testo di Francesco Cossiga, pubblicato per Rubbettino nel 2002 il cui argomento è l’intelligence, ovvero i così detti “servizi speciali”. Questa opera è probabilmente una delle prime nel panorama italiano (pre-riforma 124/2007) che entra nel merito della natura peculiare delle attività dei servizi di sicurezza e informazione.
Per «servizi speciali», detti altrimenti «servizi di informazione», «servizi di sicurezza», «servizi di informazione e sicurezza», o più comunemente e per così dire ‘volgarmente’ «servizi di segreti», si intendono quegli apparati dello Stato (…) che svolgono, per il raggiungimento dei propri fini, attività informativa ed operativa secondo modalità e con mezzi non convenzionali, nel senso che sono in massima parte loro propri, e non comuni ad altre amministrazioni, e la cui legittimità si fonda su interessi fondamentali dello Stato, la cui difesa e/o la cui realizzazione attengono cioè alla vita stessa dello Stato; per cui la «legittimità dei fini» viene a prevalere sulla «legalità dei mezzi»…[1]
In queste poche righe c’è condensata tutta la visione generale dei servizi da parte di Francesco Cossiga, uno dei primi esperti di intelligence in Italia e che ha dato contributi significativi alla diffusione della cultura dell’intelligence e della sicurezza. L’idea di Cossiga è che «servizi speciali» sono tali proprio perché la “legittimità dei fini” viene a prevalere sulla “legalità dei mezzi”, almeno in condizioni in cui la sicurezza dello Stato è minacciata. Infatti, lo scopo dei “servizi speciali” è proprio la salvaguardia stessa dell’integrità dello Stato e questo comporta talvolta la necessità di soprassedere alla normale prassi indotta dalla legalità.
Per questi motivi (…), la legittimità sostanziale dei servizi speciali e delle loro attività risiede negli «alti interessi dello Stato» e nel carattere «non convenzionale» del bene che si vuole acquisire o del pericolo da cui ci si vuole difendere, beni non acquisibili in via legale o in forma «aperta» o attività di pericolo svolte in forma illegale o clandestina e occulta e contrastabili, in modo efficace, solo nello stesso modo e con gli stessi mezzi.[2]
Le attività dei servizi sono tendenzialmente legali e talvolta illegali, ma sono tutte inerenti alla salvaguardia della sicurezza dello Stato. Lo scopo principale dell’intelligence è quello di garantire informazioni vitali all’organo esecutivo, a cui l’intelligence si riferisce. Le attività dell’intelligence, atte a realizzare lo scopo, possono assumere forme diverse in base alla diversa minaccia che deve essere considerata. Tutte le operazioni dell’intelligence (in quanto istituzione) sono accomunate dalla necessità di gestire le informazioni utili a mantenere possibile la sicurezza dello Stato. L’intelligence svolge attività preminentemente informative ma non soltanto: “Per «intelligence» in senso proprio – che si può tradurre convenzionalmente «attività informativa» – si intende l’acquisizione di conoscenze relative a situazioni estere e la produzione di singole informazioni…”[3]
Il processo dell’intelligence ha varie fasi, secondo Cossiga, ovvero prevede la raccolta di notizie, il loro coordinamento, l’interpretazione, l’analisi la valutazione, la compilazione delle conseguenti situazioni e la diffusione o diramazioni delle analisi elaborate.[4] Questa è l’attività di intelligence ordinaria, il cui scopo principale è appunto quello di formulare informazioni affidabili per il decisore politico e, più in generale, per tutti coloro che devono mantenere la sicurezza interna ed esterna dello Stato.
L’intelligence può prevedere anche attività non ordinarie, come la disinformazione (“diffusione di notizie a mezzo di fonti camuffate o aperte da agenti (…) al fine di ingannare la parte avversaria ed in modo speciale i servizi avversari”[5]), azioni di influenza (l’uso di agenti infiltrati nelle alte sfere dello Stato avversario per indurre decisioni favorevole al proprio) o ingerenza (per mezzo di agenti reclutati si influenza direttamente la vita sociale e politica del paese). All’interno delle attività informative non ordinarie si trovano anche altre forme di influenza ma gli stati democratici cercano di astenersi il più possibile da questo. Ma sono comunque possibili le azioni sotto copertura, ovvero tutte quelle azioni che uno Stato non si assume come paternità, perché volte alla destabilizzazione della vita sociale e politica di uno Stato avversario.
Le attività dei servizi segreti può essere sia offensiva che difensiva. “Esse si chiamano offensive perché volte a realizzare interessi dello Stato con azioni in contrasto con gli interessi di altri Stati”.[6] Mentre “In generale nella categoria delle attività difensive si raggruppano tutte quelle azioni che sono volte ad individuare, contrastare e neutralizzare le attività offensive avversarie, e che sono organizzate in forma «segreta», per il carattere «occulto» delle attività, che si intendono contrastare nell’interesse della difesa della sicurezza nazionale”.[7]
La principale attività difensiva si chiama counter-intelligence o attività di contro-spionaggio. Si tratta di attività difensive perché volte a limitare la capacità di influenza degli attori stranieri rispetto alla sicurezza nazionale. Inoltre: “Tra le attività difensive e quindi tra i compiti affidati normalmente ai servizi di sicurezza o «contro-informativi» vi è la tutela del segreto di Stato: politico, militare, economico, scientifico. Questa tutela è assicurata, appunto, in forma attiva con il «controspionaggio»…”[8]
Cossiga poi considera alcuni tipi di modelli (binario e unitario) dei servizi e arriva a concludere che il panorama italiano è anomalo rispetto ai suoi servizi alleati: “Il modello italiano è rimasto sostanzialmente fino ad oggi anomalo rispetto a quello di quasi tutti i Paesi dell’Alleanza Atlantica e del mondo moderno e democratico, paesi del cosidetto Est ora compresi”.[9] A seguito della fine della guerra fredda e del mondo bipolare, secondo Cossiga, l’intelligence trova ancora più spazio di prima e si deve dotare di una ancora maggiore capacità di intervento, data la complessità della nuova situazione politica mondiale. L’Abecedario contiene anche una lunga appendice “Relazione al testo del disegno di legge sul “Nuovo ordinamento dei Servizi di informazione e sicurezza” presentato dal Sen. Francesco Cossiga”.
L’Abecedario di Francesco Cossiga è ancora un testo fondamentale per gli studi sull’intelligence in Italia. Si tratta, probabilmente, di un’opera che diverrà classica non appena gli intelligence studies italiani diverranno sufficientemente maturi da essere una disciplina completamente autonoma. Per il momento, comunque, rimane un testo imprescindibile per tutti gli interessati allo studio dei sistemi di sicurezza e, in particolare, del panorama italiano. Sebbene sia un testo molto conciso, esso è essenziale nel tratteggiare ciò che c’è da sapere sull’intelligence. Il testo è introdotto da una breve ma interessante prefazione del prof. Mario Caligiuri, fondatore e direttore del Master in Intelligence all’Università della Calabria.
Per tutte queste ragioni, dunque, l’Abecedario fa parte di quei testi che dovrebbe essere giustamente insegnato all’interno delle ore di educazione civica nelle scuole secondarie superiori. Si tratta di un testo da studiare attentamente, perché la sua importanza storica e disciplinare non può essere sottostimata.
Francesco Cossiga
Abecedario – I servizi e le attività di informazione e di controinformazione
Rubbettino
Pagine: 104
[1] Cossiga, Francesco; (2002), Abecedario, Soveria Mannelli: Rubbettino, p. 11.
[2] Ivi., Cit., p. 12.
[3] Ivi., Cit., p. 21.
[4] Si vedano pp. 21-22.
[5] Ivi., Cit. p. 23.
[6] Ivi., Cit., p. 21.
[7] Ivi., Cit., p. 29.
[8] Ivi., Cit. p. 37.
[9] Ivi., Cit. p. 53.
Be First to Comment