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Democrito – Vita e opere

Unidentified engraver, CC0, via Wikimedia Commons

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Vita

Democrito nacque e visse ad Abdera, città della Tracia, dal 460 a.C. al 370 a. C.. Fu contemporaneo di Socrate e di Ippocrate di Cos. Viaggiò per conoscere nuove culture e così veleggiò verso l’Egitto, usò quell’aggregato di atomi che era il cammello per andare a Babilonia, capitale del regno persiano e girò il grande impero. Scrisse una grande quantità di opere su molti argomenti trai quali matematica, fisica, musica (argomenti sempre uniti nell’antichità) ed etica. Nonostante la grande prolificità e l’ottima qualità dei suoi scritti sia sotto l’aspetto del contenuto sia sotto l’aspetto del contenuto che dello stile, non ci sono giunte opere integre e abbiamo solo molti ma disparati frammenti. Ammesso che sia esistito, Leucippo fu il maestro del più celebre degli atomisti dell’antichità.

Schema di ragionamento

Ipotesi D(emocrito) 1: tutto ciò che esiste è l’insieme degli atomi e il vuoto.

Specifica a: gli atomi sono dei corpuscoli non ulteriormente divisibili, impercettibili e aventi in sé le cause del loro movimento. Ogni atomo è dotato di una certa forma e di un certo peso. Democrito parla esplicitamente di “forma” e la paragona a quella delle lettere dell’alfabeto. Non parla esplicitamente di “peso” atomico ma bisogna comunque pensare che ad essi pensasse come a particelle dotate di un peso, anche se infinitesimale: anche gli atomi sono materia e ogni cosa che sia materia ha un certo peso, di conseguenza, anche gli atomi devono averne uno.

Spiegazione aI: la causa del movimento atomico non è dovuta di per sé ad una causa efficiente, alcuni tipi di movimenti macromolecolari possiamo anche dire che sono dovuti a urti tra atomi, ma non che il movimento stesso, iniziale degli atomi sia determinato da una causa precedente. Se così fosse, infatti, si cadrebbe in un regresso all’infinito.

Spiegazione aII: l’assurdità del regresso all’infinito è stata mostrata da Zenone di Elea, discepolo di Parmenide: i suoi paradossi sono tutti incentrati sulla dimostrazione di un non-senso di una conoscenza che implichi una ripetizione di se stessa arbitraria. Democrito prende atto di tale verità e nega il regresso all’infinito in via teorica perché gli atomi sono delle particelle non-ulteriormente divisibili e rappresentano il termine ultimo di scomposizione della materia.

Specifica b: il vuoto è l’assenza di materia e se la materia è atomi, il vuoto sarà assenza di atomi. Democrito fu con ogni probabilità il primo filosofo ad affermare l’esistenza di uno spazio senza fatti, senza cose. Egli compie una separazione tra “spazio” e “materia” distinguendo le due cose come separate. Aristotele criticherà questa tesi perché, a parer suo, il vuoto è considerato da Democrito come l’essere. Ma il nulla è l’opposto dell’essere e, dunque, non si può dire che esista ciò che non c’è. In realtà, per Democrito essere e spazio sono due cose diverse, per tale ragione egli non avrebbe accettato la critica di Aristotele perché essa si fonda sull’idea che egli consideri il vuoto come “essere”. Ma ciò non è vero, per Democrito.

Spiegazione bI: nella filosofia è una questione molto controversa la “concepibilità” del vuoto[1].

Ipotesi D2: gli atomi si muovono solo in linea retta e dal basso verso l’alto e non ammettono ulteriori deviazioni.

Spiegazione I: il moto degli atomi è determinato esclusivamente dalla loro direzione e traiettoria. Per tale ragione l’intera fisica di Democrito è di tipo “determinista”: ogni evento è determinato a priori dal suo esser costituito da un certo numero di atomi. Ogni atomo è pienamente descritto dalla sua forma, posizione, traiettoria e direzione, allo stesso modo si può dire per gli aggregati di atomi. Per tale ragione, ogni fatto fisico è descritto pienamente dagli atomi e dalle “leggi del moto”.

Inferenza: Se gli atomi e il vuoto sono tutto ciò che esiste, se gli atomi sono materia e il vuoto è puro spazio senza materia allora il vuoto è una causa del movimento.

Tesi Da: dunque, il vuoto è una “causa” del movimento.

Specifica a: più che di “causa” dobbiamo parlare di “condizione”: senza il vuoto non ci sarebbe spostamento. Democrito prende atto del fatto che gli esseri, e in generale tutte le cose, si possono spostare solo se lo spazio su cui si spostano è vuoto. Il vuoto non è causa del movimento, perché la causa del movimento è interna agli atomi, ma senza il vuoto non ci sarebbe alcun movimento. Per tale ragione il vuoto è “condizione necessaria” ma non sufficiente del movimento.

Spiegazione I: una condizione è una proprietà necessaria per la spiegazione di qualcosa. Per giocare una partita a calcio è una condizione necessaria avere un campo da calcio, ma non è l’unica condizione: senza campo non si gioca ma anche senza giocatori. Quindi, una partita a calcio è impensabile senza campo e senza giocatori.

Spiegazione II: Democrito afferma l’esistenza del vuoto proprio per spiegare l’esistenza del moto. Se non ci fosse il vuoto non ci sarebbe nemmeno alcun mutamento. In questo senso non è affatto un’affermazione gratuita, ai fini della sua spiegazione naturale, l’idea che il nulla sia uno dei criteri per cui esiste il mutamento e non ci sia, invece, una semplice staticità universale.

Inferenza: Se gli atomi si muovono solo in linea retta e dal basso verso l’alto e non ammettono ulteriori deviazioni, se tutto è determinato dall’insieme di atomi in continuo movimento, allora tutto avviene senza un fine ultimo.

Tesi Db: dunque tutto avviene senza un fine ultimo.

Specifica a: il fine ultimo equivale in fisica ad un termine a cui non segue nessun altro fatto fisico.

Specifica b: il fine ultimo non attiene ad una “finalità” di tipo “intenzionale” come quella umana. La natura, per Democrito, non bisogna pensarla con “scopi” ma, semplicemente, come una serie di cose descritte da una serie di leggi.

Spiegazione I: è importante riuscire a scindere due concetti di finalità: da un lato la finalità fisica e da un altro lato la finalità mentale o “intenzionalità”. La finalità fisica è un processo determinato da un risultato e senza il processo non ci sarebbe quel determinato fatto: un bambino non esisterebbe se non ci fosse la duplicazione cellulare e la duplicazione cellulare avviene perché si formi poi un feto. Il fine, in fisica, può inteso in fisica come un evento ultimo di un processo impossibile a pensarsi senza quella sequenza determinata di fatti ( dunque anche la sequenza di fatti non è pensabile senza un termine ultimo ). La finalità fisica non ha nulla a che vedere con la finalità mentale: le cellule che compongono un feto si comportano in modo determinato dalla loro natura chimicha-fisica e da nient’altro. Quindi pensare che le cellule si spostino in vista di un fine non significa affatto pensare che quelle cellule “siano indirizzate di loro spontanea volontà” o a partire “da una qualche volontà”.

Spiegazione II: A questo punto, possiamo dire che la fisica di Democrito non solo non ammette alcuna intenzionalità nella natura, ma anche che l’insieme degli eventi naturali non tende ad andare da nessuna parte, gli atomi sono indirizzati verso una linea retta e la mantengono.

Inferenza: Se tutto avviene senza un fine ultimo allora tutto avviene a caso.

Tesi Dc: dunque tutto avviene a caso.

Specifica a: tutto avviene a caso è una conseguenza dell’ammissione dell’inesistenza di un termine ultimo del moto naturale degli atomi.

Spiegazione I: tutto avviene a caso, come nota Aristotele, non è una contraddizione con l’ammissione dell’esistenza di una serie di leggi nella natura: il caso non è contrario di “legge”, “regolazione”, ordine. Caso è contrario di fine.

Spiegazione II: come sanno tutti coloro che credono nella fortuna, il caso è inteso o come assenza di una conoscenza adeguata dei fenomeni addirittura in linea di principio, oppure come un evento che non ammette un fine. Se vinco alla lotteria è per caso nel senso che non c’era nessuna causa probante che implicasse la mia vittoria alla lotteria: il che non significa che non ci fossero delle leggi, ma che l’evento non era “finalizzato” alla vittoria. D’altra parte, in quanto è sempre piacevole pensare al bene quando “si finisce bene” allora chi crede al caso finisce quasi sempre ad ammettere la sua esistenza quando le cose vanno male e vedere in progetti personali o universali la ragione del proprio bene.

Spiegazione III: Democrito ammette l’esistenza del caso nel senso che egli non crede che la natura abbia una causa finale in sé stessa. Per esempio, è un puro caso se i denti per masticare sono posti dietro quelli per lacerare ed è sempre un caso che la pioggia bagni i campi. Per Democrito è solo un’accezione particolare di eventi naturali pienamente descritti dagli atomi e dal loro movimento.

Inferenza: Se gli atomi sono impercettibili, se una cosa impercettibile è invisibile allora gli atomi non sono conosciuti a partire dall’esperienza.

Tesi Dd: dunque gli atomi non sono conosciuti a partire dall’esperienza.

Specifica a: per quanto possa apparire strano, Democrito non è un empirista, cioè non pensa che la conoscenza derivi dai sensi. Ciò è provato dalla sua negazione della “percettibilità” degli atomi.

Specifica b: se la conoscenza degli atomi non è di natura sensibile, essi sono troppo piccoli per essere osservati allora la conoscenza atomica è frutto di un ragionamento. Che gli atomi non siano osservabili è un’asserzione che mette in mostra l’impossibilità di giungere materialmente ad una scomposizione ultima della materia: non ci sono strumenti adatti per arrivare all’atomo per divisione: per calarci nei panni di Democrito potremmo provare ad arrivare dividere un foglio di carta grande come una fotografia e fino a che non possiamo procedere altrimenti.

Specifica c: Democrito si situa tra quei pensatori che ritengono che la conoscenza sia frutto della ragione e non dell’esperienza. Questa visione era quasi per intero condivisa dai primi pensatori: per arrivare al primo filosofo esplicitamente empirista ( su molti aspetti ) bisogna aspettare da Aristotele.

Inferenza: Se gli atomi non sono conosciuti a partire dall’esperienza, se un’affermazione è fatta a ragion veduta allora gli atomi sono conosciuti a partire dalla ragione.

Tesi De: dunque gli atomi sono conosciuti a partire dalla ragione.

Specifica a: per questa ragione nel buon libro di Marx[2] vien detto che la conoscenza degli atomi per Democrito è tutta una “ipotesi di laboratorio”. Infatti, egli non può arrivare ad una dimostrazione né per prove né per ragionamento dell’esistenza degli atomi.

Specifica b: per questa sua conoscenza indimostrabile, Marx tratteggia Democrito come il viaggiatore[3] alla ricerca di un tesoro invisibile, impalpabile e, di fatto, introvabile ed il filosofo stesso, consapevole di ciò ma ostinato nella sua ricerca, si ritrova ad essere frustrato per l’impossibilità di giungere alla meta: potremmo dire che, come la fisica priva di un “termine ultimo”, anche la vita di Democrito sia stata una strada senza casa, una navigazione senza terra.

Inferenza: Se tutto ciò che esiste è atomi e vuoto, se gli atomi costituiscono la materia allora ciascun corpo è costituito da atomi in movimento.

Tesi Df: dunque ciascun corpo è costituito da atomi in movimento.

Inferenza: Se ciascun corpo è costituito da atomi in movimento, allora ci saranno corpi ( insiemi di atomi ) che danneggiano il nostro corpo o lo aiutano nella vita.

Tesi Dg: dunque ci saranno corpi che danneggiano il nostro corpo o lo aiutano nella vita.

Specifica a: il benessere del corpo è il fine della ricerca morale per Democrito. Se tutto ciò che esiste è atomi, e il nostro corpo non fa eccezione, allora l’unica prospettiva di sviluppo per se stessi è quella di far sì che il corpo non venga meno ma, piuttosto, prosperi.

Inferenza: Se ci sono corpi che danneggiano il nostro o lo aiutano, allora il benessere del corpo è il bene e il malessere del corpo è male.

Tesi Dh: dunque il benessere del corpo è bene.

Tesi Dh: dunque il malessere del corpo è male.

Specifica a: concludiamo notando che, nonostante tutto, anche Democrito non si discosta dagli altri pensatori antichi, in questo: la naturalità delle cose è causa del bene e del male delle cose stesse. Se il corpo è costituito da atomi, allora il bene starà nel creare quelle condizioni che determinino il benessere del fisico. Sebbene la strada mostrata da Democrito sia quella che porterà alla scissione tra “bene” e “conoscenza” ( concezione troppo difesa e per molti aspetti falsa ) egli ancora crede nell’unione tra bene, conoscenza e  natura: il bene sta nel seguire la propria natura e nel conoscerla. D’altra parte, chi è mai riuscito a svolgere se stesso senza conoscere se stesso?

 

Filosofia

La problematica posta dalla domanda “cosa esiste”, cosa “è”, cosa si possa predicare col verbo essere e le riflessioni degli eleati pongono dei vincoli precisi per una qualsiasi continuazione filosofica e determinano le posizioni e il quadro delle domande di quel periodo. Il punto di partenza era che l’essere sia e se è, deve essere perfetto, quindi incorruttibile, indivisibile e, importantissimo, uno. Queste posizioni dovevano apparire allora quasi assimilabili a verità certe e, in un certo senso, tutti non si discostarono pienamente da esse, neanche Democrito.

Tuttavia, questo rigore e i limiti stessi imposti dalla costruzione logica-ontologica della filosofia eleata ( con Parmenide e Zenone in particolare ) sembravano vincolare interamente il pensiero filosofico.

Oltre a tutto ciò erano ormai stati definiti con chiarezza alcuni principi logici da osservare, trai quali il principio di non-contraddizione, il rifiuto del regresso all’infinito, equivalente al regresso all’assurdo.

I pluralisti però non accettano l’assenza della molteplicità, ritenendo questa tanto irrefiutabile quanto l’essere stesso e le sue qualità essenziali. Per questo motivo l’essere diviene interno alla physis che si configura come unione di radici in continuo svolgimento sotto la spinta di forze eterne (Empedocle), ora come essere formato da infinite omeomerie le quali a loro volta infinitamente divisibili e ordinate da una mente la quale genera movimento finalizzato ad una migliore sistemazione dell’essere (Anassagora), ora come infinità di parti infinite e non ulteriomremente divisibili (Democrito).

Il problema dunque, che tutte le tre possibilità interpretative risolvono è quello del regresso all’infinito che sembrava negare la molteplicità[4]. Empedocle e Anassagora eliminano il problema con la presa d’atto dell’esistenza di quattro radici le quali sono tutto e tutto è in continuo mutamento tra una fase perfetta e una imperfetta. Il principio della continuità  e le quattro radici eliminava il problema: la molteplicità era garantita dalla stessa molteplicità dei principi primi. Anassagora invece fa proprio il concetto di regressione e lo reinterpreta in chiave positiva: ogni particella della natura è sempre e comunque ulteriormente divisibile e un principio materiale onnipresente e più leggero degli altri rappresenta una forma di intelligenza ordinatrice capace di distribuire al meglio l’essere, momentaneamente disordinato.

La filosofia di Democrito può essere divisa sostanzialmente in tre parti le quali rispecchiano i punti di indagine di tutta la filosofia antica: fisica ( costituzione dell’essere ), epistemologia ( scienza che studia la conoscenza ) e etica, e nello specifico, la giusta condotta dell’uomo.

Nella fisica vi è l’esposizione della dottrina atomista: l’essere è costituito da un infinito numero di atomi i quali hanno tutte le caratteristiche dell’essere parmenideo: incorruttibilità, pienezza, perfezione. Incorruttibilità significa –qualcosa di giusto e buono, completo incapace di cambiare le proprie qualità. L’opposizione stabilità-mutamento è un aspetto vissuto nel profondo nel mondo delle idee greco a diversi livelli. Nella filosofia in particolare è apprezzata la stabilità ed ogni filosofo dell’antichità, almeno, ricerca un principio sempre permanente e dunque stabile. Il concetto di incorruttibilità è fondamentale, oltretutto, perché fonda la relazione tra l’essere e la morale. Ontologia e morale sono due aspetti di una sola cosa, la morale deve esprimere le qualità dell’essere e l’incorruttibilità è il punto archimedeo su cui si fonda la morale sull’essere. Il mondo dei greci non è solo un mondo “fisico” ma anche un mondo “morale”: l’uomo deve agire come la natura vuole, l’uomo è corpo e voce della natura, di se stesso, due aspetti di un’unica cosa.

La fisica di Democrito ha una grande peculiarità: ammette l’esistenza del vuoto come spazio privo di oggetti in cui gli atomi sono liberi di muoversi. Il movimento non è determinato da un intelletto che è causa prima ma dagli atomi stessi i quali racchiudono in sé la stessa possibilità di moto. Quindi il divenire non è altro che un continuo variare di atomi in continuo movimento i quali si relazionano costantemente in modo diverso. Ogni atomo è appartenente a una classe di atomi simili ma esistono diversi tipi di atomi. Gli atomi variano solo per forma e configurazione.

Il determinismo di Democrito è rigido nel senso che ciascun atomo è pienamente determinato dalle sue proprietà e dalle leggi generali che ne vincolano il comportamento. Il moto è atomo nel vuoto a partire da alcune leggi. Che gli atomi abbiamo una certa natura corporea va da sé, meno chiaro è se essi siano dotati di qualità specifiche: alcuni sostengono che Democrito consideri le qualità atomiche come delle “ipotesi di lavoro”. E’ indiscutibile che egli attribuisse agli atomi una forma peculiare ( forma che identificava una classe di atomi ) e una posizione. Aggregati di atomi costituiscono corpi complessi.

Aristotele sostiene che Democrito, nonostante sostenesse che tutto fosse dovuto alla necessità delle leggi naturali, pensasse che tutto fosse generato a caso. Ciò sembra costituire un’assurdità: o tutto è a caso o tutto è segue per necessità. In realtà, per Aristotele il caso non si contrappone a necessità, ma a “fine” o “scopo”. Ed effettivamente Democrito sostiene che tutto si svolge non in vista di un fine ma a partire dalle cause efficienti: Democrito, cioè, ha una visione chiaramente meccanicista della natura. Il meccanicismo è l’idea che tutto si svolga a partire da una serie di cause unite tra loro: il meccanismo non porta da nessuna parte, non è determinato in vista di un fine. Per questa ragione tutto può svolgersi secondo necessità ed essere tutto un puro caso. In effetti, se andiamo a ben vedere, anche la fisica contemporanea sembra farci vedere una qualche cosa del genere: a livello microscopico esistono delle leggi, a livello macroscopico ne seguono delle altre, non riducibili a quelle del livello microscopico.

Il divenire è regolato da leggi necessarie e per questo motivo Democrito fonda per la prima volta una dottrina meccanicista-determinista, come s’è appena detto: tutto diviene incessantemente per necessità e dalla stessa necessità è regolato. Per questo Democrito concepisce la natura in modo completamente immanente, del tutto priva di forze o leggi ulteriori alla realtà naturale.

I dati sensibili sono determinati dall’urto di atomi sugli organi di senso i quali sono stimolati a produrre una continua apparenza e relativa percettività: il dolce può apparire amaro all’influenzato, in altre parole, l’esperienza non è garanzia di verità. Ancora una volta vi è l’opposizione tra verità e opinione e l’opinione è cosa negativa e dannosa. Per Democrito non possiamo pervenire alla visione degli atomi: essi sono impercettibili. Tuttavia noi non possiamo pensare che l’apparenza sensibile sia la causa delle nostre conoscenze, considerato che essa è fonte di informazioni instabili e oscure.

La morale democritea è fondata su valori immanenti alla natura. Per la prima volta si propone una visione materialista della morale: il valore positivo, il bene, è fatto coincidere con il piacere mentre il valore negativo, il male, con il dolore. Dunque, il saggio sarà colui che sarà in grado di non provare dolore e gestire in modo razionale il piacere e, per tanto, non si dovrà eccedere nei piaceri perché questi logorano il corpo e lo spirito, a lungo periodo. La moderazione del piacere è la massima arte morale.

Quest’idea morale verrà ripresa e rielaborata da Epicuro il quale fonderà su di essa la sua stessa etica e Lucrezio la trasmetterà al mondo romano. Concludiamo osservando che la morale che si fonda sul naturalismo-atomismo, non concependo un valore ulteriore a quello della stessa naturalità corporea, non ritiene la ragione che uno strumento, non un fine. Infatti, la natura determina in sé stessa i fini e le possibilità del corpo: la morale, inizia dalla fisica, almeno nell’antichità. Definito il corpo, definita la morale.

Il bene come piacere è l’idea che un dato corpo sopravvive meglio se unito a determinati corpi e il piacere è indice di benessere del corpo ( quasi sempre ): il saggio è colui che sa distinguere ciò che causa benessere da ciò che causa malessere. Questa forma di conoscenza non è di carattere propriamente “morale” ma “fisico” per ciò i filosofi atomisti propongono l’unità “bene-piacere”: il piacere è solo un incentivo e non il vero fine.

Per la stessa ragione, i filosofi antichi, che ancora non si vergognano nel pensare al mondo come liberato dalla frustrazione dei bisogni, non propongono la ricerca del piacere indipendentemente dalle cause e dagli effetti: essi propongono, non a caso, una visione molto razionalizzata del piacere che sfocia, di conseguenza, nell’accettazione della necessità della vittoria dell’intelligenza sui bisogni. La ragione, come si vede, è strumento per questa vittoria che, se conseguita, dovrebbe portare alla cessazione del dolore e all’affermazione della vera felicità. Il bello della filosofia è proprio questo: che non si concorderà con tutto quel che un filosofo dice ma c’è sempre qualcosa di buono in lui!


Bibliografia

Aristotele. Metafisica I. Bompiani. Milano. 2000.

Adorno, Verra, Gregory. Manuale di storia della filosofia. Laterza. Roma-Bari. 1993.

Garzantina di Filosofia e scienze sociali.

Marx K., Differenza tra le filosofie della natura di Democrito e di Epicuro, Bompiani. Milano. 2004.


[1] Rimandiamo agli “spunti di riflessione”.

[2] Vedi la bibliografia.

[3] Democrito compì molti viaggi e di questa sua girovaganza si vantò. La bellezza del passo di Marx è notevole e fa capire il problema della fisica di Democrito.

[4] Vedi Zenone e i paradossi all’infinito.


Giangiuseppe Pili

Giangiuseppe Pili è Ph.D. in filosofia e scienze della mente (2017). E' il fondatore di Scuola Filosofica in cui è editore, redatore e autore. Dalla data di fondazione del portale nel 2009, per SF ha scritto oltre 800 post. Egli è autore di numerosi saggi e articoli in riviste internazionali su tematiche legate all'intelligence, sicurezza e guerra. In lingua italiana ha pubblicato numerosi libri. Scacchista per passione. ---- ENGLISH PRESENTATION ------------------------------------------------- Giangiuseppe Pili - PhD philosophy and sciences of the mind (2017). He is an expert in intelligence and international security, war and philosophy. He is the founder of Scuola Filosofica (Philosophical School). He is a prolific author nationally and internationally. He is a passionate chess player and (back in the days!) amateurish movie maker.

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