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Proseguendo nell’analisi del trucco come fenomeno dell’esibizione, va dunque notato che esso assolve principalmente il ruolo di marcatore sessuale. Gli esempi all’estremo sono chiari. Il trucco è, in generale, un modo per far apparire qualcosa in modo che sembri diverso da quello che è o, nel migliore dei casi, sembri esattamente ciò che è. Un paio di labbra carnose possono semplicemente richiedere se stesse per essere avvertite come sensuali, ma un paio di labbra sottili potrebbero richiedere un qualche genere di trattamento per apparire diversamente.
Lo scopo del trucco è quindi triplice: serve a mostrare ciò che già c’è, serve ad enfatizzare qualcosa che c’è ma non è come si vorrebbe che sia (ovvero, che sia percepito così com’è), serve a segnalare qualcosa a qualcuno. In generale, un x è un trucco a condizione che x posto sull’oggetto y ne mantenga invariate le proprietà e ne amplifichi la percezione da un punto di vista intersoggettivo, sicché posti due soggetti S1 e S2 il trucco x mostra y in modo che S1 e S2 idealmente riconoscano x attraverso y allo stesso modo. Se per l’esistenza del trucco è richiesto soltanto questo, cioè che si veda qualcosa in un modo specifico e intersoggettivamente avvertito, allora la chirurgia plastica è un caso estremo di trucco.
Infatti, qual è la differenza specifica del trucco? Esso modifica temporaneamente la percezione del corpo di una persona da parte di uno spettatore idealizzato. Per modificare la percezione del proprio corpo esistono invero due possibilità: si modifica ciò che sta sopra il corpo o si modifica il corpo stesso. La chirurgia estetica, dunque, è un’estensione del concetto di trucco così come l’addestramento fisico (la differenza è che nel secondo caso si crede che questo addestramento porti anche vantaggi in termini di salute. Non starà a me dimostrare che questo è un fatto accidentale, se lo è). La logica della chirurgia plastica è la medesima che investe la logica del trucco, ma si interviene con modalità e forme diverse. Ma la logica è la stessa perché l’obiettivo finale è esattamente lo stesso: l’esibizione di sé mediante la modifica di una parte di sé.
Va notato, dunque, che il trucco opera da due lati: modifica la percezione di sé mediante la variazione della sola apparenza oppure modifica l’apparenza a partire dalla modifica permanente di sé. Questo è proprio solo della chirurgia estetica? Assolutamente no. Intanto, i buchi alle orecchie sono una modifica permanente del proprio corpo e sono riscontrati in società molto antiche, visto che la produzione di orecchini è, com’è noto, assai antica. Per indossare orecchini bisogna quasi sempre bucarsi le orecchie, quindi questa semplice operazione è già sintomo del fatto che la chirurgia estetica è solo un ultimo espediente. Infinite società diverse da quella occidentale fanno anche altro, ad esempio: buchi al naso, inserimento di dischi nelle labbra, utilizzo di anelli al collo, mutilazioni selettive etc. sono solo degli esempi dello stesso fenomeno. Alcune società orientali imponevano l’uso di scarpe strettissime alle donne, imponendone la modifica stessa dell’ossatura del piede.
Non è un caso che la nostra definizione di trucco fornita sopra consenta di definire l’intervento chirurgico e l’addestramento fisico (spesso condizioni combinate…) come trucchi. La chirurgia plastica è un caso speciale o estremo di trucco, ovvero un trucco portato alle estreme conseguenze. La chirurgia plastica è la ‘soluzione definitiva’ di un aspetto che la persona vorrebbe comunque truccare. Non sto portando la mia opinione, ma chiunque voglia criticare la chirurgia plastica deve assumersi l’onere di criticare anche il trucco. E’ interessante chiudere con la constatazione invero ovvia che la maggioranza delle persone con cui ho parlato di questa curiosità si sia trovata sul versante di accettare il trucco senza considerare la liceità della chirurgia plastica. Ma alla richiesta di fornire ragioni, non c’è stato alcun trucco: nessuna risposta soddisfacente.
[Per chiunque voglia scaricare l’articolo integrale: The system of fashion]
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