Introduzione
Attraverso questo saggio considererò la dimensione dell’impatto e le modalità con cui le nuove tecnologie influenzano oggi giorno la scuola primaria e secondaria. Il mio studio si è svolto con il prevalente ausilio d’interviste, effettuate in Cagliari e nella provincia di Cagliari da diversi studenti iscritti in Scienze della Formazione Primaria. In questo saggio analizzerò dunque la situazione attuale di varie scuole, in particolare della scuola A. La Marmora (Monserrato), per quanto riguarda il campo tecnologico. Mi concentrerò soprattutto sull’approccio alle LIM (lavagne interattive multimediali) di insegnanti e studenti. L’approccio può essere determinato da più fattori in gioco, ma in questo saggio analizzerò quelli principali e più significativi quali il percorso professionale dei docenti, la cultura organizzativa della lezione e, infine, la differenza socio-culturale del bacino d’utenza. Queste tre variabili tendono a determinare univocamente il risultato, ciò che ne deriva. Il mio intento durante l’analisi sarà di tipo illustrativo, mostrando ed esponendo quindi ciò che risalta più chiaramente dalle interviste. La ricerca è stata azionata dal presidente del CIRD Marco Pitzalis, con la partecipazione di Antonietta De Feo sotto il ruolo di ricercatore.
1. PERCORSO PROFESSIONALE
Il percorso formativo degli insegnanti è determinante per quanto riguarda l’utilizzo della tecnologia. Questo è vero, soprattutto perché se alla base del percorso formativo degli insegnanti non vi è un utilizzo continuo delle tecnologie, sia come strumento di studio che come strumento di lavoro, può capitare che il loro mancato utilizzo nel processo insegnamento-apprendimento sia da attribuire, quasi del tutto, alla mancanza di competenze specifiche. Le ragioni di questo sono da ricercare in cause diverse.
1.2 Prima di tutto consideriamo l’età media degli insegnanti della scuola italiana, più in particolare nelle scuole in Sardegna, che si aggira attorno ai 50 anni. Gli insegnanti che oggi hanno un’età media di 50 anni hanno concluso il loro percorso di studi negli anni ’80. A quel tempo la preparazione delle lezioni a casa e lo sviluppo delle lezioni in aula avveniva esclusivamente con l’ausilio del libro di testo e per i docenti più volenterosi con l’ausilio di altri testi. Questo significa che nel loro percorso di formazione universitaria non hanno utilizzato strumenti tecnologici, pertanto le competenze specifiche che alcuni insegnanti posseggono sono certamente state acquisite in seguito ad attività di autoaggiornamento liberamente scelte.
Il seguente estratto d’intervista illustra adeguatamente quanto detto sopra.
ESTRATTO 1: “No i ragazzi sono predisposti per questi tipo di strumenti, sicuramente più di noi che siamo vecchi”.
ESTRATTO 2: “Si [ha difficoltà nell’utilizzo delle LIM] perché non la so usare… io non ho mai fatto neanche un corso sulla LIM”.
Gli strumenti informatici a quel tempo non erano disponibili e il loro inserimento nei processi di insegnamento-apprendimento è avvenuto molto tempo dopo. La lezione frontale era ed è stata per tanto tempo l’unica forma d’insegnamento. Lentamente alcuni docenti, perché più coinvolti per il tipo di disciplina insegnata, si sono impegnati in modo autonomo e a proprie spese per apprendere l’utilizzo di tali strumenti. L’utilizzo della LIM è ancora limitato in quanto gli insegnanti non hanno imparato ad utilizzarla, le lezioni vengono invece sempre più spesso organizzate in aula informatica attraverso presentazioni Power Point.
ESTRATTO 3: “Si perché non la so usare… Ribadisco io la uso come video proiettore, perché molte volte mi preparo la lezione su Power Point”.
L’utilizzo delle nuove tecnologie nella scuola primaria o media risente quindi di un basso livello di preparazione degli operatori, alcuni però riescono a reagire attraverso i corsi di aggiornamento o attraverso le proprie risorse.
ESTRATTO 4: “…Beh si, abbiamo fatto dei corsi di aggiornamento, per il progetto M@rte mi sembra fossero 200 ore, poi anche altri corsi sulle LIM…”.
ESTRATTO 5: “Non ne ho visto [corsi di formazione tecnologica], almeno da quando ci sono io, però mi sono formata per conto mio, tra virgolette”.
1.3 Un altro aspetto importante da considerare è la materia insegnata. L’insegnamento e l’apprendimento delle discipline scientifiche è sempre stato considerato, a torto o a ragione, più impegnativo delle discipline umanistiche. Davanti a un profitto non positivo non è raro sentirsi dire dai docenti o dai genitori: “Non è portato per lo studio di questa materia”. Il problema dell’apprendimento delle discipline considerate più “difficili” da una lato mette in evidenza l’esigenza dei docenti di voler facilitare l’apprendimento da parte degli alunni e dall’altro vi è quella di semplificare l’insegnamento. Lentamente si è sviluppata pertanto la convinzione che l’insieme delle tecnologie a disposizione sul mercato, anche se create per altri fini può essere utilizzato per scopi didattici. Infatti non vi è processo di apprendimento che non faccia utilizzo di un qualche strumento tecnologico (Cabrì, Geogebra, Matematicamente.it etc.).
Ma gli strumenti didattici maggiormente utilizzati nelle aule dai docenti sono quelli tradizionali, questo perchè i nuovi strumenti tecnologici, ormai entrati nella quotidianità di tutti, fanno molta fatica ad essere utilizzati nelle scuole in quanto, per il loro utilizzo, è richiesto un livello di abilità specifiche, che non tutti possono avere, anzi che in pochi hanno. L’acquisizione di tali abilità è lasciata alla libera iniziativa dei docenti che affrontano a proprie spese la frequenza di corsi di aggiornamento costosi e non sempre utili o per lo meno esaustivi. L’esigenza di essere supportati maggiormente nel proprio lavoro si è fatta sentire con più forza nei docenti dell’area scientifica, questo perché per primi si sono dimostrati ricettivi al problema della divulgazione di discipline tecniche con i suddetti materiali, problema portato avanti non solo dagli alunni e dalle loro famiglie, desiderosi di risultati più gratificanti, ma anche dai media in generale, oltre ovviamente dai libri di testo e dalle Istituzioni che invitavano la scuola ad utilizzare tali nuovi strumenti. La spinta che i docenti di tali discipline hanno ricevuto li ha portati pertanto ad orientarsi verso il loro utilizzo in quanto essi sono riusciti ad individuare da subito le grandi potenzialità di tali strumenti in termini di vantaggi diretti che avrebbero portato al processo di insegnamento-apprendimento. E’ innegabile che una lezione tenuta in un laboratorio di informatica o in un laboratorio linguistico attiri maggiormente l’attenzione degli alunni e quindi il loro interesse nell’apprendere quella determinata disciplina.
ESTRATTO 6: “La cosa peggiore che mi possa capitare è vedere ragazzini che sbadigliano, io cerco di tenere sempre desta la loro attenzione”.
Ma questo non avverrebbe forse in qualsiasi disciplina? Il problema principale quindi non è tanto la diversità delle materie, o meglio l’esistenza di materie che necessitano per forza di strumenti tecnologici per essere insegnate, ma la convinzione che l’utilizzo di tali strumenti nella didattica favoriscano e semplificano l’apprendimento degli alunni e facilitino il compito dell’insegnante.
E’ quindi la presenza o meno di tale convinzione che determina il grado di utilizzo delle nuove tecnologie e fa nascere il bisogno di formarsi in tale direzione. Gli insegnanti che insegnano materie di tipo umanistico nel loro percorso professionale fanno più fatica ad avvicinarsi alle nuove tecnologie e a farne un utilizzo quotidiano per una serie di motivazioni: prima di tutto perché non riescono a superare le difficoltà legate alla gestione di tali strumenti, in secondo luogo perché imparare a lavorare in modo diverso richiede capacità critica e autoanalisi, risulta pertanto molto più semplice continuare a muoversi tra cartine geografiche, registratori o videoproiettori, di conseguenza si riscontra molto raramente la loro presenza ai corsi di formazione.
ESTRATTO 7: “Un po’ meno [il confronto] con i colleghi che non li utilizzano… principalmente insegnanti di materie letterarie… o anche musica”.
1.4 L’ Impegno da parte dei docenti è fondamentale. Il termine impegno ha diversi significati, quello che mi pare si avvicini di più alla figura del docente è quello che definisce l’impegno come “l’impiego di tutte le proprie forze nel compimento di qualcosa, nel raggiungimento di un obiettivo”.
Quante volte abbiamo sentito dire di un insegnante “ha lavorato tutta la vita con dedizione e impegno nell’assolvimento del suo ruolo sociale” oppure ancora “ha dato tutta la sua vita alla scuola, riconoscendo sempre il grande ruolo nella crescita e nello sviluppo della persona”, gli esempi possono essere innumerevoli in tal senso, ma purtroppo qualche volta ci giungono anche notizie che vanno in una direzione opposta, nel senso cioè più negativo possibile.
Notizie come “chiusa scuola materna perché alcune insegnanti usavano violenza sui bambini che non mangiavano volentieri”, oppure ancora “maestra di una scuola elementare seviziava alcuni bambini che non ottenevano risultati positivi”.
Notizie che fanno rabbrividire e che certamente ci fanno desiderare di non doverle più sentire, perché nella mente di tutti il ruolo della maestra viene avvicinato a quello della madre, che dolcemente e amorevolmente ti accompagna nella crescita. Infatti tutti da adulti ricordano con piacere il viso e il nome della propria maestra. Qualcuno pensa che il lavoro dell’insegnante è uno dei lavori più difficili e più affascinanti che esista. Questo è vero per diversi punti di vista: prima di tutto la classe presenta caratteristiche diverse sia per quanto riguarda la personalità dei bambini, le abilità possedute, sia per quanto riguarda il vissuto degli stessi, il luogo d’origine e il luogo di residenza della famiglia. Sono tutti aspetti che condizionano il processo insegnamento-apprendimento in modo positivo o talvolta negativo. All’interno della sfera sociale la figura dell’insegnante assume un ruolo molto più complesso e delicato, perché è chiamato a valorizzare nello stesso tempo esperienze diverse e comuni, dolorose e felici.
In questo immenso lavoro un valido supporto può arrivare dai nuovi strumenti tecnologici in quanto hanno il grande vantaggio di semplificare il lavoro dell’insegnante e di facilitare l’apprendimento, aiutando pertanto i ragazzi più problematici nell’inserimento scolastico. Ecco perché tanto maggiore sarà l’impegno degli insegnanti in tal senso, tanto maggiore saranno i risultati positivi.
Ma non tutti i docenti si impegnano a fondo per superare le difficoltà legate all’utilizzo di tali strumenti, che hanno il grande pregio di facilitare il proprio lavoro e di rendere più semplice per gli studenti imparare. Alcuni insegnanti non riescono ad ʽimparareʼ il loro utilizzo, altri non hanno voglia di impegnarsi, altri ancora ritengono che sia inutile sforzarsi in tale direzione. In tutte le scuole si possono identificare tre gruppi di docenti: del primo gruppo fanno parte quelli che si fanno sempre portavoce delle nuove iniziative e sono da stimolo per tutti; del secondo quelli che hanno bisogno di essere trainati ma che poi lentamente si inseriscono nelle attività; del terzo gruppo fanno parte gli insegnanti che ritengono sia una perdita di tempo sviluppare nuove competenze, perché sono convinti che i libri di testo siano più che sufficienti. A questa categoria appartengono soprattutto gli insegnanti over 60, in quali tendono ad avere un atteggiamento più conservatore e tradizionale.
ESTRATTO 8: “Qui c’è [in questa scuola] chi li usa e chi non li usa… Chi magari non ha mai avuto voglia di impegnarsi, oppure c’è gente che non lo ritiene utile”.
ESTRATTO 9: “ Mi piacerebbe fare dei corsi di aggiornamento in maniera tale da aprirmi nuovi orizzonti, perchè io utilizzo la LIM con i programmi che conosco e che ho a disposizione, più che il programma specifico della LIM… Mi aspetto qualche corso di aggiornamento serio per poter spaziare un po’ di più, fino ad ora ho visto poco”.
2. CULTURA ORGANIZZATIVA DELLA LEZIONE
Nonostante molti insegnanti utilizzano la LIM, il famoso libro di testo non viene mai accantonato del tutto, anzi. La Smartboard, l’aula computer, o i laboratori sono principalmente utilizzati per integrare la lezione frontale. Gli insegnanti ancora ricercano il libro di testo perfetto, o meglio, il miglior possibile trovabile. Dalle interviste emerge che questa società non è ancora pronta e adeguatamente preparata per una rivoluzione digitale radicale e completa. Ciò che sta avvenendo, infatti, è un’introduzione lenta della tecnologia, attraverso per esempio il registro online, che è stato adottato in parecchie scuole ormai, e attraverso l’installazione di vari macchinari.
ESTRATTO 10: “Uso la LIM e integro con la LIM la mia lezione frontale”.
Alcuni professori comunque svolgono intere lezioni solamente con l’utilizzo della lavagna multimediale, il risultato è stato un’attenzione più vispa e una più acuta partecipazione da parte degli alunni. I ragazzi sono interessati e attirati da tablet e strumenti vari, e questi gli rendono l’apprendimento più divertente e probabilmente più interessante. In realtà anche una semplice visione di un documentario è più interessante della medesima spiegazione frontale, probabilmente le immagini e un narratore capace di retorica aiutano e facilitano l’attenzione, e dunque l’apprendimento. Molti insegnanti poi utilizzano la lavagna proiettando presentazioni su power point, impostando animazioni e immagini per bambini, in modo tale da creare un contatto possibile con gli alunni; ma questo metodo risulta comunque meno efficace.
3. BACINO D’UTENZA
Nella scuola La Marmora i ragazzi provengono principalmente da Monserrato, alcuni provengono da Sestu o Soleminis; secondo una testimonianza alcuni ragazzi di Monserrato tendono a frequentare scuole a Cagliari perché ritengono siano migliori.
ESTRATTO 11: “…ma succede che qualche ragazzo di Monserrato vada a Cagliari perché si pensa che a Cagliari le scuole siano più valide e che possano usufruire di un migliore insegnamento”.
I genitori di tali ragazzi sono convinti che nella città la scuola possa offrire ai ragazzi opportunità diverse e migliori insegnamenti, per questo sono disposti ad affrontare anni di sacrificio economico e di fatica, imponendo anche ai figli di viaggiare quotidianamente per recarsi a scuola.
Ovviamente il concetto di ʽscuola perfettaʼ non esiste, perché in realtà nell’ambito della stessa scuola, in cui sono presenti più corsi, è possibile riscontrare situazioni diverse.
ESTRATTO 12: “Io penso che gli insegnanti fanno un buon insegnamento, non la città”.
In realtà la scuola viene fatta dai docenti e dai ragazzi, quando tra queste due componenti si crea un feeling particolare l’insegnante riesce ad insegnare e il ragazzo riesce ad apprendere. Il vissuto del ragazzo è certamente una fonte inesauribile d’informazioni per il docente attento e preparato, come la preparazione del docente è condizione essenziale per un processo di apprendimento.
4. PROBLEMI DELL’ISTITUZIONE SCOLASTICA
Quando si parla di istituzione scolastica si vuole spesso fare riferimento alle istituzioni che coordinano le attività delle scuole e degli insegnanti, come per esempio la Sovrintendenza scolastica regionale, l’Ufficio scolastico territoriale provinciale o le sedi del MIUR.
Pur avendo promosso nel 2007 l’utilizzo delle LIM e delle tecnologie in generale, cercando quindi di aumentare e di migliorare l’utilizzo di tali strumenti, l’istituzione scolastica non ha fornito i mezzi necessari agli insegnanti per renderli adeguati e in grado di usufruirne. Dalle interviste emerge molto chiaramente che alcuni docenti, inizialmente entusiasti, sono rimasti con l’amaro in bocca. La volontà degli insegnanti non è dunque sufficiente e il supporto proveniente dall’alto è a dir poco determinante, ma sotto questo punto di vista la Regione si rivela trascurata, o forse addirittura indifferente. La motivazione è facile da trovare e da capire: ciò che mancano sono i fondi.
ESTRATTO 13: “Il problema è legato sempre ai soldi, lo Stato non investe nella scuola”.
Le scuole, come gli insegnanti, si sentono come abbandonati dal proprio padrone, lo Stato. Questo anche perché si è sempre osservata una totale assenza da parte delle istituzioni che sono venute meno nel loro dovere di facilitare l’approccio con strumenti tecnologici didattici attraverso l’istituzione di corsi di formazione gratuiti e validi, e attraverso l’assegnazione di laboratori tecnologicamente avanzati e personale tecnico di supporto ai docenti in tutte le scuole di ogni ordine e grado.
ESTRATTO 14: “Gli unici corsi che mi sono stati utili li ho pagati io, a quelli gratuiti ho partecipato, ma mi è rimasto poco… quasi niente”.
ESTRATTO 15: “E’ inutile comunque fare corsi di aggiornamento quando non ci sono ancora i dispositivi nelle scuole, uno si dimentica tutto. Ed e’ inutile avere i dispositivi senza fare i corsi”.
Traspare dunque che la Regione non sia riuscita a coordinare i tempi di attuazione del progetto digiscuola. Per questo motivo non si può far ricadere la colpa esclusivamente sul non adeguato impegno di alcuni docenti nell’utilizzo delle nuove tecnologie per motivi didattici.
Bisogna considerare anche che nella scuola primaria e nella scuola media non è prevista a livello di Istituzione la figura di un tecnico di laboratorio, riusciamo quindi a capire come talvolta per un futile motivo, il quale però solo il tecnico è in grado di risolvere, la lezione possa saltare.
ESTRATTO 16: “Nell’utilizzo della LIM le difficoltà sono di tipo tecnico, perché se c’è qualche problema non abbiamo un tecnico che possa risolvere un eventuale problema, per cui può capitare che salti la lezione perché non siamo in grado di risolvere un problema banale… Oppure a volte manca la connessione…”
ESTRATTO 17: “Io la so utilizzare [la LIM], ma non so risolvere i problemi tecnici”.
4.1 Costo dei corsi Un altro fattore di ostacolo all’utilizzo continuo e massiccio di tali strumenti è legato all’alto costo dei corsi di formazione che sono a carico degli utenti. Lo Stato da tempo non investe più nella scuola, addirittura la scuola nelle ultime manovre finanziarie è stata oggetto di grandi tagli che l’hanno portata allo sfacelo.
ESTRATTO 18: “Ci sono soffitti che crollano…”
Le scelte politiche degli ultimi dieci anni hanno visto la scuola come un pozzo che succhiava fondi e non come una fonte d’acqua che formava cultura. A causa di tali scelte la scuola italiana, fiore all’occhiello del nostro paese in passato, è ora agli ultimi posti tra i paesi europei.
BIBLIOGRAFIA
Prima fonte: interviste (ricerca sul campo)
http://www.scuola-digitale.it/
http://it.wikipedia.org/wiki/Lavagna_interattiva_multimediale
http://www.scuolab.it/main/files/projects/attachments/1057/relazione_debbia.pdf
Reale, Giovanni, Salvare la scuola nell’era digitale, Brescia, La Scuola, 2013.
Simone Raffaele, “Se a scuola internet rende stupidi”, La repubblica, 12.01.2012.
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