Press "Enter" to skip to content

San Fruttuoso: una gita in un angolo di paradiso, fra assente segnale del cellulare e scolaresche eccitate

What will we do with a drunken sailor?

What will we do with a drunken sailor?

What will we do with a drunken sailor? Early in the morning

Oggi, trovandomi a Genova da settimane per motivi di lavoro ed essendo oggi il mio giorno di riposo, malgrado la mia forma attuale di allergia o raffreddore, ancora non ho ben capito, ho deciso di partire per una gita fuori porta. La meta da me ponderata è stata Camogli con deviazione in battello verso il piccolo villaggio di San Fruttuoso.

1

La mattina presto mi sono dunque recato a Brignole, la fatiscente stazione dei treni di Genova in perenne ristrutturazione: davvero una brutta immagine di presentazione per chi arriva da fuori, di disagio per chi vive da pendolare, di costernazione per il turista. Nonostante non sia proprio uno sprovveduto ho impiegato almeno sei minuti a trovare le biglietterie automatiche. E già questo non sarebbe stato un incentivo a comprare il biglietto. Tuttavia, preso dai buoni costumi sociali, dalle rimembranze della buona educazione ricevuta dai miei cari, e dal mio profondo spirito scout, decido di comprare nonostante tutto il biglietto: €2.70 sola andata per Camogli, laddove mi avrebbe atteso il battello.

Ore 12.25 il treno regionale 75678 arriva puntualissimo al binario 9. Molti i passeggeri in partenza, pendolari, studenti e qualche turista affamato di focacce come me. Il treno malgrado sia in orario, puzza di orine, è lento come un calesse degli anni ’30 dell’Ottocento e arranca sulle famigerate ferrovie liguri, aggrappate sugli scogli della riviera di Levante: passiamo Quarto, Nervi, Sori, Recco e finalmente dopo un’agonia durata trentanove minuti arrivo nella signorile Camogli.

Cittadina già famosa per la sagra del pesce che dal 1952 ha fatto di Camogli la capitale della frittura di pesce: addirittura da record la padella che si usa per friggere. La manifestazione è legata al culto di San Fortunato, meritevole nel 1710 per aver salvato da una burrasca una congregazione di pescatori in viaggio da Civitavecchia a Camogli.

Dunque mi addentro nei carruggi del paese ancora oggi dedito alla pesca e al turismo le sue principali fonti di reddito: in effetti, il paesino è molto carino. Focaccerie, gelaterie e ristoranti con menù turistici a base di pesce (e acciughe soprattutto) la fanno da padrone, lungo il lungomare nel cui mezzo c’è anche la spiaggia cittadina: la maggioranza dei paesi liguri affacciati sul mare presentano una spiaggia ciottolosa, in cui i turisti amano prendere il sole in tutte le stagioni-

Mangio una focaccia, smorzando la pausa che mi separa fra me e l’imbarcadero per il villaggio di San Fruttuoso, dove alle 14 puntualissimo mi imbarco sul Paradiso I grazioso battello atto al trasporto di persone: da subito mi accorgo che non sarebbe stata una gita tranquilla: oltre a me, due coppie di attempati tedeschi, e qualche coppietta romantica. Si aggiungono improvvisamente correndo dall’arco alla fine del lungomare una scolaresca formata da circa una sessantina di ragazzi e ragazze in piena crescita ormonale: comincio a pensare alla qualità dei dodici euro spesi per il viaggio di andata e ritorno per il piccolo villaggio sito nel Parco naturalistico di Portofino. Salgono, tutti quanti! Sembra l’apocalisse, ma quando il piccolo boat parte alla prima onda, i giovani uomini perdono il sorriso e cominciano a sorridere nervosamente. Ma alla fermata intermedia denominata “Punta Chiappa” torna la consueta ilarità di gioventù. Dopo circa 25 minuti di navigazione arriviamo al villaggio di San Fruttuoso. Un autentica perla dove risiede un’antichissima abbazia dedicata appunto a San Fruttuoso, che coraggio e dedizione arrivare sin là per costruire un gioiello nel mare, e qualche casa di pescatore, più due trattorie di un tempo che fungono anche da bar.

Si narra che nel 711 d.C. il vescovo di Tarragona, un tale di nome Prospero, costruì una chiesetta nella spiaggia di questa piccola baia naturale e ci fondò un’abbazia in cui potessero essere costruite le reliquie di San Fruttuoso: più volte ricostruita nei secoli, l’abbazia ebbe sempre un ruolo importante, come crocevia di pellegrinaggi e di riti di devozione al santo. Ancora restaurato negli anni ’80 del Novecento, l’abbazia venne donata dalla famiglia Doria (che a sua volta l’aveva acquisita nel 1275) al FAI (Fondo Ambiente Italiano), che saggiamente, dopo ulteriori restauri, dà vita al museo dedicato alla storia dell’abbazia e dei monaci benedettini che la custodirono. Meno saggio è il prezzo del museo: €7.50 per una visita senza guida accompagnata dalle grida e dagli schiamazzi delle scolaresche.

E sono proprio queste ultime la vera nota negativa della gita: in questo luogo così magico, come vi mostrerò dal reportage fotografico, è un vero peccato che si possa dare l’accesso a tutti, o per lo meno, andrebbero formulate delle regole importanti: assieme al cartello con scritto “Non sporcare!” a lettere cubitali (giustissimo) andrebbe aggiunto il cartello con su scritto “Rispetto del silenzio!”. Certo, il cellulare non prendeva: sarà per questo che schiamazzavano? Se fosse così sarebbe già un fatto già apprezzabile, sapere che l’assenza di rete porti alla vecchia e sana socializzazione fatta di parole e di sguardi.

Nelle due ore di tempo della mia visita a San Fruttuoso ho potuto godere di paesaggi fantastici, di sentieri fantastici, di un pessimo caffè pagato due euro, della visioni di splendidi felini domestici, di un pescatore che intrecciava una rete, di un uomo nero che vendeva occhiali contraffatti agli adolescenti, degli adolescenti che si facevano il bagno, dei sentieri scavati dai cinghiali, dai fili elettrici altezza uomo, dalle professoresse in menopausa prese dal panico del mare mosso, di un vento famelico di smuovere i capelli, di un ottima focaccia, di un Bovaro del bernese seduto “a culo” sull’acqua, di una pennichella in una foresta di lecci, di un’ottima gita in battello, di un luogo che nonostante il cellulare non prenda (come segnalato nei cartelli sentieristici) merita una visita esclusiva!

2 3 4


Wolfgang Francesco Pili

Sono nato a Cagliari nell’aprile del 1991. Ho da sempre avuto nelle mie passioni, la vita all'aria aperta, al mare o in montagna. Non disdegno fare bei trekking e belle pagaiate in kayak. Nel 2010 mi diplomo in un liceo classico di Cagliari, per poi laurearmi in Lettere Moderne con indirizzo storico sardo all'Università degli studi di Cagliari con un'avvincente tesi sulle colonie penali in Sardegna. Nel bimestre Ottobre-Dicembre 2014 ho svolto un Master in TourismQuality Management presso la Uninform di Milano, che mi ha aperto le porte del lavoro nel mondo del turismo e dell'accoglienza. Ho lavorato in hotel di città, come Genova e Cagliari, e in villaggi turistici di montagna e di mare. Oggi la mia vita è decisamente cambiata: sono un piccolo imprenditore che cerca di portare lavoro in questo paese. Sono proprietario, fondatore e titolare della pizzeria l'Ancora di Carloforte. Spero di poter sviluppare un brand, con filiali in tutto il mondo, in stile Subway. Sono stato scout, giocatore di rugby, teatrante e sono sopratutto collaboratore e social media manager di questo blog dal 2009... non poca roba! Buona lettura

Be First to Comment

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *