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Saper citare un libro è importante per poter rimandare con chiarezza i lettori alle fonti delle proprie informazioni. Dato l’uso (e l’abuso) delle citazioni nel panorama culturale contemporaneo, tanto in ambito scientifico che umanistico piuttosto che giornalistico, si è ormai imposto un uso standardizzato delle citazioni. In generale, ogni ambito ha un suo sistema di segnalazione delle referenze, per tanto, il lettore è invitato ad andare a controllare il sistema di referenza in adozione nell’ambito di suo interesse. Tuttavia è possibile rintracciare qualche sistema formale di referenza che viene usato per lo più in vari ambiti.
Prima di tutto, vorremmo spiegare brevemente perché è importante citare il testo in modo chiaro, perché a tutto c’è una logica. La necessità nasce sia per dare un valore a quanto si va sostenendo citando una fonte autorevole o, comunque, la fonte della propria informazione, sia per consentire al lettore di abbreviare ricerche specifiche e di approfondimento o semplicemente per renderlo capace di controllare la validità dell’informazione. Questo è importante in un duplice senso: prima di tutto perché si rende trasparente la genesi dell’informazione, rendendo il lettore consapevole del luogo da cui si è tratta una certa credenza; in secondo luogo perché si rimanda ad altro loco considerazioni che non si possono trarre in quella sede. In estrema sintesi: la citazione aumenta l’attendibilità diretta della propria informazione e crea un tramite tra testi in modo da permettere il riconoscimento dell’autore dell’informazione. In ballo ci sono sia le esigenze del lettore (garanzia sulle informazioni, possibilità di controllo, capacità di gestire ricerche di approfondimento…) sia dell’autore della fonte (tutela di una giusta citazione, tutela del riconoscimento del proprio lavoro, diritto della propria opera…). Per questo citare un’opera è un dovere che va rispettato proprio perché fornisce garanzie a più parti in causa.
In fine, prima di procedere, è doveroso ricordare che ogni rivista o sito referenziato ha una sua peculiare formattazione per le citazioni. Non c’è un sistema universale per cui ogni volta gli autori (o futuri tali) dovranno andarsi a scartabellare le norme editoriali delle riviste considerate. Per tale ragione noi forniremo la logica generale a cui si attengono la maggioranza delle riviste o pubblicazioni, ma per i singoli casi non si può prescindere dall’andare a controllare le singole condizioni editoriali. Il motivo di queste divergenze dipende sia dalla natura delle pubblicazioni che dalle necessità tipografico-redazionali. Detto questo, ci sono anche ragioni meno nobili possono intervenire per cui è impossibile stilare una casistica universale. Ma ciò che veramente conta è comprendere la logica di fondo in modo da potersi adattare rapidamente alle variazioni che sono sempre poco consistenti.
Per le ragioni addotte sopra, in ogni caso, si determina anche una formattazione universale che premi la trasparenza. Prima di tutto dalla citazione si vuole sapere:
(a) l’autore,
(b) l’opera da cui si trae l’informazione,
(c) la data di pubblicazione o di edizione,
(d) chi si è assunto l’onere della pubblicazione,
(e) il punto dell’opera da cui è stata tratta l’informazione.
In base alle (a-e) già se qualcuno le mettesse a caso si otterrebbe una referenza in qualche modo sufficiente, cioè con i dati necessari e sufficienti per rintracciare la fonte. Tuttavia, le varie formattazioni di citazione premiano alcune esigenze piuttosto che altre. In particolare si assume come dato comune che l’autore delle frasi o posizioni riportate sia l’esigenza basilare. In secondo luogo si assumono importanti l’opera di riferimento oppure la data di pubblicazione o di edizione. Questo perché sapere se l’informazione è datata in alcuni contesti è particolarmente importante, si pensi alla rapidità della pubblicazione scientifica. In oltre, è importante anche distinguere la tipologia di pubblicazione riportata direttamente nella citazione. Sapere se la fonte è un libro o una rivista è ugualmente importante. Quindi iniziamo dal sistema più semplice per riportare la citazione di un libro in nota o in bibliografia:
Cognome Autore Nome abbreviato all’iniziale, Titolo dell’opera in corsivo, Nome della casa editrice, luogo di pubblicazione, anno dell’edizione, pagina.
Esempio:
Fitzgerald S., Il grande Gatsby, Mondadori, Milano, 1950, p. x.
Si accettano varianti. Ad esempio secondo l’APA si deve mettere la virgola dopo il cognome dell’autore con il nome abbreviato. Ma anche come sopra è tranquillamente accettato da riviste o da pubblicazioni rilevanti. Comunque, per riportare l’esempio di cui sopra:
Piaget, J. (1926). The language and thought of the child. New York: Harcourt, Brace.
Il numero di pagina non è sempre necessario. Ad esempio, se si deve riportare la fonte di una citazione in una bibliografia, il numero di pagina è superfluo perché in bibliografia si riporta l’opera in generale, e non l’insieme dei rimandi testuali. Questo è vero in linea di massima, ancora una volta deve essere il senso della citazione a guidare il sistema di referenza.
Il nome della casa editrice è spesso presentato nella copertina, mentre il luogo della pubblicazione si trova nelle pagine antecedenti o successive all’opera. In quella sede ci sono anche informazioni diverse, come l’autore della copertina, dell’editing etc., che non sono rilevanti per il sistema di citazione dell’opera ma per altri scopi. Purtroppo non è sempre facile ritrovare in modo chiaro le informazioni da riportare e così bisogna acquisire tramite l’abitudine una competenza specifica.
Un altro sistema di citazione premia la data di pubblicazione rispetto all’opera. Quindi:
Cognome Autore Nome autore abbreviato, (Anno di pubblicazione), Titolo dell’opera in corsivo, Nome casa editrice, Luogo di pubblicazione, pagina.
Esempio:
Fitzgerald S., (1925), Il grande Gatsby, Mondadori, Milano, p. x.
Si osservi che la data di pubblicazione deve essere posta tra il nome dell’autore e il titolo dell’opera che, se è un libro, deve andare in corsivo (vedremo perché questa specificazione). Le parentesi possono essere presenti sia tonde che quadre ma possono anche non essere presenti. L’importante, però, è che tutte le citazioni siano formattate allo stesso modo. Facciamo due esempi per capirci:
Errore:
Fitzgerald S., (1925), Il grande Gatsby, Mondadori, Milano, p. x.
Pili G., [2012], Un mistero in bianco e nero La filosofia degli scacchi, Le due Torri, Bologna, p. x.
Giuste formattazioni:
Fitzgerald S., (1925), Il grande Gatsby, Mondadori, Milano, p. x.
Pili G., (2012), Un mistero in bianco e nero La filosofia degli scacchi, Le due Torri, Bologna, p. x.
—–
Fitzgerald S., [1925], Il grande Gatsby, Mondadori, Milano, p. x.
Pili G., [2012], Un mistero in bianco e nero La filosofia degli scacchi, Le due Torri, Bologna, p. x.
—–
Fitzgerald S., 1925, Il grande Gatsby, Mondadori, Milano, p. x.
Pili G., 2012, Un mistero in bianco e nero La filosofia degli scacchi, Le due Torri, Bologna, p. x.
Per citare un libro all’interno del corpo del testo in genere si seguono due sistemi: il primo prevede l’inserimento del nome dell’autore e dell’anno di pubblicazione ed eventualmente la pagina, rimandando il lettore a reperire il titolo dell’opera in bibliografia, se interessato. Questo perché si evince immediatamente e chiaramente le due caratteristiche più salienti per comprendere l’autorevolezza e la databilità della fonte. Esempio:
La teoria affidabilista della conoscenza di Goldman (1986) è una delle principali posizioni filosofiche nell’epistemologia analitica contemporanea.
Anche in questo caso si accettano sia parentesi quadre che tonde piuttosto che nessuna parentesi:
La teoria affidabilista della conoscenza di Goldman [1986] è una delle principali posizioni filosofiche nell’epistemologia analitica contemporanea.
La teoria affidabilista della conoscenza di Goldman (1986) è una delle principali posizioni filosofiche nell’epistemologia analitica contemporanea.
Tutti questi modi di riportare il testo sono accettati. In altri contesti può essere più utile citare il titolo dell’opera. Questo perché in ambito non scientifico è più comodo da leggere e rimandare il lettore direttamente al titolo dell’opera considerata. Esempio:
La trama de Il grande Gatsby è incentrata sulla figura di Jay Gatsby.
E’ naturalmente possibile anche:
La trama di Fitzgerald (1925) è incentrata sulla figura di Jay Gatsby.
Quest’ultima, però, deve prevedere una bibliografia in cui compaia il riferimento esteso.
Per quanto riguarda i rimandi a libri è indispensabile mettere in corsivo il titolo del libro. Mentre per le riviste si applica una formattazione leggermente differente. Dato il fatto che in genere le riviste sono specifiche per settore, in genere si segue il sistema di referenza Autore-anno e non Autore-Titolo opera. Inoltre, il titolo dell’articolo non va in corsivo ma tra virgolette e in corsivo va il nome del volume o della rivista in cui è stato pubblicato l’articolo. Quest’ultima indicazione, ancora una volta, vale come guida. In fine, bisognerebbe mettere le pagine dell’articolo. Esempio di citazione di un articolo di rivista:
Goldman A., (1976), “Discrimination and Perceptual Knowledge”, The Journalof Philosophy 73: 771-791.
Per riportare l’articolo in un volume:
Pili G., (2014), “Enrico Pili, uno scacchista silenzioso”, in 57 Storie di scacchi, Messaggerie scacchistiche, 143-150.
Per riportare nel testo la citazione si segue il medesimo principio dei libri, cioè è sufficiente porre il cognome dell’autore e l’anno di pubblicazione dell’articolo (Goldman (1976)) ed eventualmente la pagina (essa va messa obbligatoriamente qualora si stia citando una frase).
Nel caso in cui le citazioni in nota siano riprese dal medesimo autore, si consente una abbreviazione nel sistema di referenza. Ad esempio:
1Fitzgerald S., 1925, Il grande Gatsby, Mondadori, Milano, p. x.
2Ivi., Cit., p. x+n.
3Ivi., Cit., p. x+n…
Ma nel caso in cui si alternino citazioni da altri libri bisogna riportare nuovamente la citazione in modo esteso:
1Fitzgerald S., 1925, Il grande Gatsby, Mondadori, Milano, p. x.
2Ivi., Cit., p.x.
3Pili G., 2012, Un mistero in bianco e nero La filosofia degli scacchi, Le due Torri, Bologna, p. n.
4Fitzgerald S., 1925, Il grande Gatsby, Mondadori, Milano, p. x.
etc.
Per quanto riguarda le citazioni dai siti web, io non conosco ancora un sistema di citazione universale, anche perché purtroppo i siti nascono e muoiono e si evolvono con estrema rapidità. In questo senso, non è ancora chiaro quali saranno tra i prossimi dieci anni i siti che resisteranno alla distruzione imposta dallo stesso sistema di pubblicazione sul web. Tuttavia, è comunque indispensabile, oggi più che mai, citare testi reperiti sul web. Per tanto, se il testo è tratto da una rivista web (come ce ne sono tante, ad esempio Sintesi Dialettica, Aphex, Giornale di storia…) è sufficiente riportare pari pari il sistema in adozione per riviste cartacee sul mondo web, ma alla fine della citazione bisogna inserire il link di riferimento. Questo viene esplicitamente consigliato o richiesto dall’autorevole Stanford Encyclopedia of Philosophy (SEP):
Goldman A., (2006), “Social Epistemology”, SEP, http://plato.stanford.edu/entries/epistemology-social/
Per quanto riguarda le citazioni dei siti web non inseriti nel sistema ISSN (cioè siti che non sono riviste) vale sempre la linea guida (cognome autore, anno di pubblicazione…):
Pili G., (2011), Platone, www.scuolafilosofica.com, http://www.scuolafilosofica.com/622/platone
Oppure:
Pili G., (2011), “Platone”, www.scuolafilosofica.com, http://www.scuolafilosofica.com/622/platone
Oppure:
Pili G., “Platone”, www.scuolafilosofica.com, 2011, http://www.scuolafilosofica.com/622/platone
In base a come si vuole considerare il sito (sia esso più o meno vicino ad una sorta di rivista) si può scegliere un sistema di riferimento piuttosto che un altro. Ma l’importante è che le informazioni in riferimento consentano al lettore di andare a ritrovare il sito e l’articolo considerato tramite un link diretto. Nel caso di una pubblicazione cartacea è un buon costume specificare che i rimandi ai siti sono validi alla data di pubblicazione del lavoro (va da sé che non si può avere la colpa della cessazione di un rimando, ma è bene dire che i link sono stati tutti controllati almeno alla data di pubblicazione del libro o del volume).
Un discorso a parte va fatto per gli autori classici latini e greci che hanno un sistema di citazione diverso, anche se ciò vale in linea di massima. In generale, in pubblicazioni non scientifiche, è sufficiente citare le opere dei classici nei modi già specificati. Ma può essere utile sapere anche come si citano i classici in modo più completo. Il sistema classico prevede la presenza di più “libri” presenti all’interno di un’opera. In secondo luogo, esistono dei codici codificati per ciascun classico, esplicitamente evidenziati a destra o a sinistra del corpo del testo, che è il riferimento a cui bisogna rimandare il lettore. Così bisogna prima di tutto citare il nome dell’autore, il titolo dell’opera, il libro da cui si è tratta la frase, e inserire le cifre del riferimento:
Sallustio, La guerra di Giugurta, III, 3-4.
La citazione sopra ci dice (a) il nome dell’autore, (b) Il titolo del libro (c) Il numero del libro e (c) i numeri di riferimento della citazione.
Quel che speriamo che rimanga al lettore è prima di tutto la logica del sistema di riferimento, perché comunque in base al tipo di pubblicazione in cui andrà il riferimento si possono dare anche altre necessità di citazione (come, ad esempio, riportare la presenza del titolo originario dell’opera e il riferimento alla traduzione in lingua italiana del volume e, in alcune casi, a più traduzioni disponibili). In questa sede abbiamo pensato di privilegiare sistemi di citazione più semplici e più utilizzati e, comunque, sufficienti allo scopo. In tal senso, consigliamo i lettori a chiedere maggiori informazioni ad esperti per esigenze specifiche. In fine, è sempre utile dare uno sguardo alle opere di altri autorevoli studiosi per controllare quali siano i sistemi di referenza codificati in lavori affini. Si tenga presente che, purtroppo, persone autorevoli talvolta citano opere in modo non standard, proprio perché curare le citazioni è quasi un lavoro a sé e, talvolta, non si rispettano perfettamente tutti i criteri. Quel che speriamo, dunque, è che i lettori adesso possiedano i rudimenti sia per leggere sia per inserire citazioni nei propri testi.
Siti utili per approfondire
Psyreview
http://lnx.psyreview.org/informazioni/norme-bibliografiche/ [Contiene delle linee guida molto chiare per la pubblicazione scientifica].
Wikihow
http://it.wikihow.com/Citare-un-Libro [Contiene diversi sistemi di referenza].
SEP
http://plato.stanford.edu/cite.html [Come sempre uno dei centri di informazione più attendibile, consigliato per pubblicazioni scientifiche, specialmente in ambito umanistico].
Buon giorno, se una citazione è facilmente riscontrabile nel web ma non si trova in un libro perché quella frase è stata pronunciata dal suo autore durante un’intervista o in altra occasione, di cui non si hanno notizie certe o nessune, come ci si comporta? Sarà sufficiente il nome dell’autore o questa citazione non si può includere? Grazie.
Gentile Carlo,
Questa è una domanda molto pertinente e interessante nel mondo di oggi. La logica dovrebbe essere (e in SF è) quella di privilegiare la rigorosità. Quindi:
a. Se la fonte è citata da Mario Rossi nell’intervista “XY” ma non si sa se sia accurata, bisogna riferirsi alla fonte quindi scrivere: – “Frase” come detto da Mario Rossi in XY -.
b. Se la fonte è incerta nel senso che anche l’attribuzione della citazione indiretta è incerta (ex: “Un tizio mi ha detto che Mario Rossi in questa circostanza ha detto…”) il mio consiglio è di non usare in alcun modo la fonte a meno che non ci siano circostanze che rendano la necessità tale. Nel caso, almeno dire “C’è chi dice che… ma il lettore deve tener presente che non si tratta di una fonte autorevole etc. etc.. Questo era lo stratagemma usato da Tacito quando non poteva riferirsi precisamente a nessuno: “Si dice che…” Tuttavia, mi sento di dire che se Tacito poteva avere le sue ragioni, oggi con la tecnologia attuale, bisogna essere cauti e attenti. E, dopo tutto, nessuno è Tacito!
c. Se invece la fonte è certa (Mario Rossi) ma si scopre che ha sbagliato, allora bisogna scrivere: Mario Rossi dice “Frase (Sic)” in XY. “Sic” è una locuzione latina per intendere che l’errore – è nella fonte – non in chi la riporta, che consapevolmente sta suggerendo al lettore che sussiste un errore.
Spero di essere stato esauriente. Colgo l’occasione per ricordare (a tutti i nostri lettori) che essere rigorosi è molto importante, che pensare al linguaggio come ad un “fatto” è ciò che consente il progresso in un mondo sempre più elusivo. Gli errori sono sempre possibili, ma è nostro dovere essere rigorosi per quanto possibile.
Scriva pure nuovamente se ha bisogno di ulteriori chiarimenti e la ringrazio per questa domanda,
Giangiuseppe