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Consigliamo – Il piccolo Cavaliere del Re degli Scacchi di C. A. Cavazzoni
“Scacco matto!” Disse il vecchio Evaristo con la mano tremante.
“Al diavolo… ma, alla fine, stavo meglio io…” Rispose acido l’altro signore anziano, Ernesto.
Evaristo e Ernesto erano amici da lunga data e amavano disquisire sulle varie posizioni. Se uno dei due vinceva, l’altro aveva da ridire sul motivo della vittoria. Da circa cinquant’anni andava avanti così. Quel giorno invece…
“Finiamola una volta per sempre. Cerchiamo una conclusione sul come valutare una posizione. In modo oggettivo e inequivocabile. Definitivo.” Disse Evaristo secco.
“Bene. Proponi!” Disse in tono di sfida Ernesto.
“Ci serve un parametro universale per giudicare una posizione. Qualcosa di semplice e sempre presente per stabilire con certezza chi sta meglio o peggio.”
“Quale sarebbe questo parametro? Gli scacchi si giudicano da posizione a posizione. Essi amano la relatività.” Sentenziò Ernesto. “Inoltre, c’è la relatività del giocatore che concepisce valutazioni diverse da un altro.”
“Questo relativismo mi pare troppo estremo. Se così fosse, non potremmo dire che esistono delle situazioni vinte matematicamente. Queste posizioni esistono. Cerchiamone le caratteristiche ed estendiamone il parametro a tutte le altre.”
“Proviamo, proviamo.”
“In una situazione forzata noi operiamo dei calcoli. Questi non sono soggettivi, nel senso che o sono giusti o sono sbagliati. Ciò si può verificare. Delle due l’una. Quindi il calcolo è oggettivo. Mi pare un buon punto di partenza.”
“E’ vero, ma l’operazione è sempre relativa alla posizione.”
“Però i calcoli sono sempre gli stessi, a prescindere dalla posizione particolare: conto dei pezzi, spostamento di questi nell’immaginazione, somme di pezzi che controllano gli stessi punti… Ciò si fa sempre, non è relativo perché i principi fondamentali che si applicano sono gli stessi e validi per tutti.”
“Siamo sempre allo stesso punto. E’ la situazione specifica a determinare il calcolo. Dunque, il calcolo è relativo.”
“Va bene… Abbiamo capito. Siamo d’accordo almeno sul fatto che i calcoli, indipendentemente dalla posizione, sono determinati dalle medesime regole?”
“Si.”
“Allora dobbiamo trovare un’unità semplice che ci consenta di valutare la posizione in modo oggettivo. Dobbiamo, cioè, trovare un punto concreto, oltre alle regole astratte. Così aggiriamo il problema della soggettività che tu stesso hai posto.”
“Sono proprio curioso. Stiamo a vedere! Eh, eh eh!” Ridacchiò Ernesto, scettico.
“Ecco, dobbiamo cercare qualcosa di semplicissimo, talmente semplice che non si può ulteriormente dividere, scomporre. Questo dato deve consentirci di dare una valutazione esaustiva della posizione.”
“Ah! La complessità degli scacchi è proverbiale e evidente. Non lo sai che è una delle poche attività che attiva simultaneamente tutte le aree del cervello? E tu vorresti trovarci qualcosa di semplice? Sei il solito vecchio scemo!”
“Su, aiutami. Cosa c’è di più semplice negli scacchi, secondo te?”
“Mah, il pedone. Il pezzo più elementare. Oppure penso ai finali di re e donna.”
“Però l’uno non può spiegare l’altro. Il fatto è che tu stai pensando a qualcosa di concretamente semplice, che risolvi in fretta o sai usare. Ma il semplice come lo intendo io, non è questo. Ciò che prima impari non è, per forza, il punto più semplice.”
“Bene, vecchio pazzo. Più semplice del pedone e dei finali di re e donna non trovo nulla. Ti sfido io a trovare la pietra filosofale.”
“Allora, ci ho pensato a lungo. Secondo me la cosa più semplice è la casella. Il singolo semplice stupido quadratino. In fin dei conti, possiamo descrivere tutto con le caselle e somme algebriche di caselle. Se ci pensi bene, un pezzo non è altro che una serie di case controllate. Potremmo giocare a scacchi senza pezzi tenendo presente, però, le case che essi controllano e non. Non possiamo giocare a scacchi senza case, né si possono distruggere né mangiare. La mia idea: per valutare una posizione non dobbiamo far altro che contare le case che controllano il bianco e il nero. Chi ne controlla di più sta meglio e chi meno, peggio. Tenendo presente che le case vicino al re, sono più importanti delle altre.” Concluse Evaristo seriamente.
“Possiamo provare. La tua teoria è affascinante!” Disse colpito Ernesto.
“Potenza del ragionamento scientifico!”
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