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Consigliamo le Polis e la civiltà micenea
La civiltà Micenea si sviluppò nella regione del Peloponneso a partire dal 1600 a.C. circa, laddove un popolo nomade che prende il nome di popolo acheo, si stabilì creando una regione abitata, facendo di Micene il polo unitario del loro territorio: era infatti questa la città più grande da cui la civiltà prende appunto il nome. Altre importanti città fondate dagli achei furono senz’altro Sparta, Tirinto, Pilo e Argo. Come tutte le popolazioni seminomadi (o nomadi del tutto) erano dediti alla pastorizia, alla agricoltura locale, alla caccia e alla pesca. Inoltre intrapresero degli scambi commerciali con i cretesi dai quali impararono l’arte della navigazione. Avevano un’organizzazione militare, spesso le stesse città erano in conflitto fra di loro e inoltre dovevano vigilare contro la minaccia degli ittiti, resilienti nell’attuale territorio turco.
Il termine “miceneo” è stato coniato da uno dei più grandi studiosi e archeologi della storia greca, il tedesco Heinrich Schliemann. Invece Micene veniva descritta da Omero come una città “ricca d’oro” ed era da quel luogo che era partita la spedizione contro Troia con a capo Agamennone. Oggi le rovine di questa città vengono ancora ammirate con stupore tremila anni dopo la loro costruzione, e lo stesso, i viaggiatori che visitavano questa zona nel VIII secolo a.C. la ammiravano come luogo di culto, là dove era nato lo splendore dell’antica Grecia.
La civiltà micenea viene fatta “nascere” all’incirca nel XVI secolo a.C. per poi determinarne il declino quattro secoli dopo nel XII secolo a.C.; è il periodo dunque di transizione fra il Tardo Elladico e il Medio Elladico. Quest’ultimo periodo è quello in cui venivano costruite le cosiddette Shaft Graves, vale a dire le tombe a fossa: è molto importante ricordarci che gli archeologici e gli storici grecisti devono molto alle scoperte mediante gli scavi dei siti funerari, tema questo già affrontato in un nostro articolo su www.scuolafilosofica.com.
Attraverso lo studio dei vari circoli delle tombe di Micene, si è studiata a fondo la transizione fra il periodo Tardo e Medio Elladico. Dallo scavo di sei particolari tombe di Micene, Schliemann poté constatare quale fosse la differenza sostanziale fra i due periodi storici: in queste tombe era rintracciabile un lusso impensabile prima di quell’epoca, e di grandi ricchezze. La scoperta delle tombe del circolo A (rispetto al circolo B di tombe risalenti a un periodo precedente, seppur caratterizzate da un certo splendore) venne alla luce nel 1952 d.C.. Come mai ci soffermiamo a parlare dello studio sulle tombe? Si tratta delle uniche attestazioni che ci forniscono dei dati spazio temporali certi: infatti, dagli scavi risultano esserci sovrastrati di palazzi e costruzioni. Sembra infatti che proprio a causa della costruzione del vero e proprio palazzo sull’acropoli di Micene, fosse stato distrutto il resto dell’abitato. Le tombe, infatti, sono state scoperte in una zona situata immediatamente al di sotto dell’Acropoli di Micene, e sono rimaste sostanzialmente intatte.
CIRCOLO B (datazione fra il 1650 e il 1550 a.C.)
Questo circolo di tombe ne comprende 24 (a fossa) ed erano un tipo di tombe nuove rispetto alle modeste tombe a ciste del periodo precedente. Queste erano infatti composte da un entrata principale con camera funeraria, composta da un corridoio e costruita con muri di mattoni o di pietra o ancora ricoperta di un soffitto di legno o ancora di lastre di legno: man mano che passavano i secoli andava affinandosi una certa ritualità e attenzione nella pratica funeraria della sepoltura. Esse erano delle tombe di famiglia: ospitavano tutti i membri di una determinata famiglia ed ogni volta che ce n’era bisogno la tomba veniva riaperta per inumare il defunto, più naturalmente il materiale funerario per accompagnare il morto. Dall’analisi dei parecchi resti di ossa ritrovati si poterono constatare le diverse malattie che avevano riportato durante la loro vita: per esempio dalle ossa di un cadavere di un uomo adulto si constatò che esso aveva contrato l’artrite, in particolare alla spalla destra, questa causata con tutta probabilità dal peso dello scudo. Tra le altre annotazioni, è importante sottolineare che le donne e i bambini ricevessero lo stesso tipo di trattamento funerario.
Il materiale funerario ritrovato comprende numerosissimi vasi di terracotta e in metallo come bronzo, argento e oro, armi in grande quantità, una maschera funeraria, gioielli, decorazioni per abiti, preziosissimi oggetti in cristallo, avorio, maiolica, ambra e persino un sigillo in ametista.
CIRCOLO A (datazione 1570 – 1500 a.C.)
Il circolo A comprende sei grandi tombe a fossa, scavate a grande profondità rispetto al piano. Da notare come tristemente gli archeologi capitanati da Schliemann dispersero senza troppi riguardi degli strati di tombe mesoelladiche. La IV tomba di questo circolo, presa in esempio da tutti i manuali di storia greca per essere la più spettacolare, comprendeva le ossa di cinque individui, di cui tre uomini e due donne; gli uomini avevano tutti una maschera funeraria in oro di straordinaria fattura, particolarità rimasta celebre. Ancora, anche i corpi erano ricoperti interamente di oro. Accanto erano riposti dei diademi, corone e gioielli tutti di grande valore e una trentina di spade dall’impugnatura in oro, in avorio e in alabastro. Erano presenti anche dei vasi cesellati rappresentanti la scena dell’assedio di una città, mentre un altro aveva la testa d’oro; altri due vasi erano invece costruiti a partire dalla base di due uova di struzzo. Nonostante la tomba IV risulti essere la più famosa, anche le altre cinque rimangono di importanza storica e archeologica unica: infatti, in queste sono stati ritrovati cimeli di valore inestimabile tra cui una bellissima maschera d’oro (la celebre Maschera di Agamennone).
Le tombe a fossa di Micene segnano o meno una cesura culturale o addirittura etnica con il periodo precedente? E tutta quella ricchezza, da dove deriva? Sono questi, i due interrogativi che Claude Mossè, storicista greca, si è chiesta riguardo queste tombe. Infatti, questi due circoli di tombe sembrerebbero indicare un forte cambiamento di notevoli dimensioni, ma non necessariamente la cesura fra due mondi diversi. D’altronde trovare risposte è un compito arduo: poco sappiamo riguardo gli usi e costumi della gente comune di Micene. Dagli scavi delle altre città micenee possiamo sì notare un aumento del livello della ricchezza, ma mai quanto a Micene. Probabilmente, visti i particolari disegni di carri da guerra, e la massiccia presenza di armi, potrebbe indicare che ci sia in quei secoli un forte influsso straniero.
Sulle maschere d’oro invece non possiamo fare nessuna supposizione. Un dato certo mai carpito precedentemente, è che si evince la nascita di un nuovo gruppo sociale composta dai ricchi e dai “capi” locali, la cui principale attività e preoccupazione sembra sia essere la guerra. Un popolo però dedito anche a un fiorente commercio internazionale (intermediterraneo): sembra impossibile altrimenti, capire come certi oggetti e certi preziosi siano potuti giungere sino nelle terre micenee. Come detto Micene e Creta erano a stretto contatto fra di loro: i primi impararono dai cretesi l’arte della navigazione.
BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE
Mossè C., Storia dei Greci, Carocci Editore, Roma, 1997
Musti D., Storia Greca, Meridiani Mondadori, Milano, 1989
Lotze D., Storia Greca, il Mulino, Bologna, 1995
Cordano F. e Schirippa P., Le parole chiave della storia greca, Carocci Editore, Roma, 2008
Pili W., Il problema delle origini: gli albori della civiltà greca e le fonti archeologiche mediate dalle fonti linguistiche, www.scuolafilosofica.com, 2013.
Pili W., Introduzione alla storiografia di Erodoto, Tucidide, Polibio e le figure minori, www.scuolafilosofica.com, 2013.
http://www.schliemann-carter.it/
http://www.lafarina.it/files/i_circoli_funerari_a_e_b_di_micene.pdf
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