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Consigliamo – Di Francesco Margoni I veda – Capitolo 1
La sezione che ora affronteremo con un serie di pubblicazioni, la quarta del primo capitolo (titolato “Aurora e nascita”), posteriore a il preludio alla nascita dell’essere, la parola e gli elementi, è dedicata alla chiarificazione della figura del Signore per la concezione vedica. “Chi è il Signore per i Veda?” è la domanda a cui cercheremo di fornire una risposta. Con il termine ‘Signore’ s’intende indicare, genericamente, un qualunque potere (divino) superiore al e indipendente dal singolo uomo, ovvero, non un dio particolare ma il concetto stesso di dio considerato nel modo più ampio possibile. I vari dèi vedici rappresentano il Signore, anche se ognuno è come lo vedesse da un angolatura differente: ogni dio racchiude in un simbolo un aspetto di quel potere superiore ed estraneo che è la divinità stessa. Ogni dio è insieme Dio e un aspetto di esso.
Le diverse pubblicazioni di cui si compone la sezione saranno ognuna tesa a riflettere su degli inni dedicati di volta in volta a varie divinità: Savitr, Agni, Indra, Soma, Varuna, Visnu. Conosceremo dunque qualcosa a proposito del pantheon delle divinità vediche e, di conseguenza, per addizione, qualcosa a proposito della concezione globale del Signore.
La prima pubblicazione è dedicata al dio Savitr, a cui è rivolto l’inno I,35 del Rg-veda, da cui è possibile trarre una caratterizzazione del dio. Savitr è una delle divinità fondamentali per l’uomo vedico. Egli rappresenta il Sole o, meglio, la guida del Sole. Ad esso è volta la richiesta della Gayatri (analizzata in una delle nostre prime pubblicazioni: Capitolo 3. La Gayatri): possa egli illuminare le nostre menti. Tutte le proprietà di questa divinità hanno, in qualche modo, a che fare con la luce. Savitr …
avanza nel suo carro dorato, / spingendolo verso di noi attraverso il vuoto nero come la pece, / conducendo al loro riposo uomini e dei, / dirigendo il suo sguardo su tutti gli esseri creati. / Degno di venerazione, egli segue il suo cammino, / dapprima in su e poi in giù, coi suoi cavalli risplendenti.
Essendo il Sole, o colui che è preposto a guidarlo (in un verso si dice infatti che Savitr vince la malattia guidando il sole, ma potrebbe anche darsi il caso che sia il Sole a guidare il sole), Savitr porta la luce sulla Terra e i suoi abitanti, si pone in antitesi alla tenebra, mancanza di luce, e accompagna la giornata dell’uomo, nel senso preciso di scandirla temporalmente, di sancirne la durata. Savitr guida un carro d’oro, ha occhi e mani d’oro. La componente aurea del dio intende indicare il suo sommo valore, la sua potenza in grado di dare luce al mondo e alle giornate dell’uomo, e persino del dio, la sua infinita bontà, oltreché la sua ricchezza, che desta la richiesta dell’uomo il quale vorrebbe certamente parteciparne. Il dio rinnova continuamente la sua venuta, che è la venuta di luce, ingaggiando una battaglia perpetuamente vinta contro le tenebre; in questo modo scandisce le giornate dell’uomo. La sua venuta è veramente per tutti gli abitanti della Terra. Le tenebre attaccano nuovamente e Savitr, salito sul suo potente carro, ingaggia nuovamente battaglia. Savitr attraversa la notte su un carro ornato di perle, un’immagine, questa, funzionale al descrivere la manifestazione visibile del passaggio del dio nella notte stellata. Le tenebre sono sempre e nuovamente scacciate, non importa quanto buia sia stata la notte, quando feroce la battaglia. Come scaccia le tenebre, il dio scaccia anche il dolore e il pericolo che minaccia l’uomo. Tutti gli uomini vengono protetti dal dio buono Savitr, il quale veglia come una calda figura paterna su Terra e Cielo. Ciò che è vivo può dirsi pertanto nel seno del dio. L’uomo chiede con fiducia a Savitr la sua benedizione, lo adora nel suo potere di sconfiggere la tenebra e il male, lo loda e lo supplica al fine di ottenere la concessione di aiuto e protezione dalle forze avverse; ma, soprattutto, ne resta affascinato.
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