Wolfgang F. Pili www.scuolafilosofica.com
C’era una volta, nel Regno degli Arachidi, sulle sponde del mar più Morto che Vivo, un ragno, anzi un ragnone, un ragnebreo, il quale regnava e ragnava al suo popolo una pura alimentazione kasher.
Questo ragno era un’icona per tutto il popolo e si chiamava Ernesto piede destro di Varisto primo ministro sinistro.
Eravamo circa nel quinto ragnello dopo Isacco e ormai il popolo ragnoide non accettava più le ingiustizie di Ernesto: infatti, dopo un po’ di tempo, Varisto primo ministro, convocò i “Ragni generali” che proclamarono sciopero generale fino a nuovo ordine.
Ernesto era da un po’ di tempo rinchiuso nel suo palazzo e, stufo e stressato, decise di evadere in una notte buia in cui, dopo aver tracannato litri di ragnonau di Rogliastra e Ragnentinu del Rampidano, si prese una cotta.
Però Ernesto era inconscio del suo stato di ubriachezza che lo rendeva protervo e mordace e, senza volerlo, con la sua mole unta e corrosiva distrusse parecchi ragnosi covi rognosi e rifugi arachidi.
A questo punto apparvero le prime luci del sole che mostravano una parte di città distrutta.
In seguito la Ragnozia, grazie alla collaborazione dei ragnicoli stufi di mangiare sempre la stessa cosa, con non poca difficoltà catturò Ernesto e lo incatenò portandolo nella prigione di Ragnaltraz, dove quei ragnipiatti lo misero in un misero letto.
Dopo sei giorni di riposo Ernesto si risvegliò intontito e privo di sensi in un luogo buio e subito due ragni di guardia gli dissero che la sera ci sarebbe stata la sentenza di Varisto che era anche giudice.
Ma in quel momento Ernesto aveva una fisima, cioè quella di bere, ragnonau o ragnentino, naturalmente.
La sera, tutto pimpante, dopo essersi cambiato la cover, si recò al Tribunale della Ragnozia, dove Varisto, molto scettico ma molto saggio, giudicò Ernesto ed emise un aforisma, una sentenza massima tratta da un’antologia di giurisprudenza ragnica, ovviamente dopo aver controllato i suoi precedenti ragnali e frugato, tra un aperitivo “Bava di Ragno” e un cocktail “Bloody Spider”, nel concept store della città.
Le condizioni di Ernesto peggioravano di ora in ora. Infatti, nessuno lo accudiva come doveva, era sempre più uggioso e nel suo blog mentale pensava a qualche ipotesi di fuga da Ragnaltraz e anche a qualche film da ragnare dopo la fuga.
Allora nella mente sua e di Rino (amico prigioniero) si accese una lampadina: avevano visto che nel terreno si poteva scavare. Scavarono, scavarono fino ad arrivare alle fogne che erano dei tunnel ragnosi, umidicci e odorosi.
Li c’erano animali aracnofobici che, appena videro i virili Ernesto e Rino, scapparono. Trovarono una specie di location abbandonata all’interno delle fogne dove c’erano cibarie, macchine da presa e schermi giganteschi: lì rimasero in eterno mangiando, bevendo, guardando film trash di ragni… vivendo depressi e contenti…
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