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Gustavo di Cavour, nato a Torino nel 1804, fu il primogenito di Michele Antonio Benso conte di Cavour e fratello, dal 1810, del più famoso Camillo Benso di Cavour, che come vedremo ebbe validi motivi per essere superiore al fratello più piccolo, come qualità di diplomatico e politico. La scelta di indagare su questa figura politica del risorgimento italiano nasce nel momento in cui ho affrontato lo studio della storia della Sardegna contemporanea e ho avuto modo di osservare come questo personaggio, oltre non avere spazio in nessuna delle mie enciclopedie cartacee e anche sul web, ridicolizzi appunto quel “feudo” che era all’epoca la Sardegna del periodo sabaudo e dell’Italia unita che andava delineandosi nel periodo subito successivo.
Il piccolo Gustavo fu precettato sotto la guida della nonna Filippina de Sales, della mamma e dai precettori di famiglia come l’abate Ferrero e l’abate Giovanni Frezet, oltre l’aiuto del botanico Joseph Marschall. Fin da piccolo dimostrò una certa propensione verso lo studio (a contrario del fratello), ma pur avendo un’indole scontrosa. Per assicurare ai piccoli Gustavo e Camillo una maggiore profondità spirituale ai due futuri politici italiani, la madre Adele de Sellon, donna svizzera di religione calvinista, grazie anche all’aiuto dell’abate Tardì e grazie anche alla devozione di san Francesco di Sales (il santo di famiglia), si convertì al cattolicesimo.
Dopo l’adolescenza diversi stimoli culturali e ideologici, portarono Gustavo a orientarsi verso un’ideologia politica di stampo liberale e cattolico. Si laureò nel 1826 in giurisprudenza, ma in diversi viaggi effettuati fra la Francia e la Svizzera, dove risiedevano i suoi parenti, ebbe modo di studiare in particolare economia politica e filosofia. Il suo prevalente interesse verso lo studio della filosofia morale lo portò a mitizzare la figura di Immanuel Kant, da lui giudicato il “radicale riformatore”, ma lo portò anche allo studio di filosofi di scuola scozzese come Dugald Stewart (1753-1828 di Edimburgo) e di Théodore-Simon Jouffroy (Pontets,1796–Parigi,1842) esponente della filosofia di Victor Cousin.
Utilizzando le sue stesse parole, possiamo definire Gustavo di Cavour “un filantropo cosmopolita” fautore del costituzionalismo, che intravedeva nell’Europa un possibile futuro liberale. Rimaneva comunque molto preoccupato dai moti che scoppiavano in tutta Europa in cui riconosceva solo morte e anarchia.
Anno cruciale della sua vita fu il 1836 quando conobbe a Domodossola l’abate Antonio Rosmini, autore de Le cinque piaghe della chiesa, libro condannato dalla chiesa nel 1888. L’abate Rosmini, oggi beato, ma in odore di santificazione, era un filosofo morale propugnatore del federalismo cattolico assieme a Vincenzo Gioberti, sostenitore del movimento neoguelfista, anche se successivamente, come vedremo, la riflessione di Gioberti e il pensiero rosminiano ebbero modo di distinguersi nettamente, con conseguenti accese diatribe tra i due. Gustavo di Cavour “dedicandosi con fervore allo studio e alla diffusione della filosofia rosminiana ne intraprese l’esposizione e l’apologia. Sotto lo stimolo del rosminianesimo compì nel 1837-38 la stesura dell’ampio Essai sur la destination de l’homme“.[1] Lo scritto è oggi importante per sintetizzare l’etica cattolica borghese del secolo scorso.
L’ammirazione che Gustavo aveva verso l’abate Rosmini, propugnatore di un cristianesimo razionale, lo illuse di poter riportare il fratello Camillo all’ortodossia cattolica: quest’ultimo desistette e anzi fu motivo di maggiori urti sia personali che politici, essendo ormai entrambi deputati del parlamento subalpino.[2] Ormai in aperta lotta col fratello Camillo Benso che all’epoca ormai aveva dato prova agli italiani della sua caratura politica.
Gustavo si era sposato nel 1826, ma nel giro di pochi anni morirono moglie e anche uno dei figli (morto nella guerra di Goito del 1848) e rimasto sempre più solo ebbe comunque modo di affrontare ancora la vita politica risorgimentale con un certo attivismo: nel 1848 fu fra i padri fondatori, nonché direttore, dell’Armoniadella religione colla civiltà, giornale torinese schierato verso posizioni cattolico-conservatrici ma costituzionali. Eletto alla camera dei deputati per la quarta legislatura nel 1851, Gustavo fu un oppositore delle riforme che portavano all’approvazione del matrimonio civile e in seguito del divorzio. Nel 1858 gli venne affidato lo studio di un disegno di legge per la trasformazione in proprietà statali dei diritti d’uso sui beni feudali della Sardegna: vale a dire la trasformazione degli ademprivi, ettari di terreno dedicati all’agricoltura e alla pastorizia comunitari ed equamente divisi fra pastori e agricoltori, in terre ad uso statale, un esproprio ignominoso che portò fra gl’altri problemi, al vertiginoso sviluppo di quello che era già un grave problema nell’isola, vale a dire il banditismo. Gustavo di Cavour, sostenendo che i beni ademprivili non avevano mai avuto padrone, così recitò in un suo discorso in parlamento:
come pure in America, ove gran parte dei beni non sono occupati, il Governo li dice suoi, perché nei codici di tutte le nazioni incivilite i beni che non hanno proprietario si considerano del demanio.
Gustavo di Cavour rincarò la dose difendendo l’idea che quelle terre che “appartenevano” al settore primario della Sardegna, valessero meno di quanto si credesse. Gustavo era un esponente della Destra Storica e la legge che prevedeva l’esproprio degli ademprivi venne approvata, autorizzando lo stato nel 1864 a espropriare 200.000 ettari di terra a favore di se stesso. Come avrò modo di scrivere in un altro articolo, vedremo come Carlo Cattaneo si espose a favore dei sardi in più occasioni, in discorsi commoventi ed encomiabili.
Gustavo Benso di Cavour morì il 26 febbraio del 1864 a Torino.
A cura della figlia, postuma vide la luce la prima parte di un’opera filosofico-pedagogica, Instructions familières d’un père à ses enfants sur la religion et la morale(Paris 1865); la seconda parte, inedita, è conservata manoscritta nell’archivio di Santena.
Bibliografia
www.treccani.it
www.wikipedia.it
www.cavour.info
Pecault G., Il lungo risorgimento, Mondadori, Milano, 2004.
Ortu L., [2011], Storia della Sardegna, Cuec, Cagliari.
Rosmini A., Le cinque piaghe della chiesa, in Opere edite e inedite di Antonio Rosmini, Rome-Stresa, 1966, Città Nuova Editrice).
[1] Dizionario Enciclopedico Treccani, Voce Gustavo Benso di Cavour, www.treccani.it.
[2] Rimandiamo a: Pecault G., Il lungo risorgimento, Mondadori, Milano, 2004.
Bell’articolo! Finalmente qualcosa su Gustavo di Cavour un buon pensatore, ma non un gran politico. Grazie Wolfgang!
Grazie per la lettura Francesco, spero possa averti dato una chiara esposizione, alla prossima!