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Inquadramento tematico: artista di tendenze pessimiste, ideologia progressista evolutasi in un conservatorismo moderato, stile che riprende a tratto lo sturm und drang e il gusto della poesia ossianica e sepolcrale, versi-prosa densi e spigolosi, in cui sono centrali i sentimenti individuali, la tragedia alfieriana è caratterizzata dalla presenza di una figura centrale destinata alla catastrofe: l’eroe è incapace di vincere le proprie sfide.
Vita
Vittorio Amedeo Alfieri nasce ad Asti nel 1749, perse il padre in tenera età mentre la madre si risposa con un altro Alfieri. Vittorio frequenta l’accademia militare tra il 1758 e il 1756, egli fu espulso dall’accademia militare, così che intraprese una serie di viaggi senza fermarsi in nessun luogo in particolare, né si lasciò attrarre dalla vita di corte. I viaggi formativi erano, allora, una delle parti del percorso individuale dei giovani nobili e facoltosi. Le sue preferenze si orientavano sui paesaggi solitari, lontani dalle città affollate. Tornato a Torino, inizia a riflettere sulla propria vita ed inizia in questo periodo la sua attività letteraria, era il 1773.Già nel 1775 viene inscenata la sua prima tragedia: Cleopatra. Da questo momento vive una vita appartata, all’insegna di un intenso lavoro produttivo (1775-1790). Dopo un primo momento in cui soggiorna a Torino, Alfieri, stufo di rifarsi ad un’autorità invadente, nel 1778 lascia ogni possedimento alla sorella, quindi va ad abitare prima in Toscana e poi a Roma (1776-1780). Conosce sia Cesarotti che Parini, due importanti intellettuali e letterati di ideali illuministi, nel 1783. Tra il 1785 e il 1792 compie diversi viaggi nella capitale francese, risiedendo stabilmente in Alsazia. In fine, si reca a Parigi durante gli anni della rivoluzione. Dopo un inizia sintonia con gli ideali e la prassi dei rivoluzionari, se ne discosta ben presto, come aveva fatto Giuseppe Parini. Muore nel 1803.
Scheda
Personalità inquieta, Alfieri è il primo intellettuale italiano che incarna la figura del pensatore eternamente insoddisfatto e alla perenne ricerca di ciò che è sempre destinato a non tornare, un ideale e un’immagine dell’intellettuale del periodo romantico. Incapacitato a risolvere problemi esistenziali, perché, di per sé, insolubili, l’autore inscena drammi in cui il protagonista è un eroe destinato a lottare solo, in quanto è comandato dalla sua stessa natura indomabile ed irriducibile in cui il sentimento individuale e di affermazione di sé è sempre destinato alla tragica fine. E’ l’individuo, nel momento della negazione, ciò che descrive Alfieri e di ciò è in gran parte consapevole.
Lo stile non può che essere conseguente alla perdita dell’ottimismo storico dell’illuminismo in cui l’individuo e la Storia possono migliorare progressivamente le condizioni dell’umanità. Alfieri non vede una risoluzione positiva dell’esistenza e ciò è testimoniato dalla sua stessa esistenza errabonda e mai pienamente pacificata. Stile denso, a tratti sublime e inquieto, irriducibile ai canoni della serenità armonica del neoclassicismo. La grande fortuna di Alfieri è dovuta alla sua mitizzazione in età romantica, ormai alle soglie al termine della sua vita e produzione.
Bibliografia
Casadei A., Santagata M., (2007), Manuale di letteratura italiana medioevale e moderna, Laterza, Roma-Bari.
Dizionario Critico della Letteratura Italiana, UTET, Torino, Voll. 1.
Dizionario Garzanti della Letteratura, Garzanti, Milano.
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