Iscriviti alla Newsletter!
La guerra dei mondi di H.G. Wells
Un brav’uomo a capo di una comunità costretta a vivere sotto terra per via della guerra che si combatte in superficie tra gli Stati Occidentali liberali e i Rossi viene costretto ad andare in superficie per recuperare un pancreas artificiale in grado di salvare la vita del meccanico dell’officina, l’unico uomo a salvarli dal disastro della sottoproduzione. Nello stesso tempo un uomo-Yance scrive il suo articolo più importante senza usare gli utili meccanismi di produzione di discorsi artificiali e, per questo, viene chiamato dal dominatore del mondo, Stenton Brose, per un incarico importante. Nello stesso tempo, Lantano, un altro uomo-Yance sembra avere un piano per rendere libero il popolo, costretto in schiavitù sottoterra. Parallelamente il potente capo dell’agenzia di spionaggio più potente del mondo con sede a Londra sembra aver scoperto qualcosa di veramente importante.
La penultima verità è uno dei lavori della maturità di Dick come scrittore di fantascienza, un lavoro che egli stesso considerava tra i migliori. La fantascienza si declina, come spesso nei romanzi di Dick, come un mondo tecnocratico il cui scopo è quello di mantenere un ordine costituito attraverso la forza, per mezzo di un sistema di produzione di falsità autentiche.
La società presentata è fortemente burocratizzata e classista, classismo imposto non dalla stratificazione sociale economica o dal livello di strutture sociali definite in base al ruolo (come nel medioevo). La classificazione è dovuta ai parametri burocratici sanciti per definire i singoli individui. La struttura viene mantenuta salda dai vertici grazie ad un potente apparato pubblicistico che produce continuamente resoconti falsi per la massa, la quale viene privata di ogni mezzo e di ogni diritto in nome dell’imperativo di una guerra che è cessata da vent’anni. In realtà, la classe dominante tiene salde le masse proprio con l’oculata gestione delle informazioni e grazie alle ragioni di natura psicologica, così che nessun individuo ha la capacità di dubitare che la guerra sia ancora in atto e che la legittimità di una difesa ad oltranza sia da mettere in discussione. Tuttavia, nessuna falsificazione può durare tanto a lungo da non concedere errori. Così c’è chi dubita, una minoranza silenziosa e, per questo, impotente.
Siamo, così, in un mondo in cui il vero sembra falso e falso vero, impossibile da discernere l’una cosa dall’altra. Dick scava nella coscienza di un mondo che ha perso di vista l’idea di poter vivere ancorato alla realtà, continuamente scisso tra il dato reale e quello immaginario. E come le onde prodotte dal frangersi delle onde stesse negli scogli, una sorte analoga segna anche i vertici della società, che, per giustificarsi, sono costretti continuamente ad una costruzione di prove false, fino ad arrivare al parossismo della costruzione di una macchina del tempo per formare indizi “reali”.
Il romanzo di Dick, inoltre, può essere anche letto in controluce come il tentativo di mostrare come ogni ultima verità sia sempre la penultima, cioè che esiste sempre un’alternativa che sconfessi quanto detto fino al momento precedente, proprio perché l’alternativa si rivela sempre essere “vera” fino a prova contraria. L’immagine globale, perché si tratta di un romanzo difficile da valutare nei singoli punti, è quella di una società schiava del surrogato, incapace di vivere senza di esso, tanto alla base che ai vertici. Un mondo in cui l’unico ideale, quello della verità, sembra essere impossibile, proprio perché, in ultima analisi, non esiste nessuna verità. Così che, alla fine, non c’è spazio per nient’altro che non sia illibertà, fascismo e solitudine:
La nebbia può penetrare dall’esterno e giungere fino a te; può invaderti. Così pensava Joseph Adams mentre fissava la nebbia, quella del Pacifico, dalla finestra alta e lunga della sua biblioteca: una struttura faraonica ricavata da frammenti di cemento (…). E poiché era sera e sul mondo stava calando l’oscurità questa nebbia lo spaventava così come l’altra nebbia, quella interna che non invadeva, ma si allungava, si muoveva e riempiva le parti vuote del suo copro. Di solito la seconda nebbia veniva chiamata solitudine.[1]
Dick ci offre un viaggio all’interno del nostro mondo, un mondo nel quale non si riesce molto facilmente a distinguere la menzogna dalla verità perché chi è addetto a dire la verità dice continuamente menzogne, l’essenza della propaganda dei regimi totalitari perché, in ultima analisi, secondo Dick, la stessa società liberale è una società totalitaria.
DICK PHILIP K.
LA PENULTIMA VERITA’
FANUCCI
PAGINE 253
EURO: 5,90
[1] Dick P. (1964), La penultima verità, Fanucci, Roma, (2009), p. 17.
Be First to Comment