Scopri Intelligence & Interview di Scuola Filosofica!
Iscriviti alla Newsletter!
Consigliamo l’immortale Lord Jim
Gioventù è un racconto breve che si inserisce all’interno di quel ciclo ideale (e, forse, non solo) di racconti in cui Conrad condensa tutta la sua poetica e la sua più incisiva vena artistica: Linea d’ombra, Tifone, Cuore di tenebra.
Il titolo è il succo stesso del racconto nel quale l’autore trasfigura l’immagine e la sensazione di pienezza della giovinezza stessa, quell’apparentemente breve periodo della vita in cui le circostanze più impensabili nascondono in sé tutta la pienezza dell’esistenza. La trama del racconto, l’avventura di un giovane secondo ufficiale in una vecchia barca diretta a Bangkok alle prese con incidenti di ogni tipo, è una magnifica allegoria in cui ogni simbolo è celato all’interno della trama ma il cui chiaro e immaginifico significato è, allo stesso tempo, evidente per ciascuno. Come nella vita, le pure sensazioni portano con sé qualcosa di più alto e grande.
Fa parte della poetica (ammesso che abbia senso parlare di “poetica”) di Conrad la narrazione della giovinezza e del suo trapasso. Se il grandioso affresco di Lord Jim non solo enuncia la giovinezza e il suo romanticismo ma anche la sua inevitabile fine, in Gioventù la fine non è il trapasso ma la pura e semplice rimembranza di un periodo di vita finito.
Gioventù e romanticismo sono due aspetti importanti sia del racconto sia dell’opera di Conrad: egli è lo scrittore del crepuscolo del mito romantico, dell’Io assoluto, della piena coscienza felice. Il racconto non è solo l’allegoria spicciola di un po’ di vissuto di tutti, è il manifesto della nascita di una nuova epoca, quella degli eroi falliti, degli apolidi. L’eroe non è più al centro del mondo, semmai lo è ai margini. E lo stesso “eroe” si sgretola nella sua umanità, non più un titano ma semplice uomo nell’intero complesso della sua quotidianità. Conrad è il testimone della fine di un epoca, quella dove ancora si poteva sognare un mondo privo di difetti, una civiltà occidentale dominante senza macchie perché senza paure. L’inquietudine della perdita dell’illusione di potenza assoluta e invincibile, molto prossima ad una leopardiana coscienza del male Storico e Cosmico, si adombra nel protagonista anziano che “racconta” non solo la sua giovinezza, non solo la giovinezza di ciascuno ma il termine di un momento dell’umanità, iniziato probabilmente al principio della filosofia greca e, ormai, concluso in un suo aspetto rilevante.
La fine del romanticismo conduce non solo ad una ideale conclusione delle sue tematiche, presenti ma rilette all’interno di un quadro ben più concreto e brutale ma, allo stesso tempo, denso di significato: esso implica anche una rivisitazione dello stile, del modo di concepire la scrittura che trova in Conrad un magnifico esecutore (in particolare nei racconti già citati): immaginifico, potente, dall’uso prezioso della lingua, sempre capace di catturare e condensare immagini visive con sensazioni impalpabili, inesprimibili se non aggirando la parola e costringendola a parlare di quei moti dell’animo che l’uomo non ha imparato, perché impossibile, a nominare. La lingua conradiana risolve il problema dell’inesprimibile aggirandolo, come l’uomo che vuole vedere la luce dando le spalle al sole.
Conrad in Gioventù è capace di portare con sé il cuore di ognuno, la fame di avventura oltre ogni immaginazione, la fantasia antica primordiale e prendere con sé, per mano, un intero periodo storico. Un racconto di un’assolutezza icastica.
Joseph Conrad
Gioventù
Biblioteca ideale tascabile
Be First to Comment