Stefan Zweig, Francesco Vitellini (traduzione di), Dostoevskij. Tormento e passione di una scrittura immortale, Santarcangelo di Romagna, Diarkos, 2024.
L’interesse critico per la biografia di Fëdor M. Dostoevskij è rivelato, a un esame dello status quaestionis, dal mare magnum di contributi che compongono una bibliografia illustre. Di Dostoevskij si sono occupati, tra i tanti, anche critici e intellettuali di importanza cardinale come René Girard, Michail Bachtin e György Lukács. Sul fronte biografico, hanno scritto contributi fondamentali, tra i vari, Anna Gregor’evna Dostoevskaja, sua seconda moglie, e lo scrittore russo Leonid Grossman. L’attenzione critica ed editoriale alle sue opere è ancora molto viva, e il carattere articolato di queste, una moltitudine di significati, di dimensioni, di piani che si intrecciano, le rendono un oggetto privilegiato della pratica esegetica, che senz’altro ha ancora molto da dire. In questo panorama si inserisce anche il lavoro di Stefan Zweig (1881-1942), celebre biografo viennese (sebbene i suoi campi di attività fossero ben più plurimi). Fu egli autore molto prolifico; dopo la Prima Guerra Mondiale propose contributi biografici su Honoré de Balzac, Charles Dickens e Fëdor Dostoevskij nel volume Drei Meister (1920). La biografia di Dostoevskij è presentata secondo la traduzione di Francesco Vitellini, edita da Diarkos (2024).
Il lavoro di Stefan Zweig, pur abbracciando l’intento biografico, rinuncia ad un impianto marcatamente cronologico del personaggio. Altresì, Zweig rifiuta di proporre un’esegesi generale delle sue opere, da cui tentare di tracciare un profilo biografico. L’intento di Zweig non è quello di proporre un’opera vagamente manualistica a cui attingere per un immediato soddisfacimento della ricerca di informazioni; è di contro un’opera che presenta Dostoevskij come uomo, prima ancora che come autore. La ricerca di Zweig, si evince ben presto, è volta a rintracciare le radici del tormento e della passione che saranno poi gli elementi distintivi delle sue opere. La ricerca non passa dunque attraverso un’indagine unicamente esegetica, ma tramite l’analisi minuziosa dei tratti costituenti dell’autore. Ciò rende ragione, ad esempio, di un capitolo dedicato a una prosopografia (Il viso, pp. 15-18), volta a dimostrare come già il volto dell’autore presentasse tracce dei sentimenti che saranno poi riversati nelle sue opere. L’analisi prosopografica, e successivamente quella più puramente biografica, danno una visione perfettamente lucida del lato più umano di Dostoevskij, impostando questa umanità, di fatto, come la chiave di interpretazione dell’autore e della sua letteratura.
Dall’analisi prosopografica, l’opera progredisce analizzando dapprima il dato meramente biografico, il vissuto di Dostoevskij, tutt’altro che scontato e sicuramente imprescindibile alla piena comprensione e al pieno apprezzamento delle sue opere, per poi passare a un’analisi dai toni maggiormente esegetici. Proporre un’analisi letteraria delle opere di Dostoevskij è un passo fondamentale nella strutturazione di una biografia, ma proprio in questo contesto si riconosce il genio di Stefan Zweig biografo: il capitolo dedicato a I personaggi di Dostoevskij (pp. 59-80) presenta un impianto dapprima comparatistico, ponendo in relazione gli eroi delle opere di Dostoevskij con i personaggi di Balzac, elevato ad «archetipo» (ivi, p. 62) del romanzo francese, e con quelli del romanzo tedesco. L’impianto si risolve poi in uno sguardo dall’alto che proietta una luce non concentrata sulle singole opere, ma sull’intero patrimonio letterario di Dostoevskij, e certamente non in maniera confusionaria, ma dimostrando grande capacità di governare sapientemente l’intero patrimonio, estrapolando quanto necessario a seconda del contesto.
Il volume presentato da Diarkos propone la magistrale biografia di Stefan Zweig in traduzione a cura di Francesco Vitellini: l’opera di traduzione ha l’indiscusso merito di rendere a pieno la prosa emotivamente carica, fortemente poetica e incisiva di Stefan Zweig. Un lavoro di assoluto valore, che rende accessibile e linguisticamente piacevole un’opera biografica cardinale alla scoperta di Dostoevskij. La traduzione di Vitellini rende molto bene la complessità del personaggio preso in esame, è ben noto che «Dostoevskij è unito completamente a tutti i misteri dell’essere attraverso la determinazione della vita e la formazione del destino. Il suo mondo si trova tra la morte e la follia, il sogno e la realtà ardente e chiara» (ivi, p. 11). La chiarezza e scorrevolezza della traduzione garantisce l’accessibilità ai lati più misteriosi, e pertanto affascinanti, della letteratura e della biografia di Dostoevskij.
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