L’intento della mia relazione è quello di analizzare i vari aspetti della letteratura gotica, conscio che il lavoro da me svolto sarà comunque di notevole impegno, visto che il corpus letterario che mi appresto a presentare è alquanto vasto.
Con questa premessa intendo soffermarmi principalmente sui singoli aspetti mostrati dai vari romanzi di ambientazione gotica e come i classici elementi, che hanno reso famoso questo genere, si differenzino, con il passare del tempo, fra un’opera e l’altra. Gli stereotipi, ripresi da ambientazioni medievali e riproposti, spesso in maniera distorta, sono infatti presenti in numerose storie.
La letteratura gotica sarà, appunto, presa in considerazione sotto le caratteristiche che la contraddistinguono, in elementi presenti o quantomeno accennati nella narrazione: castelli infestati dagli spettri, sotterranei che si disperdono in numerose direzioni, cavalieri, eroine in preda a terrore, mostri e licantropi[1]. Questi sono i punti in comune, appartenenti all’insieme dei romanzi di ambientazione gotica, che presenterò e cercherò di analizzare.
A causa della vastità dei romanzi gotici, mi limiterò, in alcune circostanze, a citarne brevemente la storia, mentre, nei casi in cui il romanzo abbia avuto un notevole successo, mi soffermerò un po’ più a lungo a raccontarne la trama. La mia relazione avrà, quindi, un preciso metodo nel trattare questo genere, un metodo che sarà sviluppato secondo tre aspetti fondamentali: il primo di questi riguarda un breve riassunto della storia; il secondo si concentra sugli elementi stessi della storia, elementi in grado di renderla di ambientazione gotica; il terzo, e fra i tre probabilmente è quello più difficile da affrontare, si prospetta di osservare se vi siano stati cambiamenti negli elementi gotici in opere diverse, appartenenti ad autori diversi, con il passare del tempo, dettati da mode, interessi in un particolare periodo storico, oppure, nel caso in cui non vi siano differenze da notare, sotto quali forme particolari romanzi si assomigliano l’un con l’altro.
Fatta questa premessa, è importante chiarire di che cosa si parla quando ci riferiamo alla narrativa gotica. Innanzitutto, si tratta di un genere che è nato negli anni fra il 1760 e il 1820, ma che si è diffuso a partire da quegli anni fino ai nostri giorni, inaugurando un genere che rappresentasse un vero e proprio revival del Medioevo[2].
Le forme che il Medioevo acquisì in questo genere letterario saranno però trasportate in altri ambiti culturali che, a partire dal XVIII secolo, risentiranno dell’ampia trasformazione, come l’architettura o la pittura. Proprio all’architettura gotica si rifecero molte delle descrizioni dei castelli, dei cunicoli, dei vari anfratti, e all’interno della letteratura si cercò di copiare tale stile nelle varie descrizioni degli ambienti.
La letteratura gotica aveva un significato particolare proprio dal termine gotico stesso, il quale ebbe un’eco enorme fra gli scrittori del periodo. Il termine gotico fu in qualche modo modificato in questo periodo. Non si intendeva propriamente la tribù dei goti che avevano avuto un ruolo nella caduta dell’Impero romano, piuttosto, nell’immaginario degli scrittori del 1700, acquistò un valore più ampio di “teutonico” o “germanico” pur mantenendo un chiaro riferimento al periodo medievale. Inoltre, il termine gotico iniziò a diventare qualcosa di tenebroso, per certi aspetti malvagio, ma soprattutto caotico; un caos che si confà in modo ottimale, nell’essere accostato all’ordine e alla civilizzazione dell’età classica, precedente a quella medievale. Nascono da qui delle contrapposizioni che segnano i limiti del genere letterario: gotico equivale a barbarico, caotico, violento, arcaico, pagano, in contrasto al civilizzato, ordinato, luminoso periodo classico.
Allo stesso tempo, ciò che è gotico si presenta anche come acceso di un particolare vigore, di un fuoco e di una magnificenza, di cui la cultura inglese, creatrice del genere, aveva un gran bisogno[3].
Sono proprio gli inglese ad inaugurare il genere gotico e questi autori di cultura anglosassone, nonostante abbiano un certo rilievo nella storia della letteratura, vengono spesso posti in secondo piano dalla critica letteraria: si parla di Horace Walpole, Ann Radcliffe, Matthew Lewis, C.R. Maturin, Mary Shelly.
La tradizione da cui essi attingono deriva da quattro principali aree. La prima, riguarda l’eredità dell’antica Britannia, nella possibile accessibilità del XVIII secolo. Autori come Thomas Gray, esperto dell’antica poesia gallese, e Thomas Percy, impegnatosi nella traduzione delle Northen Antiquities di P.H. Mallet, per avvicinare i suoi lettori alla storia dell’Europa del Nord, si adoperarono nella diffusione della conoscenza riguardante il passato.
La seconda è quella delle ballate, la raccolta Reliquest of Ancient English Poetry di Percy riportata in auge questo genere, che si diffonde attraverso numerosi poemi, fra i quali possiamo citare Ancient Mariner di Coleridge (1797-1798).
Le terza è quella della poesia medievale. Thomas Tyrwhitt dedicò fra il 1775 e il 1778, su questo tema, un’edizione critica alle opere di Chaucer.
Infine, si diede maggiore valore all’opera di Spenser e degli elisabettiani, che non avevano ricevuto nessun’altra attenzione dalla critica dalla metà del XVII secolo.
Insomma, una volta poste le basi per la letteratura gotica, si cercò di creare un genere nuovo che potesse avere una maggiore diffusione come forma di lettura poco impegnata. Presentando gli elementi che ho elencato, si ricercava, molto spesso, di accattivare i lettori attraverso scene di spiccato sensazionalismo. Non sempre, quando la storia ci raccontava di eventi passati, si trattava di ambientazioni che fossero possibilmente veritiere, descrivendo minuziosamente castelli o rovine, con dovizia nei particolari. Molte volte, essa si concentrava su aspetti grotteschi, violenti o manifestazioni selvagge e barbariche[4]. Per questa ragione, il genere si prestava a numerose ripetizioni, elementi più o meno presenti nel gran numero dei romanzi gotici, come l’abbandono dell’eroina all’inizio della storia o la presenza di monaci malvagi e irriverenti. L’eroina, generalmente timida e riservata, poteva avere un padre di animo duro e tirannico, accompagnato da servi alquanto goffi, che si prestassero a scene comiche[5].
È ancora l’eroina che si trova ad affrontare personaggi che tentano di insidiarla, in queste circostanze veniva portata alla ribalta la figura della vergine perseguitata, perennemente inseguita da vari seduttori. Nel caso in cui si parli di seduttori appartenenti all’ordine ecclesiastico, l’autore tendeva a sottolineare la vena polemica che i letterati inglesi avevano, principalmente, nei confronti del papato, e di come egli confidasse in una fede protestante, libera dai vincoli della Sacra Romana Chiesa. La fede protestante conferiva, infatti, il potere religioso nelle mani del re, disposto a governare con un parlamento ed una costituzione a limitarne il suo potere[6] e su questa salda fede gli inglesi confidavano ormai da moltissimi anni.
Il cattivo è il personaggio che meglio rappresenta i tratti grotteschi. Per quanto, in alcune storie, potesse essere anch’egli caratterizzato in maniera goffa, la sua caratteristica più importante risiede sempre nel saper perseguire i propri scopi, a tutti i costi. In possesso di infinite risorse, cerca di imporre la propria volontà agli altri personaggi della storia, coinvolgendoli in mille peripezie, e imponendo loro la consapevolezza di non poter fuggire al proprio fato. Il cattivo mostra allo stesso tempo sia gli aspetti grotteschi, sia un indiscutibile carisma e fascino, che gli autori, nei vari romanzi, pensano sempre bene di conferirgli.
Prima di passare ad affrontare i singoli romanzi da vicino, iniziando dalle origini del genere letterario, è necessario presentare un ulteriore delucidazione, visto che la letteratura gotica si contrapponeva al pensiero del proprio tempo. Sto parlando, infatti, della nascita dell’Illuminismo e del pensiero razionalista nel XVIII secolo, il quale, allontanandosi dalla fede, al posto della religione rivelata promuoveva il progresso scientifico come unico portatore della vera conoscenza. La ragione umana rappresentava l’unico mezzo per conoscere l’universo, e se anche vi fosse stato un dio, la sua figura veniva relegata a creatore di tutto, ma con nessun altro ruolo da svolgere nei confronti del suo creato.
Seguendo questa prospettiva, l’Illuminismo fu anche visto da molti come un’ossessiva ricerca della razionalità in tutti gli aspetti umani, una minaccia che andava a colpire le passioni e le emozioni umane, le quali soccombevano ad una sfrenata ricerca di una ragione, che si supponeva fosse presente in tutte le cose.
Il gotico cercò, allora, di scontrarsi con questo diffuso modo di pensare, così come vi si scontrarono gran parte degli autori dell’epoca. Esiste un termine, il sentimentalismo, che unisce vari generi letterari che si diffusero in quest’epoca, in polemica diretta con il razionalismo. Anche se lo stile gotico fu solo una parte della corrente letteraria del sentimentalismo, è tuttavia opportuno citare questo genere poiché rappresenta la matrice dalla quale ha preso vita il gotico. Il sentimentalismo, che cercava di rivalutare le emozioni contro il sopprimente utilizzo della ragione umana, introdusse poi stili letterari che trovarono successo all’interno del gotico. Il monologo interiore era un modo per presentare ai lettori la complessità psicologica nei personaggi, difficilmente inquadrabile in un’ottica puramente razionale, mentre le emozioni facevano da sfondo in tutti i romanzi. Le emozioni furono spesso descritte in modo alienante, esasperato e spesso eccessivo, ma insieme alla descrizione dei volti, da cui far trasparire i vari sentimenti, erano le uniche “armi” per sconfiggere l’Illuminismo[7].
Uno degli elementi introdotti dal critico classico Longino, inoltre, che ben inquadra il filone letterario della letteratura gotica è il concetto di sublime. Forse a causa del rinnovato interesse per l’antichità ci si rivolse a questo autore prendendone ampio spunto nelle direzioni, da lui suggerite, sullo stile di scrittura. Il Longino propose di ricercare nello stile non un’attenta descrizione dei dettagli, ma di concentrarsi su ciò che può incantare il lettore. Il sublime serve proprio a questo, a dare quel tocco in grado di rendere l’opera magnifica, ovvero l’innalzare e l’ingrandire qualunque tipo di descrizione ai suoi livelli massimi. Senza perdersi nei particolari, la volontà del Longino è quella di mostrare uno stile che indichi, al posto delle piccole descrizioni minuziose, il grandioso e l’eccessivo, anche se circondato dalle piccole pecche o errori[8].
I temi del Longino furono ripresi da Edmund Burke in un trattato dal titolo Origins our Ideas of the Sublime and Beautiful, nel quale egli cercò di collegare per la prima volta il concetto di sublime a quello di terrore. Il terrore viene accostato al sublime, perché, nei toni più accesi e nelle circostanze più disparate, se utilizzato in modo da farlo provare anche al lettore, esso non è altro che qualcosa di sublime. Sublime in quanto nient’altro è paragonabile alle sensazione di terrore nella mente di una persona, nessun altro sentimento può raggiungere tale apice[9].
La sublimità del terrore si accompagna allo stupore, descritto da Burke come l’attività dell’anima che lascia in sospeso tutte le altre emozioni. La sospensione di tutte le altre attività consiste nell’allontanamento di qualsiasi tipo di ragionamento e la ragione si allontana, dalla mente umana, poiché viene spazzata via dall’improvvisa sensazione[10].
Il terrore viene, allora, preso come simbolo di una narrativa emotiva.
Sebbene Burke si rivolgesse ai romanzieri gotici, il suo trattato può presentarsi come una sorta di manifesto della letteratura gotica, mostrando l’importanza della sfera emotiva in contrasto alla filosofia razionalista dell’epoca e della ricerca di una narrativa dalle tinte forti come cura al “malessere” degli eccessivi ragionamenti.
Anche questi importanti elementi saranno presenti nella letteratura gotica, che si muoveva all’interno del contesto anti-illuminista.
Vediamo a questo punto da vicino quali sono i romanzi di stampo gotico.
[1] Cfr. David Punter, Storia della letteratura del terrore, Editori Riuniti, Roma, 2000, p. 5
[2] Cfr. David Punter, Storia della letteratura del terrore, p. 5
[3] David Punter, Storia della letteratura del terrore, pp. 8-9
[4] Cfr. David Punter, Storia della letteratura del terrore, pp. 9-11
[5] David Punter, Storia della letteratura del terrore, p. 13
[6] http://it.wikipedia.org/wiki/Romanzo_gotico
[7] Cfr. David Punter, Storia della letteratura del terrore, pp. 26-30
[8] Cfr. Pseudo-Longino, Del Sublime, Laterza, Bari, 1965, pp. 63-68
[9] Edmund Burke, A Philosophical Enquiry into the Origin of Our Ideas of the Sublime and Beautiful, a cura di J.T. Boulton, Londra, 1958, p. 39
[10] Cfr. Edmund Burke, A Philosophical Enquiry into the Origin of Our Ideas of the Sublime and Beautiful, p. 57
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