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Sviluppo politico nell’Atene arcaica: da Solone a Clistene

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Come nella storia arcaica della maggioranza delle polis, anche quella di Atene è caratterizzata dalla debolezza dell’organizzazione statale e dal predominio delle famiglie aristocratiche. Nelle mani dell’aristocrazia c’era il più importante collegio formato dai nove arconti, così come un organismo di circa trecento membri denominato Areopago, così detto dal nome della collina dedicata ad Ares dove si tenevano le assemblee, al quale spettavano la giurisdizione dei reati di sangue, la custodia delle leggi e il controllo sui magistrati stessi. La forza dell’aristocrazia emerse a partire dalla metà del VII secolo a.C. precisamente fra il 636 o il 632 a.C., durante la quale ad Atene il giovane Cilone cerca un gruppo di seguaci per imporre la tirannia nella polis. Ma la casata degli Alcmeonidi, destinata ad essere protagonista per diverso tempo, fermerà Cilone (che riuscirà a fuggire) e truciderà i suoi seguaci, causa di una damnatio memoriae da parte delle fonti storiografiche di Erodoto e di Tucidide.

A seguito di questa crisi non si impose una tirannide, come nella maggior parte del mondo greco, ma piuttosto delle figure riformatrici: la prima senz’altro fu quella di Dracone, della quale non si sono conservate molte informazioni certe. Egli tuttavia fu incaricato dal demos oplitico di elaborare un codice giuridico, poi nominato “Costituzione draconiana”. Descritta da Aristotele nella Costituzione degli ateniesi, non si hanno però certezze sull’autenticità di questa. La seconda figura riformatrice di cui invece disponiamo ben più informazioni è quella di Solone: membro del ceto egemonico, Solone svolse un ruolo di rilievo all’interno della politica arcaica ateniese, già prima di diventare un legislatore era parte dei Sette sapienti della Grecia. Possiamo definire Solone come il primo riformatore greco di progressista (il lettore sia benevolo nei confronti di questa licenza poetica che, però, ci sembra calzante): il suo operato suscitava il malcontento dei potenti, lesi sia negli interessi materiali sia negli interessi politici e tentò in più circostanze (anche se spesso invano) di aiutare il demos. Dal 594 a.C., Dracone esercitò la carica di arconte.

Uno dei suoi primi provvedimenti per contrastare la crisi ateniese fu l’abolizione dei debiti, primo elemento che andava contro gli aristoi che naturalmente traevano grande vantaggio dai prestiti. Con questa riforma Solone fece richiamare in patria tutti coloro che erano stati espulsi dalla città per cause di debiti, aumentando allo stesso tempo il livello di povertà all’interno delle quattro mura di Atene. Con l’abolizione dei debiti andava di pari passo l’abolizione della schiavitù. Un intento di Solone era quello di realizzare un eunomia, un buon governo, in cui diritti e doveri dei cittadini fossero commisurati al ruolo di ciascun membro della società.[1] Tuttavia la politica di Solone non era priva di limiti morali e politici, malgrado le fonti ci tramandino un Solone democratico e benevolo, la storiografia moderna reputa questo mito vagamente infondato. Fu infatti Solone a introdurre definitivamente la divisione in classi per censo: ad Atene a partire dal 594-593 a.C. i cittadini erano divisi in quattro classi sociali, definite sulla base del reddito agricolo di cui ciascuno disponeva.

La ricchezza era misurata in base al reddito agricolo: coloro che possedevano un censo di cinquecento medimni di cereali, o altrettanti metreti di olio, facevano parte della classe più alta dei pentacosiomedimni; chi possedeva almeno trecento medimni di cereali, o olio, faceva parte degli ippeis, cavalieri; chi possedeva almeno duecento medimni di cereali, o olio, faceva parte degli zeugiti. Tutti coloro che non avevano almeno duecento medimni di cereali o olio erano denominati teti, il ceto dei meno abbienti. Questi ultimi avevano il solo diritto di partecipare all’assemblea e ai tribunali, con le dovute restrizioni. Il potere politico rimane così una prerogativa assoluta dei ceti potenti da un punto di vista economico, limitando così la portata rivoluzionaria e democratica del legislatore e così il potere rimase saldamente nelle mani delle prime due classi sociali.

I pentacosiomedimni inoltre avevano un collegio specifico, denominato il Collegio dei tesorieri di Atene. Gli zeugiti che appartenevano ai piccoli e medi proprietari terrieri, militanti inoltre nella fanteria oplitica, potevano ricoprire soltanto le magistrature minori. I teti invece come detto non avevano nessuna possibilità di poter ricoprire delle cariche pubbliche, tuttavia era loro riconosciuto il diritto di partecipare alle assemblee, nonché di far parte dell’eleia, il tribunale popolare, a cui ogni cittadino poteva rivolgersi per far causa contro i magistrati.[2] Dal 593 a.C., anno in cui Solone concluse il suo compito di arconte, fino alla tirannide di Pisistrato, non ci sono giunte informazioni certe. Questa tirannide, come vedremo, presenta degli aspetti in comune con quelle analizzate nell’articolo precedente (LINK), ma anche dei punti “esclusivi” essendo essa instauratasi dopo l’opera di un legislatore.

Pisistrato è stato un tiranno di Atene in tre periodi. Alla base dell’avvento di questo tiranno sembra esserci stata la nascita di tre fazioni: i Pedieci, o gente della pianura, erano i vecchi rappresentanti dell’antica aristocrazia fondiaria; i Parali, o gente della costa, erano i rappresentanti della classe mercantile; infine, i Diacri (o Iperacri), o gente delle colline, erano la massa dei contadini poveri, a cui si appoggiò Pisistrato. Egli apparteneva fondamentalmente a quella classe verso cui aveva accese contese politiche: era un membro dell’aristocrazia e scelse di appoggiare il demos prima di tutto per soddisfare le proprie ambizioni personali, sfruttando la reputazione che godeva presso gli opliti. Pisistrato, infatti, era probabilmente stato un capo militare durante il periodo soloniano. Ed è proprio a partire dalla critica all’operato legislativo di Solone, che Pisistrato fonderà la sua politica. La sua ascesa la vertice di Atene arriverà nel 561-560 a.C. sfruttando per prendere il potere nell’Acropoli (un colpo di stato) una scorta di trecento uomini che gli era stata data con un falso stratagemma. Dall’alto dell’Acropoli ateniese tenne il potere per sei anni, fino a quando Megacle (rappresentante dei Parali) e Licurgo (rappresentante dei Pedieci) non riuscirono a deporre il tiranno costringendolo all’esilio che durò dieci anni a partire dal 556 a.C..

Tornò prepotentemente ad Atene, a seguito di un’alleanza con Megacle dovuta alla rottura di quest’ultimo con Licurgo. Tuttavia l’intesa fra i due non durò a lungo e Pisistrato fu nuovamente costretto a lasciare la città. Venne esiliato nella ricca zona mineraria della Tracia occidentale e poi ad Eretria, dove ebbe modo di accumulare parecchio argento per poter arruolare una vera e propria milizia personale che lo porteranno nel 546 a.C. a riaccaparrarsi il potere della polis, aiutato però anche dall’esercito di Tebe e di Nasso. Da questo momento in poi Atene conoscerà un periodo di tirannide che durerà fino al 510 a.C. con la caduta di Ippia. Sarà difficile in questo periodo distinguere l’operato di Pisistrato da quello dei figli, almeno dal 528-527 a.C. in poi, anni cui si data la morte del tiranno che riuscì ad assicurare ad Atene un periodo di pace prolungato e di rispettare l’ordinamento istituzionale vigente. Pisistrato riuscì ad ottenere anche l’amicizia degli aristocratici.

Pisistrato concedesse prestiti agli agricoltori più poveri e si adoperò contro i grandi proprietari terrieri che avevano un’eccessiva predominanza sui teti. È in questo periodo che verrà coniata per la prima volta la dracma ateniese con l’effige di Atena da un lato della moneta e dall’altro di una civetta, simbolo della saggezza. Il settore artigianale ebbe un grande sviluppo con la massiccia espansione della ceramica di tipo attico a figure nere. Con Pisistrato la polis assunse un ruolo di rilievo regionale: vennero fondate importanti colonie e stipulati preziosi accordi commerciali che porteranno Atene ad essere un centro strategico delle cartine geografiche del mondo greco e persiano.

Pisistrato tentò, come altri tiranni, di incentrare sulla propria città una forza politica egemonica: Atene centro del mondo greco, Atene centro della scultura, dei monumenti e della cultura. Con la dinastia dei Pisistratidi, Atene accrebbe fortemente il culto di Atena, imponendone il culto e meta di importanti pellegrinaggi. A partire dal 510 a.C. con l’uccisione di Ippia, fratello minore di Ipparco (già tiranno) si accese l’opposizione aristocratica dove gli alcuni uomini preminenti sul piano politico cercarono l’appoggio del demos per destituire i tiranni Pisistratidi. L’Alcmeonide Clistene, figlio dell’avversario di Pisistrato, ebbe modo di prendere in mano le redini della politica ateniese.

Clistene (565 a.C. circa) è stato un legislatore ateniese figlio di Megacle della dinastia degli Alcmeonidi. Pochi protagonisti della storia greca hanno avuto una così grande importanza come quella di Clistene: con lui si avrà un totale rivolgimento delle precedenti forme istituzionali, dando vita alla prima esperienza democratica del mondo greco e occidentale. Da subito Clistene ebbe l’ardore di cercare l’appoggio di quella parte di popolazione urbana: nel 508-507 a.C. anno in cui era arconte il suo rivale Isagora.

Clistene, che già aveva ricercato l’appoggio del demos con l’imposizione pacifica di una riforma che concedeva la cittadinanza alla massa e che modificava il numero delle tribù presenti nella polis, sembra proprio aver fondato in questo biennio il consiglio dei cinquecento che diverrà la pietra miliare della costituzione democratica ateniese. Isagora con l’appoggio del re di Sparta cercò di sciogliere il consiglio istituito da Clistene, riuscendo a generare esclusivamente dei gravi conflitti interni fra gli isagoriani e i clisteniani, questi ultimi in numero assai superiore. Il demos stava cominciando ad appropriarsi dei concetti di libertà, di uguaglianza e soprattutto di democrazia. Ritornando alla riforma di Clistene, il numero delle tribù era passato da quattro a dieci, con lo scopo, secondo Aristotele, di far partecipare un maggior numero di persone alla politeia, ovvero all’attività politica, favorendo anche l’ingresso dei nuovi cittadini stranieri. Questi furono degli elementi filosofici di integrazione democratica la cui novità non va sottovalutata.

La riorganizzazione delle tribù venne seguita dalla creazione di trenta gruppi di demi o trittie, dove erano a loro volta divise in tre parti: la trittia di Atene e dintorni, la trittia della Paralia e una trittia della Mesogea (la regione dell’interno). Ogni tribù era formata da tre trittie con lo scopo di aumentare i legami di solidarietà regionale e di scalzare l’aristocrazia ancora legata al grande latifondo. Cittadini, nobili e plebei, vecchi e nuovi cittadini si ritrovavano ora insieme in un unico consiglio per discutere assieme e cercare soluzioni per il buon vivere, per una buona eunomia, buon governo. Le istituzioni della città si fondarono tutte sulla nascita del gran consiglio che da questo momento chiameremo bulè dei cinquecento (o Consiglio dei cinquecento). I rappresentati della bulè, denominati buleuti, erano estratti a sorte in numero di cinquanta per ogni tribù. Clistene fondò così le basi per la nascita della democrazia, che vedrà la sua massima fioritura con le riforme qualche decennio più tardi di Efialte e di Pericle. Senz’altro Clistene è stato il padre dell’isonomia, ovvero di quel concetto di uguaglianza, che rimane una delle più grandi invenzioni di Atene.[i]

BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE

Mossè C., Storia dei Greci, Carocci Editore, Roma, 1997

Musti D., Storia Greca, Meridiani Mondadori, Milano, 1989

Lotze D., Storia Greca, il Mulino, Bologna, 1995

Cordano F. e Schirippa P., Le parole chiave della storia greca, Carocci Editore, Roma, 2008.

Pili G., Guerra e società nel mondo antico, www.scuolafilosofica.com, 2013.

Pili W., Il problema delle origini: gli albori della civiltà greca e le fonti archeologiche mediate dalle fonti linguistiche, www.scuolafilosofica.com, 2013.

Pili W., Introduzione alla storiografia di Erodoto, Tucidide, Polibio e le figure minori, www.scuolafilosofica.com, 2013.

Pili W., Civiltà micenea, www.scuolafilosofica.com, 2013


[1]Uno slogan soloniano sarebbe potuto essere “Avanti il lavoro, abbasso le diseguaglianze!”

[2] Un TAR antelitteram.


[i]Mossè C., Storia dei Greci, Carocci, Roma, 1997.


Wolfgang Francesco Pili

Sono nato a Cagliari nell’aprile del 1991. Ho da sempre avuto nelle mie passioni, la vita all'aria aperta, al mare o in montagna. Non disdegno fare bei trekking e belle pagaiate in kayak. Nel 2010 mi diplomo in un liceo classico di Cagliari, per poi laurearmi in Lettere Moderne con indirizzo storico sardo all'Università degli studi di Cagliari con un'avvincente tesi sulle colonie penali in Sardegna. Nel bimestre Ottobre-Dicembre 2014 ho svolto un Master in TourismQuality Management presso la Uninform di Milano, che mi ha aperto le porte del lavoro nel mondo del turismo e dell'accoglienza. Ho lavorato in hotel di città, come Genova e Cagliari, e in villaggi turistici di montagna e di mare. Oggi la mia vita è decisamente cambiata: sono un piccolo imprenditore che cerca di portare lavoro in questo paese. Sono proprietario, fondatore e titolare della pizzeria l'Ancora di Carloforte. Spero di poter sviluppare un brand, con filiali in tutto il mondo, in stile Subway. Sono stato scout, giocatore di rugby, teatrante e sono sopratutto collaboratore e social media manager di questo blog dal 2009... non poca roba! Buona lettura

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