- Tutte le proprietà morali sono proprietà naturali
- Tutte le proprietà morali sono ricondotte agli stati psichici di piacere e dolore
- Piacere e dolore sono dei termini morali naturali dunque, sono passibili di calcolo
- Le proposizioni in cui compaiono i termini di “piacere” e “dolore” hanno valore prescrittivo
- Esistono differenze nei piaceri
- Per discernere i vari tipi di piacere si può ipotizzare la presenza di giudici imparziali che emettano sentenze imparziali sui vari piaceri
- Quantità di uguali di piacere sono desiderabili per persone diverse
Se tutte le proprietà morali sono proprietà naturali e tutte le proprietà morali sono ricondotte agli stati psichici di piacere e dolore allora tutti i moventi per ciascuna azione nascerà o dalla massimizzazione del piacere o dalla minimizzazione del dolore. Mill accetta pienamente l’idea utilitaristica, ben radicata nella cultura empiristica inglese, secondo cui il bene consiste esclusivamente nel piacere. Che ciò sia vero è dato dal fatto che gli uomini agiscano in base a quel presunto assunto, sempre o per lo più. Di conseguenza, tale principio è assunto sia come movente reale delle azioni sia come movente universale: ogni massima pratica equivale ad un imperativo categorico, nel suo genere.