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Tag: Sun Tzu

Il pieno e il vuoto – Il sesto capitolo de L’arte della guerra

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Per avere un vantaggio ottimale sul nemico bisogna essere primi ad arrivare sul campo di battaglia. Il nemico andrà dove vuoi se saprai fargli immaginare di trarre vantaggio operando una certa mossa, ovvero il nemico è suscettibile alla logica dei premi e delle punizioni, tanto quanto lo sei tu: “Ciò che fa muovere il nemico dove vuoi tu, e di sua iniziativa è la prospettiva dei vantaggi. Se invece vuoi impedirgli di andare in un certo luogo, prospettagli un danno”. Per colpire un nemico attaccalo dove non si può difendere e scegli di difendere ciò che sai che ti attaccherà. Per combattere un nemico non dargli mai delle tue intenzioni e valuta e compara sempre tutte le alternative: “E così, se desidero intraprendere la lotta, il nemico non potrà sottrarvisi: perché attaccherò ciò che è costretto a salvare”. Non dare la possibilità al nemico di leggere le tue mosse implica che il nemico dovrà difendere tutto e contemporaneamente, così egli dovrà concedere debolezze: la guerra non si vince se non sfruttando le debolezze dell’avversario. Bisogna temere il nemico in ristrettezza numerica perché tenderà ad organizzarsi con più precisione che se avesse molte truppe: “La scarsità di forze induce a preparare la propria difesa. Persino un nemico superiore numericamente può essere indotto a non combattere”. La tattica prevede la scoperta dei piani dell’avversario attraverso ricognizioni e pungolamenti che costringono il nemico a effettuare mosse che mostrino i suoi piani. Così “la vittoria si consegue adattandosi al nemico”.

Carl Von Clausewitz – Analisi di filosofia della guerra


Abstract

Carl Von Clausewitz. Analisi di filosofia della guerra intende ricostruire il pensiero dell’uomo d’arme, storico e pensatore del warfare Carl Von Clausewitz. L’analisi è partizionata secondo una distinzione tematica dei principali nuclei del pensiero di Clausewitz in relazione alla dottrina pura della guerra. L’analisi critica condotta ha garantito la possibilità di approfondire singoli punti tematici particolarmente rilevanti in sede di dottrina del warfare, in particolare abbiamo privilegiato l’aspetto epistemologico della teoria di Clausewitz rispetto ad aspetti più propriamente interessanti per la pratica militare. In particolare, l’epistemologia clausewitziana è stata ricostruita sulla base di alcune semplici assunzioni dell’epistemologia analitica contemporanea per meglio mettere in luce tutte le sfaccettature, altrimenti incoglibili nella sua integralità, dello straordinario pensiero filosofico di Clausewitz.


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Il quinto capitolo de L’arte della guerra – Lo Shih


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Non c’è differenza tra organizzare un piccolo o un grande esercito perché si tratta di organizzare e contare. Combattere contro un piccolo o un grande esercito è questione di forma e segni. Per vincere bisogna usare metodi straordinari e ortodossi. Il metodo ortodosso implica seguire regole organizzative strutturali, la pianificazione nella circostanza; il metodo straordinario implica lo sfruttamento della circostanza adeguata, dell’espediente per forzare la situazione: “un’operazione militare ha il sopravvento quando è come una pietra scagliata conto un uovo”. Gli elementi della guerra (il Tao, il generale, i soldati, il cielo e la terra) sono limitati ma le loro combinazioni sono infinite. Lo Shih è la capacità di colpire sul punto di massima debolezza con tutte le forze a disposizione. Così che il colpo virtuoso è il rapporto tra la massa a disposizione per puntare contro la debolezza e l’unità di tempo. La strategia produce organizzazione e caos, forza e debolezza.

La forma – Il quarto capitolo de L’Arte della Guerra

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L’arte della guerra si basa sull’inganno e sulla capacità di sfruttare gli errori del nemico, perché l’errore implica la presenza della debolezza da sfruttare. La possibilità di non perdere dipende dalle nostre sole forze, mentre la vittoria dipendente congiuntamente dalla nostra capacità e dalla debolezza dell’avversario. La difesa è in vantaggio sull’attacco perché può essere inattaccabile mentre l’attacco è costretto a prendersi dei rischi per attaccare. Prendersi dei rischi significa concedere debolezze e avere debolezze significa esser caduti in fallo, così che l’attacco ha molte più probabilità di sbagliare che non la difesa, per questo “Se ti difendi sei più forte, se attacchi sei più debole”. La vera abilità consiste nel vincere chi si può battere facilmente e la vera abilità non è vincere cento battaglie: la suprema arte sta nell’abbattere un nemico già sconfitto. Il metodo della forma consiste di cinque condizioni: calcolare la lunghezza,  calcolare il volume, calcolare il numero degli elementi coinvolti, confrontare le parti e raggiungere la vittoria. Il territorio genera la lunghezza, la lunghezza il calcolo, il calcolo il confronto, il confronto la vittoria. Così si può concludere che “l’operazione militare vittoriosa è come cento grammi contrapposte a una piuma”.

La forma – Il quarto capitolo de L’arte della guerra

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L’arte della guerra si basa sull’inganno e sulla capacità di sfruttare gli errori del nemico, perché l’errore implica la presenza della debolezza da sfruttare. La possibilità di non perdere dipende dalle nostre sole forze, mentre la vittoria dipendente congiuntamente dalla nostra capacità e dalla debolezza dell’avversario. La difesa è in vantaggio sull’attacco perché può essere inattaccabile mentre l’attacco è costretto a prendersi dei rischi per attaccare. Prendersi dei rischi significa concedere debolezze e avere debolezze significa esser caduti in fallo, così che l’attacco ha molte più probabilità di sbagliare che non la difesa, per questo “Se ti difendi sei più forte, se attacchi sei più debole”. La vera abilità consiste nel vincere chi si può battere facilmente e la vera abilità non è vincere cento battaglie: la suprema arte sta nell’abbattere un nemico già sconfitto. Il metodo della forma consiste di cinque condizioni: calcolare la lunghezza,  calcolare il volume, calcolare il numero degli elementi coinvolti, confrontare le parti e raggiungere la vittoria. Il territorio genera la lunghezza, la lunghezza il calcolo, il calcolo il confronto, il confronto la vittoria. Così si può concludere che “l’operazione militare vittoriosa è come cento grammi contrapposte a una piuma”.

Strategia di attacco – Il terzo capitolo de L’arte della guerra


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Lo scopo di un combattimento non è quello di distruggere un nemico ma è quello di ridurlo all’impotenza per conquistarlo intatto. Un nemico distrutto non è più niente, un nemico impotente è costretto a eseguire gli ordini del vincitore. Attività di suprema importanza per vincere il conflitto: sconvolgere la strategia del nemico, spezzare le alleanze, attaccare il suo esercito, non assediare le sue città fortificate. La presa di una città fortificata ha un costo dispendioso in termini di tempo ed energie, per tanto, l’attacco ad una fortezza è quasi sempre privo di grande utilità. Il comandante abile è colui che assume come fine la vittoria suprema e non si discosta da tale direttiva, sicché la massima abilità è nella conquista senza combattere. Le condizioni della vittoria sono le seguenti: il sovrano non deve interferire con le decisioni del generale e il generale deve essere capace; tutti gli uomini dell’esercito sono animati dal medesimo scopo; bisogna sapere quando è il momento di attaccare e quando non lo è; bisogna saper comandare un esercito, piccolo o grande che sia; bisogna essere preparati ad ogni imprevisto. Conosci te stesso, e il nemico non potrà mai batterti: conosci te stesso e il nemico, e sarai invincibile.

Operazioni belliche – Il secondo capitolo de L’arte della Guerra


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La guerra trae la sua possibilità dai mezzi materiali che si posseggono. La durata di uno scontro dipende dalla propria capacità di reggere lo sforzo fisico richiesto per sostenerlo. Lo sforzo bellico, qualche che sia la sua natura, richiede energie prolungate per il suo mantenimento e il consumo delle energie abbatte le forze e il morale, sicché laddove non c’è una mente salda, non c’è braccio che funzioni. La conoscenza dei problemi inerenti al confitto mostrano chiaramente il prezzo per cui si combatte e lo rendono quantificabile. In questo senso, la rapidità in guerra è una duplice virtù: rende minimo il consumo di energie vitali e raggiunge l’obbiettivo.

Il secondo capitolo de L’arte della guerra tratta delle ripercussioni dell’economia di guerra, intesa in senso più ampio del solo dispendio economico. Sun Tzu mette in evidenza la necessità di pensare al conflitto come ad una condizione di perpetuo e perdurante consumo di risorse materiali ed energie psichiche e fisiche. La catena che lega l’esercito alla madrepatria alimenta un circolo vizioso di impoverimento fisico ed economico e, conseguentemente, morale, ciò inteso nella dimensione emotiva della parola. Un esercito deve cercare di sostenersi esclusivamente sul territorio nemico, così da ridurre la forza dell’avversario senza imporre il pericoloso circolo vizioso. Questo è espresso con tutta l’acutezza e profondità delle parole di Sun Tzu:

Valutazioni strategiche – Il primo capitolo de L’arte della guerra

By vlasta2, bluefootedbooby on flickr.com – https://www.flickr.com/photos/bluefootedbooby/370458424/, CC BY 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=1616406

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Il primo capitolo de L’arte della guerra parla delle valutazioni strategiche e dei sistemi di valutazione del generale. Esso è rivolto al sovrano, colui che ha in mano le decisioni di uno Stato.

Un sovrano virtuoso sa far assumere il Tao (la Via) alle sue truppe, vale a dire che egli sa trasmettere il proprio scopo a tutti coloro che devono partecipare alla sua realizzazione, così che un pugno di uomini possa agire come un sol uomo: “Il Tao è ciò che induce il popolo a condividere lo stesso obbiettivo del governante al punto di non darsi pena di vita o morte per non deluderlo”.[1] Sun Tzu assume la sussistenza di un principio unificante e agente in modo che non si dia una dissipazione di energia nel contenere le singole spinte individuali o di sottogruppi, spinte che costituirebbero delle forze non perfettamente indirizzate verso un unico obbiettivo. Se questa condizione è violata, allora il generale avrebbe a che fare con dei problemi di sedizione interna, così che ciascuna componente dell’esercito costituirebbe un elemento ostile a se stesso, in quanto parte di un insieme, imponendo, così immediate difficoltà pratiche nella realizzazione delle operazioni militari: “Se impieghi un generale che segue le mie valutazioni, egli sarà sicuramente vittorioso. Fallo dunque rimanere. Se impieghi un generale che non segue le mie valutazioni egli sarà sicuramente sconfitto. Allontanalo”.[2] Il generale, dunque, deve essere valutato in base alle sue capacità relative a quanto detto.

Sun Tzu: uno studio sull’arte della guerra

Abstract

L’arte della guerra è un testo fondamentale sia da un punto di vista storico che individuale. La sua analisi costituisce un’importante occasione per studiare più a fondo le leggi stesse del conflitto e di come queste siano la base della stessa realtà quotidiana. Il saggio si divide in due parti: la prima tratta degli aspetti più astratti e filosofici che Sun Tzu considera esplicitamente o implicitamente. La seconda parte tratta del contenuto dei singoli capitoli. Nonostante l’attenzione per la lettera del testo, proponiamo continui riferimenti in merito alla quotidianità, al punto di vista individuale e al punto di vista storico.


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Struttura del’articolo

1.  Parte 1. La struttura: ontologia, figure centrali, epistemologia.

Capitolo 1: Ontologia

Capitolo 2: Figure centrali

Capitolo 3: Epistemologia

Capitolo 4: I tre generi di analisi di Sun Tzu: analisi descrittiva, normativa e prescrittiva

Capitolo 5: Sun Tzu come Maestro di vita



Capitolo 1

Ontologia

Sun Tzu non è un filosofo in senso stretto, ma egli lascia passare un’intera visione del mondo. Per questo è possibile soffermarsi sui fondamenti del suo pensiero e ciò che egli può intendere come assolutamente primitivo, rispondendo a domande filosofiche fondamentali come “cosa c’è?” e “in cosa consista la conoscenza?” In questo capitolo risponderemo alla prima domanda.

L’arte della guerra è un testo dominato da alcune tesi ontologiche di fondo estremamente importanti e profonde. Esse costituiscono la base sottostante ad ogni considerazione di natura strategica e tattica, giacché Sun Tzu ritiene che ogni decisione nell’arte del conflitto sia subordinata alla conoscenza degli elementi ultimi della realtà nelle loro configurazioni contingenti.