Veniamo al tema della nascita umana in quanto espressione, non più a livello cosmico e piuttosto individuale e collettivo, della vittoria dell’essere sul non-essere, della luce sulle tenebre. Il legame tra la singola esistenza e il Tutto, o l’insieme di tutte le esistenze, sembra essere molto stretto secondo il pensiero vedico. Per capirlo basta analizzare la motivazione con cui si attribuisce la proprietà della sacralità all’atto di generazione e nascita dell’uomo.
Visnu, divinità secondaria nei Veda ma di importanza primaria nei testi successivi, in particolare nei Purana, è il dio déi ‘tre magnifici passi’, in definitiva, il Signore supremo.
L’inno I,7 del Rg-veda ci aiuta a comprendere quali sono le caratteristiche principali del dio Indra.
Col tuo tremendo potere, / Indra, temibilissimo, / aiutaci in battaglia / a conquistare grandi bottini. / Indra noi invochiamo / in tutti i tipi di contesa, il nostro amico che scaglia / contro le forze del male i suoi dardi.
Uno stimolante articolo apparso recentemente sull’Indian Journal of Psychiatry col titolo “Morality and moral devolopment: Traditional Hindu concepts”, ci fornisce l’occasione di richiamare l’attenzione sui punti centrali della visione indù tradizionale. Gli autori definiscono la morale come un costrutto che permette la differenziazione tra le intenzioni, le decisioni e le azioni buone (o giuste) e cattive (o sbagliate).
Agni, il Fuoco, è, per noi, che crediamo sentire come sentirono gli antichi, una delle metafore o delle figure più interessanti e affascinanti del pensiero vedico. In questo scritto, oltre a dire qualcosa per fissare la figura di Agni, proverò a spiegare alcuni motivi della nostra fascinazione per essa. L’inno di riferimento è I,145 dal Rg-veda.
Sempre dal Rg-veda (X,90), uno dei passi più interessanti incontrati fin’ora, riguardante l’Uomo Cosmico e la creazione dell’universo per mezzo del sacrificio di esso. Il Purusa o Uomo Cosmico è sia il concetto di uomo esteso all’intero cosmo esistente e agli dei, sia il concetto del cosmo, o in generale della totalità dell’esistente, inteso con le categorie proprie dell’uomo. Forse è più semplice definire l’Uomo Cosmico attraverso la chiarificazione del suo ruolo all’interno del processo creativo della realtà. Egli, attraverso il sacrificio di se stesso, dà la possibilità alla realtà di essere e divenire; il suo corpo è smembrato e dilaniato di modo che la molteplicità degli esseri possa sussistere – e questo significa, per converso, che la molteplicità degli esseri partecipa di un solo Essere, appunto l’Uomo Cosmico. Ma vediamo cosa ci dice con esattezza il passo X,90 del Rg-veda.
Mille teste ha l’Uomo / mille occhi, mille piedi; / cingendo la Terra da ogni lato, / la superò per l’ampiezza di dieci dita.
Il passo è preso dal Rg-veda (X,121), ed è in sostanza una preghiera e un inno di lode e glorificazione al dio primo, responsabile della creazione (Signore delle creature = Prajāpati). A questo dio, l’unico a pervadere (paternamente) tutto ciò che è vivente (il che sta a dire che esso è la fondamentale condizione necessaria delle forme viventi), viene chiesto di esaudire i propri desideri, così da venire in possesso di molti doni (rayi, tesori; la cui sostanza non viene comunque esplicitata).
Meditiamo sullo splendore glorioso / del divino Vivificatore. / Possa egli illuminare le nostre menti.
La Gayatri è uno dei mantra vedici più conosciuti (il suo nome deriva dal metro con cui è stata composta), anch’esso appartenente alla Samitha Rg-veda (III,62,10). Si tratta di una preghiera da recitarsi ogni giorno all’aurora e al tramonto; infatti il dio a cui è rivolta è il Sole, Savitr.
Lo scopo della prossima pubblicazione di una serie di articoli, già iniziata con un articolo di introduzione generale volto a rispondere brevemente alla domanda cosa sono i Veda, è quello di presentare al lettore un percorso riflessivo sviluppatosi durante la lettura d’un antologia di testi Veda (scelti da R. Panikkar, edizione italiana BUR a cura di M.C. Pavan). Ogni articolo si soffermerà a commentare o presentare, sinteticamente e nell’ordine stabilito dall’edizione antologica della BUR, generalmente una raccolta di poche unità di passi vedici, raccolti attorno ad un tema comune. Ogni pubblicazione aiuterà a capire meglio e progressivamente l’insegnamento che è possibile trarre dai Veda, il quale, ne sono convinto, possa essere recepito non esclusivamente dagli iniziati; ma soprattutto avrà lo scopo di presentare in termini chiari e semplici il contenuto dei testi. Non si tratterà tuttavia di un commento accademico al testo, anche se, pur sempre e prima di tutto, di riflessioni condotte e presentate nel rispetto dell’obbiettività e della precisione, ma personali, in quanto la parola contenuta nei testi vedici è parola viva solamente quando, per così dire, ruminata dal lettore, il quale con essa compie un percorso di trasformazione interiore e comunque personale. Intendo dunque condividere questo percorso, poiché credo possa essere fonte di stimolo o anche solo di intrattenimento, oltre che di chiarificazione complessiva e di promozione d’un contenuto culturale e modo di pensare per lo più ignorato. Il lettore si prepari ad un lungo viaggio.