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Pili G., (2019), Anche Kant amava Arancia Meccanica – La filosofia di Stanley Kubrick, Pistoia: Petite Plasiance
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Non si tratta di un libro (anche se la serie è tratta da un libro). E non si tratta neppure di un ebook. Si tratta di una delle serie televisive più quotate e viste del momento. Innanzi tutto, colgo l’occasione per ringraziare il mio giovane amico, Matteo Bucalossi, che mi ha spronato a immergermi nella visione della serie. Ma Matteo non è stato il solo a indirizzarmi verso l’analisi di House of Cards, visto che anche un altro amico, Luca P**o, mi aveva a suo tempo chiesto un parere tecnico. Nonostante il mio inveterato scetticismo circa le serie televisive e sitcom, dato il fatto che Matteo e Luca non si erano sbagliati in altre circostanze, ho deciso di dare credito alla sua testimonianza e vedere di che si trattava.
House of Cards è un intreccio di storie che fanno capo all’eroe negativo, Frank Underwood. Che si tratti dell’eroe è presto detto: da quando gli viene rifiutato il ruolo di segretario della difesa, egli si industria in tutti i modi per avere il suo riscatto, fino a diventare presidente degli Stati Uniti d’America, dopo l’impeachment del presidente Garrett Walker, di cui era diventato il vice presidente. Che si tratti di un eroe negativo è evidente per chiunque abbia visto anche solo cinque minuti della serie: rifiuta i valori umani come limite ultimo alle azioni (politiche), non dispone di alcun valore religioso (dato che arriva sino a sputare sul crocefisso) ed è discutibile che nutra sentimenti amorevoli verso la moglie. Perché l’amore e la benevolenza sono cose assai diverse e vanno tenute distinte. Si aggiunga al quadro che Frank Underwood ha anche un polimorfismo sessuale a dir poco stupefacente: sembra il classico eterosessuale capace di avere moglie e amante contemporaneamente, ma poi si scopre una sua vena omosessuale, fino a giungere a condividere sua moglie con la sua guardia del corpo.