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Tag: Prova ontologica di San Anselmo

Spiegazione della prova ontologica di San Anselmo

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Anche La prova ontologica spiegata ad un amico


La proposta di Anselmo si basa sui due significati distinti del verbo “essere”: presenza e essenza[1]. Una proposizione vera o è suffragata dai fatti oppure è vera indipendentemente da quelli: la distinzione di Kant è chiara. Esistono proposizioni sintetiche e proposizioni analitiche. Le proposizioni analitiche sono le deduzioni logiche a partire da premesse (2 + 2 = 4 è una proposizione analitica giacché è un’inferenza dalle premesse dell’algebra, la definizione di numero e di somma algebrica). Le proposizioni sintetiche nascono dall’esperienza: “Oggi c’è il sole” è vera se e solo se c’è effettivamente il sole.

Il grande miraggio: la prova ontologica – Una spiegazione introduttiva al problema.

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Le prove ontologiche dell’esistenza di qualcosa, le più celebri sono quelle di Dio, sono tutte volte a dedurre l’esistenza di qualcosa (l’essere-stare ) dall’essenza (l’essere-qualità ).

Il problema per i pensatori cristiani era quella di non poter dimostrare l’esistenza di Dio. Infatti, a Dio bisogna credere e di Lui non si può sapere con esattezza se esista o meno. Tuttavia, non è facile, per tutti coloro che ragionano, doversi rassegnare ad una più pacata visione delle cose: Dio non è dimostrabile. Ebbene, proprio perché non ci si rassegnava e si aveva necessità di dare un “fondamento stabile” alle proprie dottrine, tutte incentrate sull’esistenza di un Essere sommo, si imponeva da sé il problema di dimostrare l’esistenza di Dio. Non a caso, pensatori quali Cartesio e Spinoza, pur fuoriuscendo dal pensiero “medioevale”, fanno riferimento alle varie versioni della prova ontologica. La fortuna di tale “dimostrazione dell’esistenza” arriverà fino a Hegel, nonostante Kant si fosse prodigato a chiarificarne l’insensatezza.