Ognuno di noi conosce bene la differenza tra un potere esercitato con la prevaricazione, la violenza e l’intimidazione, e un potere al quale, invece, ci sentiamo in dovere di obbedire perché giusto e legittimamente acquisito. È la differenza tra un potere basato sulla paura e un potere basato sul rispetto.
Se questa distinzione ci risulta familiare, ben poco sappiamo su quando emerga durante lo sviluppo la capacità di comprendere la differenza qualitativa che passa tra le varie forme del potere. Nel senso comune, e per lungo tempo in psicologia, si è pensato che un ruolo importante nell’acquisizione di questa conoscenza lo giocasse l’educazione, e che il bambino dovesse aspettare molti anni prima di poter intuire che all’autorità, quando legittima, si deve obbedienza.
Con una serie di esperimenti, raccolti in uno studio recentemente pubblicato sui Proceedings of the National Academy of Sciences, insieme al Prof. Luca Surian dell’Università di Trento e alla Prof.ssa Renée Baillargeon dell’Università dell’Illinois, ho per la prima volta riscontrato la presenza, già nella prima infanzia, di una comprensione intuitiva della differenza tra una forma di potere basata sull’aggressività e una basata sul rispetto reciproco e sull’autorevolezza di chi è al comando.