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Tag: Paradossi

Il paradosso dell’analisi

Possiamo analizzare la nozione di padre dicendo che “essere un padre” vuol dire essere un genitore maschio. Però, se ciò è corretto, sembra allora che si dica la stessa cosa espressa dall’asserzione “Essere un padre è essere un padre”. Eppure, se le cose stessero davvero in questo modo, l’analisi sarebbe un lavoro banale. Ha senso, allora, chiedersi se sia possibile un’analisi davvero informativa nel vero senso della parola?”[1]

 

Le proposizioni di uguaglianza come “Marte è il pianeta rosso” sono della forma “x = y”. La forma “x = y” è identica a quella della proposizione “x = x”, vale a dire la proposizione che enuncia l’identità di una cosa con se stessa. L’identità è una tautologia ed è priva di significato. Se “x = y” ha senza dubbio la stessa forma di “x = x”, allora o “x = x” e “x = y” hanno lo stesso significato, oppure no. Se hanno lo stesso significato, allora l’uguaglianza “x = y” è da considerare una tautologia. Se non hanno lo stesso significato allora l’uguaglianza ha una sua ragion d’essere, cioè esprime un contenuto informativo non ovvio, a differenza della tautologia.

Il paradosso del credente che rispetta se stesso e le credenze altrui – “Il paradosso di Berardi”

Uncleduke, CC BY 3.0 <https://creativecommons.org/licenses/by/3.0>, via Wikimedia Commons

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Se “Credo che p” e “rispetto tutti coloro che non la pensano come me”, allora o ignoro ciò che credono gli altri oppure non li rispetto. Se rispettassi le credenze degli altri, allora dovrei crederci ma io non credo alle credenze degli altri. Se ignoro le credenze degli altri allora non le rispetto perché non posso rispettare ciò che ignoro.


Il paradosso diventa chiaro non appena si espliciti il contenuto implicito di “tutti coloro che non la pensano come me”. Esso significa “l’insieme dei soggetti che non credono che p”. Ciò non equivale necessariamente a dire “l’insieme dei soggetti che credono non-p” perché posso semplicemente non avere la credenza intorno a p senza ritenerla falsa. Bisogna sempre tener distinti il livello del linguaggio fattuale e quello di credenza. Dire “Io credo che p” non è vera se è vera p, ma solo se io credo a quella determinata cosa.

Il paradosso dei corvi

                       

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(C) “Tutti i corvi sono neri” è logicamente equivalente a (C-) “Niente che non è nero non è un corvo”. Una penna bianca conferma (C-), ma sicuramente non conferma (C), anche se (C) dice la stessa cosa di (C-).

Il paradosso dei corvi è un classico della filosofia analitica. Da un punto di vista logico le espressioni “Tutti i corvi sono neri” e “Qualunque elemento di un insieme tale che non è nero allora non è un corvo”. In altre parole, alla proprietà “Essere corvo” segue necessariamente la proprietà “Essere nero” così vale la relazione di implicazione: Corvo(x) → Nero(x). Di conseguenza, se Nero(x) è negato, allora automaticamente è negato anche Corvo(x) se il conseguente è falso, allora deve esserlo anche l’antecedente (infatti, la proposizione sarebbe automaticamente falsa se l’antecedente fosse vero e il conseguente falso).

Soluzioni del paradosso dell’ingannatore che non inganna nessuno

https://www.flickr.com/photos/68530971@N03/6273931698/

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Per una chiara enunciazione del problema e una possibile analisi, rimandiamo all’articolo già presente sul sito. In questa sede proponiamo alcune soluzioni proposte.

Soluzione della disgiunzione intenzione, credenza e atto linguistico

Il problema dell’ingannatore che pur volendo mentire dice il vero, è stato affrontato a lezione di filosofia del linguaggio (pragmatica) insistendo su questi tre punti: esiste una distinzione tra intenzione di un parlante, la sua credenza in merito a qualcosa e l’atto linguistico che proferisce. L’idea chiave è sostenere che il punto più rilevante è l’intenzione con cui viene sostenuto un certo atto linguistico indipendentemente dall’atto linguistico stesso.

I paradossi dalla A alla Z – Michael Clark

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Consigliamo – Tutti pazzi per Gödel di Francesco Berto e Il paradosso dell’asino di Buridano di Giangiuseppe Pili


Siamo di fronte ad un’esaustiva raccolta di paradossi nella quale figura almeno un paradossi per ogni lettera dell’alfabeto. Ci sono tutti i “classici”, dal mentitore ai ragionamenti di Zenone, compresi i problemi di Buridano. Ma Clark riporta anche paradossi più recenti molto importanti, come il paradosso dei Corvi o quello di Nelson Goodman. Alla presentazione del problema segue sempre la sua trattazione, spesso breve che non richiede grandi competenze filosofiche, logiche o matematiche per essere comprese. Le trattazioni sono sempre orientate: Clark riporta sempre la sua soluzione ma, se non univoca, illustra anche le valide concorrenti alternative.