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Tag: Orson Welles

Il cinema di Orson Welles


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Pili G., (2019), Anche Kant amava Arancia Meccanica – La filosofia di Stanley Kubrick, Pistoia: Petite Plasiance

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C’è solo una persona che può decidere la mia vita e quella persona sono io.

Quarto potere – Orson Welles

Orson Welles (1915-1985) è stato uno dei più grandi registi della storia del cinema. Relegare il ruolo di Welles alla sola regia sarebbe assai riduttivo. Infatti, quasi nessuno nel cinema ha avuto un ruolo così centrale ed influente su ogni aspetto della produzione cinematografica. Egli fu anche un grande attore, chiamato da registi maggiori e minori per interpretare parti di ogni genere in film di ogni tipo. La sua carriera di attore non può essere riassunta in poche righe, come non è possibile farlo per altri aspetti della sua vita. Oltre alla regia e alla recitazione, Welles era anche sceneggiatore e produttore.

La vita di Orson Welles meriterebbe uno studio a parte, come ogni aspetto della sua incredibile carriera. Tuttavia, qui ci accontenteremo di trattare di alcuni aspetti del suo cinema, vale a dire principalmente dei contenuti di esso. Orson Welles ha speso l’intera vita nel cinema e la sua opinione su di esso era che “è l’arte del XX secolo. E’ ciò che dobbiamo fare”. La sua carriera inizia nel teatro e dal teatro shakespeariano in particolare trarrà innumerevoli ispirazioni formali e di contenuto, come vedremo dopo. La centralità della figura di Shakespeare è inoltre sottolineata dal fatto che Welles girò e recitò tre capolavori del bardo di Avon: Macbeth (1948), Otello (1952), Falstaff (1965). I tre film tratti dalle opere di Shakespeare rimangono tra le massime espressioni del suo cinema e, in particolare, il Falstaff (tratto dall’Enrico IV parte I e parte II), raggiunge apici straordinari, con una recitazione intensa, densa ed amara. Inoltre, proprio nella “trilogia di Shakespeare” Orson Welles si ritaglia il ruolo del protagonista: Macbeth, Otello e Falstaff. Infatti, come abbiamo anche osservato nell’analisi dell’Enrico IV, è Falstaff il personaggio centrale dell’opera.

La forma – Il quarto capitolo de L’Arte della Guerra

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L’arte della guerra si basa sull’inganno e sulla capacità di sfruttare gli errori del nemico, perché l’errore implica la presenza della debolezza da sfruttare. La possibilità di non perdere dipende dalle nostre sole forze, mentre la vittoria dipendente congiuntamente dalla nostra capacità e dalla debolezza dell’avversario. La difesa è in vantaggio sull’attacco perché può essere inattaccabile mentre l’attacco è costretto a prendersi dei rischi per attaccare. Prendersi dei rischi significa concedere debolezze e avere debolezze significa esser caduti in fallo, così che l’attacco ha molte più probabilità di sbagliare che non la difesa, per questo “Se ti difendi sei più forte, se attacchi sei più debole”. La vera abilità consiste nel vincere chi si può battere facilmente e la vera abilità non è vincere cento battaglie: la suprema arte sta nell’abbattere un nemico già sconfitto. Il metodo della forma consiste di cinque condizioni: calcolare la lunghezza,  calcolare il volume, calcolare il numero degli elementi coinvolti, confrontare le parti e raggiungere la vittoria. Il territorio genera la lunghezza, la lunghezza il calcolo, il calcolo il confronto, il confronto la vittoria. Così si può concludere che “l’operazione militare vittoriosa è come cento grammi contrapposte a una piuma”.

Orson Welles, introduzione ad un maestro – Paolo Mereghetti

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Paolo Mereghetti, celebre giornalista e critico cinematografico del “Corriere della Sera” e autore del dizionario del cinema “Mereghetti”, dedica al celebre regista Orson Welles un’introduzione che tocca la vita privata, la carriera e il cinema del grandissimo genio americano. Orson Welles, introduzione a un maestro è una guida utile per chi desidera approcciarsi in modo consapevole ad uno dei maestri del cinema