I commentatori usano questo sistema, i punti più ovvi sono spiegati e discussi ad libitum, i passi oscuri dei quali si amerebbe saper qualcosa, vengono saltati col silenzio della più pura ignoranza.[1]
Huxley
Racconti matematici è una raccolta di racconti il cui massimo comune divisore è l’espressione di un certo “concetto matematico”: ogni singolo racconto opera su un peculiare motivo astratto di origine matematica, motivo analogo ad un tema musicale, orchestrato attraverso una forma letteraria. Per ragioni di spazio, parleremo solo dei racconti più rimarchevoli.
Il movimento pitagorico è fondato su alcune dottrine attribuite al Sommo Maestro, Pitagora, il quale ha connotati più leggendari che umani. Di lui e dei suoi principali discepoli e sostenitori, Filolao e Archita, sappiamo poco.
Pare sia nato a Samo nel 570 a.C. e lì visse fino a che non fu costretto a scappare per via di dissidi avuti con il tiranno. Si sistemò a Crotone e lì fondò la sua scuola e una setta la cui sede venne distrutta per via di una sommossa popolare della linea democratica. Pitagora riuscì scappare, pare per miracolo, e viaggiò per la Magna Grecia. Si recò prima di tutto a Taranto, città fiorente all’epoca (pare che poco prima dell’invasione romana la città contasse duecentocinquantamila anime), e successivamente si spostò nel Metaponto, terra che tuttora ospita le rovine del tempio di Zeus, considerate molto importanti seppure rimane solo il colonnato dorico. A Metaponto trova la morte nel 490. a. C..
Durante la sua vita pare avesse a lungo viaggiato, in particolare nell’oriente, Egitto e Persia, pare che arrivò anche nella capitale del grande Impero, Babilonia, ma alcuni di questi spostamenti sono del tutto frutto di racconti. D’altra parte, la figura del sapiente errante è una costante nelle biografie dei filosofi antichi ( pensiamo per esempio a Democrito, Talete, Platone ).