John Mackie è un autorevole interprete di Hume e la sua filosofia incorpora alcune reminiscenze humeane. Innanzi tutto egli sostiene che non esistano dei fatti intrinsecamente morali che consentano una fondazione dell’oggettività in etica. Se essi ci fossero, allora o sarebbero indagabili dalle teorie scientifiche oppure no. Se no, allora dovremmo avere una facoltà particolare in grado di conoscere le peculiari proprietà morali, il che è molto difficile da accettare. Tale argomento si chiama argomento della stranezza per via del fatto che le proprietà morali sarebbero “strane” rispetto alle normali proprietà fisiche, studiate dalle scienze naturali. In secondo luogo, se la morale si fondasse direttamente su proprietà morali oggettive, allora non darebbe adito a grandi discussioni, viceversa, tali problemi ci sono. Inoltre, Mackie osserva che nella storia non solo ci sono state moltissime varianti di sistemi morali, ma pure all’interno di una stessa società sono stati adottati più codici distinti: in medesime società, in tempi diversi sono stati adottati i più svariati sistemi morali. Inoltre, si potrebbe anche discutere sull’idea che tali codici morali abbiano effettivamente delle regole in comune, universali, giacché alcuni sistemi etici prevedevano il cannibalismo, piuttosto che il sacrificio rituale di animali o uomini. Insomma, la morale non si fonda su proprietà morali distinte da quelle fisiche né consente di pensare ad un linguaggio morale che sia in sé oggettivo.