Qualche giorno fa, mentre la calura di un’estate che in Italia ha tardato ad arrivare, vittima di un mio non nobile vizio, con un sigaro acceso, mi sono imbattuto in un Business Plan (BP). L’ennesimo che, in pochi anni, mi trovo ad ogni angolo di posta elettronica. E mi sono domandando: ma quale è la storia di un BP?
In un mondo in cui le certezze e le speranze sul futuro sono messe gravemente in discussione, si nota l’emergere di situazioni sia individuali che sociali drammatiche, che attanagliano, in particolare, le nuove generazioni. La risposta è una rivoluzione dei concetti di utilità e di soddisfazione personale, attualizzandoli ad una maggiore presa di coscienza di quella che è la nostra identità. Nella mancanza di prospettive certe, inseguire il proprio talento non è positivo solo per l’individuo ma ha anche un valore sociale. A 26 anni dirigo due società molto diverse fra loro, con una preparazione accademica molto distante dai temi di cui mi occupo e senza aver mai avuto altre esperienze imprenditoriali. Eppure, sento che molti altri vorrebbero crearsi il proprio percorso a dispetto di superati opportunismi e ingannevoli comodità.
Ho ventisei anni, mi chiamo Cosimo e sono nato in un comune a cavallo fra le province di Pisa e di Firenze. Non ho alcuna presunzione di fornire risposte esaustive e dare asserzioni conclusive ma come tanti miei coetanei, ogni mattina, mi domando come sarà il mio futuro.