Dal capitolo Il Dio di Einstein del libro Einstein. La sua vita, il suo universo, scritto dal giornalista e biografo Walter Isaacson (2007, faccio riferimento all’edizione Arnoldo Mondadori 2008), apprendiamo che nell’aprile 1929 un noto rabbino di New York, Herbert S. Goldstein, in un telegramma, chiese al fisico di origine ebraica Albert Einstein – il quale aveva vinto il Premio Nobel per la Fisica nel 1921, non per la sua teoria della Relatività bensì per la sua interpretazione quantistica dell’effetto fotoelettrico – se credesse in Dio, invitandolo a rispondere in modo sintetico. La risposta dello scienziato fu: «Credo nel Dio di Spinoza, che si rivela nell’armonia governata da leggi di tutto ciò che esiste, ma non in un Dio che si preoccupa del destino e delle azioni dell’umanità». In un intervento tenuto il 10 settembre 1941 a un simposio svoltosi a New York, dedicato ai mutui rapporti fra scienza, filosofia e religione, Einstein espresse il rapporto fra scienza e religione attraverso una metafora divenuta celebre: «La scienza senza la religione è zoppa, la religione senza la scienza è cieca» (pp. 375 e 377).
...all we need is philosophy