Quando ho ricevuto la copia di Vivere al ritmo della radicalità nella storia del fondatore della casa editrice Bibliosofica, Giovanni Feliciani, mi sono subito incuriosito. Infatti, si tratta di un libro di filosofia non diretto principalmente ad un pubblico di specialisti. L’iperspecializzazione ha colpito da tempo anche la filosofia, la cui unità si sostanzia, ormai, esclusivamente sulla parola “filosofia”. Se ancora fino a filosofi come Russell, Wittgenstein o Heidegger si poteva pensare ad una storia della filosofia unitaria, ormai la dissoluzione della filosofia in infiniti sottoambiti sembra determinare l’estinzione di un pensiero filosofico più generale e non necessariamente connesso con lo specialismo. La potenziale frammentazione della filosofia era un problema già noto in antichità, quando anche Aristotele puntava il dito sul rischio di una dissoluzione della filosofia in qualcosa di essenzialmente diverso e puntiforme.
Quanto, invece, ho trovato leggendo il libro Vivere di Giovanni Feliciani è un tentativo, a suo modo eroico in senso romantico, di mantenere invariato uno sguardo sulla totalità. Inoltre, uno degli sforzi del libro è proprio quello di mantenere un approccio che possa essere indirizzato verso un individuo che voglia “migliorare sé stesso”, attraverso una auto-riflessione sulla liceità di essere liberi da ogni forma coercitiva dovuta, principalmente, ai preconcetti perlopiù indotti da una società sostanzialmente omologata. La chiave di lettura del testo sembra emergere sin dal titolo, cioè Vivere al ritmo della radicalità nella storia, che l’autore ci avvisa essere stata la sua massima guida nella vita e nel pensiero.