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Karl Ritter (Quendlinburg 1779 – Berlino 1859) è il primo dei geografi moderni il cui pensiero è inquadrabile in un’ottica di stampo determinista. Nelle sue opere (ricordiamo l’Erdekunde) cerca di analizzare spazi anche lontani rilevandone le caratteristiche fisiche presenti e quelle dei popoli che li abitano, cercando principi di causalità (A avviene perché B) e di estensione dei fenomeni osservati. Ma cosa fa di Ritter un geografo determinista?
Egli ritiene che i popoli sono condizionati dalla conformazione degli spazi che abitano, che poi sarebbero le regioni, i cui caratteri distintivi e peculiari sono quindi frutto di un’influenza ambientale. Il determinismo di Ritter, però, non ha i caratteri di un determinismo meccanicista, in quanto esso è espressione di una teleologia, che vorrebbe gli ambienti capaci di determinare gli aspetti dell’uomo che li abita; guidata da un intento divino e volta al perfezionamento dell’uomo. Inoltre, secondo il tedesco, questa fase di “formazione”, volta alla forgiatura dell’uomo perfetto, sia attestabile solo nelle popolazioni il cui sviluppo sia ancora a uno stadio primitivo, non permettendo quindi, a contrario di quanto avviene nelle società dell’Europa moderna, di liberarsi dal gioco costrittivo della Natura.