La morale degli aristocratici e l’oltreuomo – La morale secondo Nietzsche
Considerazioni finali sulla morale secondo Nietzsche
Conclusioni e considerazioni
Bibliografia
Introduzione schematica
Ridurre Nietzsche ad uno schema assiomatico, formalizzato e ben definito sarebbe un atto indebito. Tuttavia potrebbe essere molto utile mettere in chiaro da quali principi generali egli parta per aver sempre in mente il punto di partenza e il punto di arrivo.
Le proprietà morali sono emergenti rispetto a quelle naturali
Le proprietà morali sono somme complesse di proprietà naturali
(2) La conoscenza morale è espressa da giudizi sintetici a posteriori
(3) La conoscenza morale offre giustificazioni e motivi per l’azione
Le motivazioni morali per l’azione funzionano solo nella dimensione contingente
La moralità è capace di motivare gli agenti solo se ci sono determinate predisposizioni psicologiche
(4) La morale è prescrittiva e su questa base si possono operare previsioni di comportamento degli individui
Il realismo naturalista in etica riprende alcuni temi del naturalismo in generale: l’idea è quella di sforzarsi di concepire una morale che non abbia termini non riducibili ad altri incorporati nelle teorie scientifiche. Il naturalismo è una posizione che riduce ogni discorso a quello scientifico, assumendo questo come spiegazione unitaria del mondo.
Tutte le proprietà morali sono ricondotte agli stati psichici di piacere e dolore
Piacere e dolore sono dei termini morali naturali dunque, sono passibili di calcolo
Le proposizioni in cui compaiono i termini di “piacere” e “dolore” hanno valore prescrittivo
Esistono differenze nei piaceri
Per discernere i vari tipi di piacere si può ipotizzare la presenza di giudici imparziali che emettano sentenze imparziali sui vari piaceri
Quantità di uguali di piacere sono desiderabili per persone diverse
Se tutte le proprietà morali sono proprietà naturali e tutte le proprietà morali sono ricondotte agli stati psichici di piacere e dolore allora tutti i moventi per ciascuna azione nascerà o dalla massimizzazione del piacere o dalla minimizzazione del dolore. Mill accetta pienamente l’idea utilitaristica, ben radicata nella cultura empiristica inglese, secondo cui il bene consiste esclusivamente nel piacere. Che ciò sia vero è dato dal fatto che gli uomini agiscano in base a quel presunto assunto, sempre o per lo più. Di conseguenza, tale principio è assunto sia come movente reale delle azioni sia come movente universale: ogni massima pratica equivale ad un imperativo categorico, nel suo genere.
Il riconoscimento della virtù è anteriore a qualunque legge
L’obbligo di rispettare le regole morali nasce dalla ragione
Le virtù morali sono di diversi generi. Ci sono:
Virtù morali verso sé
Virtù morali verso gli altri
Virtù morali verso Dio
Le qualità morali sono di diversi generi. Sono:
Grazia
Giustizia
Veracità
Gratitudine
In caso di conflitto di norme morali si deve procedere nella disamina del singolo caso
L’intuizionismo razionalista nacque in risposta alle tesi volontariste secondo cui la morale non sia anteriore alle leggi ma successiva. In poche parole, l’etica si fonda e si sostanzia sull’ordinamento giuridico vigente che richiede, come unica base, una volontà legislatrice che sia anche in grado di far rispettare le leggi che essa stessa pone. D’altra parte, le obiezioni forti al volontarismo sono due ed entrambe piuttosto incisive: se gli attributi morali (bene, giustizia etc.) sono definiti posteriormente alla legge e se la legge distingue ciò che è bene da ciò che è male, allora le leggi non sono né buone né cattive e così pure la volontà che le determina. La seconda è che non si può pensare ad un ordinamento più giusto essendo l’ordinamento stesso definito dalla legge.
La giustificazione della norma è posta dal legislatore
La giustificazione può non essere espressa
La norma non è giustificata in termini di utilità di coloro che ricadono in essa
Le leggi morali sono prescrittive in quanto imposte da un’autorità e l’autorità ha la forza per farle applicare
Le leggi non sono entità fisiche
Le leggi non hanno valenza causale
Le leggi morali sopravvengono rispetto alle leggi naturali
Il bene è la qualità di un’azione aderente alla legge
Il male è la qualifica di un’azione non aderente alla legge
L’idea cardine del volontarismo è che il bene e il male non siano precedenti alle leggi ma successivi. Essere al di là del bene e del male significa essere al di là della legge. Di conseguenza, non c’è moralità là dove non ci sia una norma.
La norma è posta da una volontà e in tale volontà non solo risiede la sua ragion d’essere ma pure la sua possibilità di diventare operativa (e da questo atto primo della volontà si pone il nome “volontarismo”). La legge viene imposta con la forza dell’autorità la quale ha sia il potere di inventarne di nuove sia quello di farle applicare. Esempi di autorità capaci di fondare le leggi sono Dio e lo Stato. Quest’idea fu posta, ad esempio, da Hobbes nel Leviatano.
La giustificazione di una legge non nasce da un valore atteso di utilità da parte di chi ne è soggetto: se Dio avesse voluto, avrebbe potuto far le leggi più inique e insensate. Allo stesso modo, se l’autorità statale determina le leggi più ingiuste, nessuno è autorizzato a trasgredirle per la sola ragione che non c’è una giustizia e un bene sovraordinato alle leggi ma le norme depongono ogni ordine inferiore.