Emozioni differenti amplificherebbero diversi tipi di giudizio morale. Ad affermare che la ricerca sulle emozioni supporterebbe una conclusione di questo tipo, sono gli psicologi Horberg, Oveis e Keltner, che sviluppano la loro argomentazione in una pubblicazione su Emotion Review titolata “Emotions as Moral Amplifiers: An Appraisal Tendency Approach to the Influences of Distinct Emotions upon Moral Judgment”.
Pensiamo che il Prof. Luca Surian, psicologo e ricercatore dell’Università di Trento, abbia saputo, con la sua introduzione sullo stato della ricerca in psicologia morale – pubblicata per il Mulino con il titolo “Il giudizio morale” (2013) – realmente fornire al lettore utili stimoli per avvicinarsi alla materia, o per farsi una prima idea, ma vera (e vera perché chiara), dei temi in argomento.
In metaetica ci sono due possibili approcci alla domanda fondamentale hanno significato i giudizi morali?: si, e gli enunciati morali rispettano la logica bivalente in tutto simile ai giudizi scientifici oppure, no e gli enunciati morali non sono né veri né falsi. In generale, l’antirealista sosterrà non tanto che non esistano i giudizi morali o che essi siano del tutto insensati, quanto che (1) non esistano fatti morali ontologicamente distinti dai fatti fisici, (2) non esiste un’etica che affermi verità, dunque, non è lecito porsi la domanda se esiste (e perché) un’etica migliore di un’altra.
In realtà, esistono molti tipi distinti di antirealismo. In questo breve articolo riportiamo gli assunti fondamentali e qualche ragionamento esemplificativo, lasciando al lettore un eventuale approfondimento.