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“Storica terra di deportazione sin dai tempi di Augusto”[1] la Sardegna ebbe fra l’Ottocento e il Novecento la maggiore quantità e estensione di colonie agricole in Italia. Questo ‘primato’ è senz’altro da attribuire all’inospitalità di alcune zone dell’isola. D’altronde la malaria in Sardegna era un male che attanagliava i nativi già dai tempi di Augusto per l’appunto.
“La malaria si colloca come causa e come effetto della debolezza economica, isolatezza politica e marginalità culturale. La miseria è causa della malaria e la malaria è causa della miseria. Un terribile circolo vizioso rimasto intatto sino a ieri (ancora nel 1947 esistevano casi di malaria in Sardegna per quanto, ormai, paragonabili al triste ricordo che un vecchio poteva avere di un suo male patito in gioventù).”[2][3] La prima colonia penale agricola che seguì le tracce e i fasti “penitenziari” della colonia toscana di Pianosa, fu quella posta nel territorio del Sarrabus, a Castiadas.