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Il quinto capitolo de L’arte della guerra – Lo Shih


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Non c’è differenza tra organizzare un piccolo o un grande esercito perché si tratta di organizzare e contare. Combattere contro un piccolo o un grande esercito è questione di forma e segni. Per vincere bisogna usare metodi straordinari e ortodossi. Il metodo ortodosso implica seguire regole organizzative strutturali, la pianificazione nella circostanza; il metodo straordinario implica lo sfruttamento della circostanza adeguata, dell’espediente per forzare la situazione: “un’operazione militare ha il sopravvento quando è come una pietra scagliata conto un uovo”. Gli elementi della guerra (il Tao, il generale, i soldati, il cielo e la terra) sono limitati ma le loro combinazioni sono infinite. Lo Shih è la capacità di colpire sul punto di massima debolezza con tutte le forze a disposizione. Così che il colpo virtuoso è il rapporto tra la massa a disposizione per puntare contro la debolezza e l’unità di tempo. La strategia produce organizzazione e caos, forza e debolezza.

Giùllemani. Farci L. C.

Di recente è uscito il primo libro di Carola Ludita Farci, Giùllemani, edito dal Cenacolo di Ares, una giovane casa editrice che valorizza gli scrittori emergenti.

Una giovane scrittrice emergente è anche Carola L. Farci. Nata a Cagliari nel novembre 1989 è oggi laureata in Lettere e in procinto di specializzarsi in Lingua e letteratura italiana con una tesi su Sergio Atzeni, l’intramontabile scrittore la cui ammirazione e ricordo è conservato in ogni sardo amante della letteratura.

Giùllemani è un romanzo che parla di una ragazza fresca di diploma, che decide di lasciare la sua amata isola, la Sardegna, per andare a studiare a Pisa, luogo che ha da offrirgli maggiori possibilità dal punto di vista culturale e degli stimoli vitali.

Caio Giulio Cesare – Vita e opere

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Consigliamo Percorso di letteratura latina e Sallustio


CRONOLOGIA BIOGRAFIA

– 13 Luglio del 100 a.C. Cesare nasce a Roma. In gioventù, per via della sua parentela con Mario e con Cinna, fu perseguitato dai sillani.

– 78 a.C. morte di Silla. Cesare rientrò a Roma dall’Asia dove aveva prestato servizio militare. Comincia in questi anni la sua attività politica e forense.

– 68 a.C. ricopre la carica di questore.

– 65 a.C. ricopre la carica di edile

– 63 a.C. ricopre la carica di pontefice massimo.

– 62 a.C. ricopre la carica di pretore

– 61 a.C. ricopre la carica di propretore nella Spagna Ulteriore.

– 60 a.C. forma con Pompeo e Crasso il primo triumvirato.

– 59 a.C. per la prima volta console; ebbe il predominio su ogni questioen rispetto all’altro console Marco Calpurnio Bibulo, gettando le basi del suo potere.

–  58 a.C. proconsole in Illiria e  nella Gallia Cisalpina e Narborense.

– 49 a.C. Cesare invade l’Italia alla testa delle sue legioni dando inizio alla guerra civile.

– 48 a.C. Vittorioso a Farsalo contro l’esercito di Pompeo, diviene in questi anni capo assoluto di Roma ricoprendo contemporaneamente sia la carica di dittatore che quella di console a partire dall’anno preceedente.

– 15 Marzo del 44 a.C. Cesare fu assassinato alle celebri idi da un gruppo di aristocratici fedeli alla repubblica, preoccupati dalle tendenze autocratiche di Cesare.

Capitolo 17. La Parola sacra, ovvero Brahman

Prarthana1830590, CC BY-SA 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0>, via Wikimedia Commons

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Consigliamo – Di Francesco Margoni I veda – Capitolo 1


Con l’inno IV,1 tratto dall’Atharva-veda possiamo chiarire e precisare alcuni aspetti relativi alla Parola, qui intesa anche come Parola sacra o Brahman. L’inno non è certo dei più semplici poiché presenta alcune oscurità. Possiamo comunque trarne elementi utili alla chiarificazione complessiva di alcuni aspetti riguardanti la Parola e la Parola Sacra o Brahman.

Gaio Sallustio Crispo – Vita e opere

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Consigliamo Percorso di letteratura latina e La guerra di Giugurta di Sallustio


Gaio Sallustio Crispo nacque ad Amiternum, oggi vicino all’attuale L’Aquila, nell’ottobre del 86 a.C. da una famiglia facoltosa pur senza aver dato uomini di stato. Compì probabilmente gli studi letterari a Roma dove emersero ben presto i suoi interessi politici. Sembra pure, ma non con certezza, che nel 55/54 a.C. abbia ricoperto la carica di questore. Sicuramente fu tribuno della plebe nel 52 a.C. e si schierò apertamente dalla parte dei populares conducendo un’accanita campagna contro l’uccisore di Clodo, Milone di cui Cicerone era il difensore, scrivendo anche l’orazione Pro Milone. Nel 50 a.C. proprio per le sue idee troppo favorevoli ai popolari, fu espulso dal senato per poi esserne riamesso da Cesare, favorito dalla sua difesa della causa cesariana. Nel 46 a.C. divenne pretore. E lo stesso anno fu nominato da Cesare governatore della provincia d’Africa nova. Tuttavia Sallustio non sapeva ben amministrare la cosa pubblica e, dopo essere di nuovo ostracizzato dal senato, Cesare lo costrinse a mettersi da parte. Fu da questo momento che Sallustio si dedicò alla storiografia, fino a quando la morte lo colse nel 35/34 a.C., quando si trovava nella sua lussuosa residenza tra il Quirinale e il Pincio, la cui zona fu chiamata in suo onore Horti Sallustiani.

Lucrezio – Vita e Opere

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Consigliamo Percorso di letteratura latina e Epicuro – Vita e Filosofia


Le notizie biografiche più ampie e più importanti che ci sono arrivate su Lucrezio compaiono nella traduzione fatta da San Girolamo del Chronicon di Eusebio. Non è facile affermare con certezza la data di nascita e quella di morte, ma per stile, forma e ambientazione stimiamo che nacque attorno al 90 a.C. e morì verso la metà degli anni 50 a.C.. Gli anni 98 a.C. e 55 a.C. sono generalmente ritenute le date più verosimili dopo un accurato studio delle fonti. Ancora, nulla di concreto si può affermare sulle origini geografiche di Lucrezio, anche se sembrerebbe provenire dalla zona compresa fra Napoli, dove c’era una fiorente scuola epicurea, e Pompei dove era venerata la Venus fisica, cara a Lucrezio, alla quale dedicò il proemio della sua opera il De rerum natura.

La forma – Il quarto capitolo de L’Arte della Guerra

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L’arte della guerra si basa sull’inganno e sulla capacità di sfruttare gli errori del nemico, perché l’errore implica la presenza della debolezza da sfruttare. La possibilità di non perdere dipende dalle nostre sole forze, mentre la vittoria dipendente congiuntamente dalla nostra capacità e dalla debolezza dell’avversario. La difesa è in vantaggio sull’attacco perché può essere inattaccabile mentre l’attacco è costretto a prendersi dei rischi per attaccare. Prendersi dei rischi significa concedere debolezze e avere debolezze significa esser caduti in fallo, così che l’attacco ha molte più probabilità di sbagliare che non la difesa, per questo “Se ti difendi sei più forte, se attacchi sei più debole”. La vera abilità consiste nel vincere chi si può battere facilmente e la vera abilità non è vincere cento battaglie: la suprema arte sta nell’abbattere un nemico già sconfitto. Il metodo della forma consiste di cinque condizioni: calcolare la lunghezza,  calcolare il volume, calcolare il numero degli elementi coinvolti, confrontare le parti e raggiungere la vittoria. Il territorio genera la lunghezza, la lunghezza il calcolo, il calcolo il confronto, il confronto la vittoria. Così si può concludere che “l’operazione militare vittoriosa è come cento grammi contrapposte a una piuma”.

Capitolo 16. La Parola come enigma

Altre strofe tratte dal Rg-veda (I,164,34-35e37e45) c’aiutano a dire, con cautela, qualcosa sulla Parola, o piuttosto sul suo carattere enigmatico.

Tra le grandi domande che l’uomo pone al saggio merita d’essere menzionata quella sul luogo in cui dimora la Parola.

Ti interrogo sull’alto cielo dove dimora la Parola. / […] la nostra preghiera (lett. il brahman, sacerdote) è il cielo supremo dove dimora la Parola.

Politica e cultura dall’età dei gracchi al periodo cesariano (133-44 a.C.) e la figura centrale di Catullo all’interno della poesia e cultura romana

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Consigliamo Percorso di letteratura latina e Storia romana parte I


CENNI STORICI

Il periodo storico che inizia con l’età dei Gracchi fino alla dittatura di Silla fu molto importante perché segnò l’inizio della crisi che portò al tracollo definitivo della repubblica aristocratica. Nel 133 a.C. il tribuno della plebe Tiberio Gracco presentò una nuova legge agraria. Da qui nacquero i primi problemi, come sempre accadeva in Roma sin dai primordi della repubblica, quando venivano proposte leggi agrarie che prevedevano una ridistribuzione delle terre: Gracco proponeva, mediante una nuova distribuzione di terra, di ricostruire il ceto dei piccoli proprietari agricoli, scomparsi negli anni precedenti per dar vita al fenomeno del latifondo. L’aristocrazia terriera non permise l’attuazione di questo corretto principio di redistribuzione delle risorse e Tiberio Gracco venne fatto uccidere. Dieci anni dopo nel 123 a.C., il fratello Gaio Gracco, anch’egli tribuno della plebe, ripropose il programma del fratello di più ampio respiro. Dopo il fallimento anche di questo progetto, si può parlare del “fallimento dei Gracchi”: il nodo della questione agraria era destinano a rimanere al centro della vicenda politica e sociale della tarda repubblica. Il programma dei fratelli Gracchi si era scontrato contro l’aristocrazia formata dai grandi capi militari, alla testa di milizie di proletari, per i quali l’assegnazione di terre rappresentava la ricompensa di lunghe campagne militari. Il fatto che ogni generale avesse un proprio esercito personale, portò ai conflitti che sfociarono alla guerra intrasociale dove da una parte dello schieramento c’erano i sillani, dall’altro invece i mariani. Silla, alla fine, ebbe la meglio e la sua vittoria portò all’instaurazione di una dittatura di cui era il dictator, che però non eliminò le cause profonde della crisi politica e sociale che scuoteva le basi della repubblica, come avviene spesso durante un dominio dispotico.