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Scuolafilosofica Posts

Sulla Pedagogia – Pensare l’insegnamento

Photo by form PxHere

 

Introduzione al tema – Come ho imparato dagli errori degli altri

Da quando sono in grado di pensare in modo critico, ho sperimentato una sistematica insoddisfazione verso la visione generale trasmessa dalla cosiddetta ‘istruzione pubblica’ che ho ricevuto, con la possibile eccezione della mia istruzione superiore all’Università di Siena (magistrale e dottorato svolti all’Università Vita-Salute San Raffaele – università privata). Questo ‘da quando’ è iniziato intorno ai miei ultimi tre anni di scuola secondaria perché, quando ero più giovane, tendevo a usare la mia mente per studiare più che per pensare a come avrei preferito studiare. Questa differenza critica potrebbe ben spiegare i diversi risultati che ho ottenuto durante i miei studi tra la scuola secondaria e l’università, dove ho conseguito il dottorato di ricerca in filosofia (epistemologia e filosofia politica) nei tempi richiesti. Successivamente, sono entrato a far parte delle accademie europee di istruzione superiore mentre insegnavo e valutavo epistemologia, metodi di ricerca e diversi altri corsi. Solo per dire che, dopo tutto, il cambiamento di performance vien difficile a spiegarsi esclusivamente in un mio subitaneo cambiamento.

Start up innovative – Speculazioni, geopolitica e paradossi economici

Foto di Gerd Altmann da Pixabay

Questa storia chiamerà in causa leggi, mercati azionari, antichi regnanti, economisti inglesi dell’età vittoriana, Paesi in competizione fra loro per avere un ridotto vantaggio l’uno sull’altro ed anche misteriosi animali mitologici. Credo che sia una buona ricetta per discutere di qualcosa che, altrimenti, sarebbe estremamente tecnico. Chiarisco fin da subito due caveat chiave di questa riflessione: in primis non sarà necessario passare in rassegna tutti gli interventi normativi statali, regionali o comunitari che riguardano le start up innovative (e che includerebbero anche le PMI innovative) e in secundis non fornirò alcun giudizio di valore sui singoli provvedimenti o decisioni dei Governi. L’obiettivo è anzitutto quello di mettere a sistema alcuni strumenti dell’analisi politica, normativa e giuridica, geopolitica, economica ed infine storica.

E questa storia prende le mosse, direbbero, in medias res, quando, a quasi un anno dal suo insediamento a Palazzo Chigi, il Governo guidato da Mario Monti approvava ad ottobre 2012 il primo decreto-legge sulle start up innovative[1].

Eros: Il Demone Mediatore tra Divino e Umano – Erotica, Giustizia e Passioni in Platone

 

https://www.worldhistory.org/image/1165/plato/

Introduzione

Si ritiene che la Repubblica di Platone abbia dato la prima e più influente formulazione filosofica della divisione tra la ragione e le passioni: Platone si riferisce loro con i termini pathe o pathêmata.

Nella Repubblica le passioni sono ciò che contraddistingue la parte irrazionale dell’anima, il cui tratto distintivo è l’inferiorità e la necessità di mantenerla sotto il controllo della ragione. Platone precisa inoltre che ogni parte non razionale è denominata per la sua peculiare passione, la parte concupiscibile (epithumêtikon) per l’appetito (epithumia) e la parte vigorosa (thumoeides) per la collera (thumos).

Eppure, nella Repubblica, sorge una difficoltà che non concerne tanto la divisione tra parte concupiscibile e collerica dell’anima quanto il fatto che Platone assegna anche alla parte razionale dell’anima, che dovrebbe contrastare quella irrazionale, passioni come desideri, piaceri ed eros.

Non sarebbe dunque da rintracciare nella Repubblica una distinzione matura tra ragione e passioni. Tale distinzione è rintracciabile in contesti differenti dalla Repubblica, vale a dire nel Simposio, nel Fedro e nel Timeo, fermo restando che le teorie espresse nei dialoghi menzionati rappresentano un naturale sviluppo o elaborazione di quanto espresso nella Repubblica per quanto riguarda desideri, piaceri ed emozioni della parte irrazionale dell’anima.

Alcune riflessioni sul talento e la speranza – Sull’imprenditoria giovanile in Italia

https://pixabay.com/ – Ref. the Author

Abstract

In un mondo in cui le certezze e le speranze sul futuro sono messe gravemente in discussione, si nota l’emergere di situazioni sia individuali che sociali drammatiche, che attanagliano, in particolare, le nuove generazioni. La risposta è una rivoluzione dei concetti di utilità e di soddisfazione personale, attualizzandoli ad una maggiore presa di coscienza di quella che è la nostra identità. Nella mancanza di prospettive certe, inseguire il proprio talento non è positivo solo per l’individuo ma ha anche un valore sociale. A 26 anni dirigo due società molto diverse fra loro, con una preparazione accademica molto distante dai temi di cui mi occupo e senza aver mai avuto altre esperienze imprenditoriali. Eppure, sento che molti altri vorrebbero crearsi il proprio percorso a dispetto di superati opportunismi e ingannevoli comodità.


Ho ventisei anni, mi chiamo Cosimo e sono nato in un comune a cavallo fra le province di Pisa e di Firenze. Non ho alcuna presunzione di fornire risposte esaustive e dare asserzioni conclusive ma come tanti miei coetanei, ogni mattina, mi domando come sarà il mio futuro.

VENERE IN CORNICE – Le bollicine viola sulla pelle d’un atomo che fa danzare la sera / The violet bubbles on the skin of an atom which allows the evening to dance

Per Liza Marklund, non ci sarà mai più l’ideale d’una rivoluzione, giacché l’umanità nel frattempo l’avrebbe barattato: con la Coca-Cola e la televisione via cavo.…

Spinoza – La felicità come beatitudine dell’uomo razionale

Casa di Spinoza dove ha completato l’Etica – L’Aia – Foto dell’autore

La filosofia di Spinoza è una delle più profonde espressioni del razionalismo del XVII secolo, frutto di una lunga ricerca culminata in una delle opere più straordinarie della filosofia, ovvero l’Etica. Ed è proprio nell’Etica che Spinoza parla dei modi attraverso cui l’uomo può diventare felice. La parte V dell’opera infatti è interamente devoluta alla spiegazione di come l’uomo può vivere nella felicità, di contro a quanto egli aveva considerato nella parte IV, in cui invece considerava tutta la drammaticità della condizione umana (non a caso, il titolo della parte IV è eloquentemente “La schiavitù umana, ovvero la forza degli affetti”). La teoria di Spinoza sulla felicità umana è ancora capace di ispirare grandi intelletti. Einstein stesso non solo sosteneva che Dio non gioca a dadi, affermazione pienamente in sintonia con il filosofo olandese, ma si spinse sino al punto di dire che: “Io credo nel Dio di Spinoza, che rivela se stesso nell’armonia regolata del mondo, non in Dio che si interessa personalmente del fato e di ciò che fa l’umanità”[1] Notevoli, nella loro vividezza, le parole di Bertrand Russell:

Ma quando passiamo all’etica di Spinoza [dalla sua metafisica], sentiamo (o almeno io sento) che qualcosa, anche se non tutto, può essere accettato, pur respingendone le fondamenta metafisiche. Spinoza si preoccupa di mostrare come sia possibile vivere nobilmente, pur riconoscendo i limiti dell’umano potere. (Russell, Storia della filosofia occidentale, vol. III, p. 756).

Sulla cartilagine dei calanchi, l’epidermide della dolomia fluttua come una cuspide

(una prolusione d’estetica di Paolo Meneghetti, Venerdì 21 Aprile al Palazzo Baronale di Scanzano Jonico, in occasione della Prima Residenza Artistica Lucana, organizzata dall’Associazione “Basilicata Wow” — www.basilicatawow.it)

La Basilicata costituisce la regione che spezza la penisola italiana, fra il Salento e la Calabria. Ciò determina la percezione d’un isolamento, se non si capisce qual sia la direzione migliore da prendere: ad est oppure ad ovest. Coerentemente, l’inflessione dialettica può diventare meticciata, fra Napoli e la Puglia. C’è poi il paradosso delle Dolomiti Lucane: al caldo mare del Sud, ma senza gli atolli dei tropici (come accadde anticamente in Triveneto). La Basilicata si sedimentò tramite le correnti di torbida. Tale processo non sembra mai concluso, percependo il “falso ondeggiamento” dei calanchi argillosi, oggi. Alfonso Gatto (nativo di Salerno, ma ispirato anche dalla Lucania) ha scritto:

VENERE IN CORNICE – Una colonna per sdraiarsi sulla temporalità / A column to lie down on the temporality

Per Giulia Carcasi, il legno è solo in apparenza fermo, giacché sottoposto al lento logorio delle pressioni interne. Diversamente la ceramica si rompe subito, facendo (bella?) mostra dei suoi cocci, alla caduta. Il pezzo di legno, quantunque artistico, sarebbe meno pregiato? Forse no, perché esibendo subito la propria bellezza (e come nel caso della ceramica), si rischia paradossalmente di “frantumare” il desiderio di contattarla, a volte anche per curarvi i piccoli difetti. La fotografia di Ola è in bianconero. Lei ha posato sulla stretta mensola d’una parete, ed all’esterno d’un palazzo urbano. Non è una situazione molto comoda… Pare che la mensola appartenga ad un’intercapedine di legno, che ha le tavole orizzontali. Ola indossa una corona di fiori bianchi, sulla testa. Questa esteticamente “s’opporrebbe” alla sensualità nera delle calze e dei tacchi. Non è chiaro quanto si percepisca la “lenta pressione” del matrimonio, evitandone la routine. Con questa, noi intenderemmo che la passionalità iniziale (ai corteggiamenti) si rendesse “puramente ombrosa” (all’affezionarsi). E’ una fotografia in cui molti elementi (la parete, il vetro, la corona, la vestaglia ecc…) si percepiscono quasi di ceramica.

According to Giulia Carcasi, the wood is only apparently fixed, because it is subjected to the lengthy wearing away of the inner pressures. Conversely the ceramic breaks immediately, making a (fine?) show about its shards, falling. Would a piece of wood, although artistic, be less precious? Maybe not, because if the beauty is immediately exhibited (and like in the case of the ceramic), paradoxically we run the risk of shattering the desire to contact that one, sometimes also to correct there the flaws. The photography of Ola is in black and white. She posed on the narrow shelf of a wall, and on the outside of an urban building. This is not a situation very comfortable… It seems that the shelf belongs to a cavity wall in wood, which has the horizontal planks. Ola wears a crown of white flowers, on the head. This one aesthetically “would be opposed” to the black sensuality of the stockings and of the heels. It is not clear how we perceive a “lengthy pressure” of the marriage, avoiding its routine. Through this one, we would mean that the initial passionateness (with the courting) is become “purely shady” (becoming attached to our partner). This is a photography where many elements (the wall, the glass, the crown, the gown etc…) are perceived almost in ceramic.

Linguistica Italiana – Minimi linguistici in “Fontamara” di Ignazio Silone

Wikimedia Commons; Copyright: https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Aielli_Fontamara_murale.jpg

 

  • 1. Introduzione:

Ponendo come massima d’ispirazione generale, ed assunto fondamentale del carattere d’indagine, l’idea che il socialismo sia naturalmente intrinseco alla classe proletaria[1], appare necessario conciliare questo caposaldo con un accurato ricamo del tessuto linguistico quando la finalità è quella di romanzare la realtà contadina di un piccolo paesino, fondato interamente sul lavoro nei campi ed improvvisamente portato in rovina dall’oppressione fascista. Tale è lo spirito fondamentale del romanzo Fontamara di Ignazio Silone, pubblicato nel 1930 in Svizzera[2] con l’intento di raccontare, in termini vagamente autobiografici ed amaramente ironici, una realtà in cui l’autore stesso crebbe, da cui scaturirono gli ideali rivoluzionari che lo portarono ad aderire nel 1921 al Partito Comunista (Cassata in Silone 1978:7).

A Rationalistic Conception of Mysticism

https://pxhere.com/en/photo/1593351

(1) We were not supposed to be born like beasts.

Particularization on (1)

(2) I was not supposed to be born like a beast.

Dante + Logic + Me


Introduction – Rational Mysticism and Theory of Eternal Truth

Since I formulated the first conception of the theory of the free creation of eternal truths,[1] I immediately realized that I was opening the door to a peculiar form of mysticism. This was not an appreciated opening, to be fair. Any rationalist is, by very nature, against any principle that gives up the capacity of reason to formulate its principles and derive its theorems. However, the theory appeared to be compatible with a specific version of mysticism when it comes to how the truths are, in fact, generated.

Already the name of the theory seems to be against the tastes of analytic philosophy. Moreover, it has a specific universal afflatus, which is usually lost in the current philosophical production. To be more precise, it is left to the continental philosophers, who are well known to be as general as vague. Digging into a topic such as mysticism will bury the theory under all the tastes of current analytic philosophers, among which I still place myself – though I am open to any form of deep thinking. The eternal truth theory wants to be what philosophy used to be: a universal view of the world from nowhere, a vision, an inspiration, but also a consistent conception of the world. This is not welcomed anymore, and I, myself, see why. Philosophy exhausted these kinds of approaches between Greek and modern philosophy when the archetypical visions of the world were formulated. From that moment on, after Nietzsche, let’s say what can be done is to refine the portion of those visions better and better. It is a process of continuous refinement and improvement, not of invention, so to speak.