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Scuolafilosofica Posts

Il surrealismo d’una battaglia navale per l’oblò dell’occhio

Durante la Biennale di Venezia 2024, si può visitare alla sezione dell’Arsenale il suggestivo Padiglione Nazionale di Malta, con le installazioni dell’artista Matthew Attard. In particolare, la sua mostra s’intitola I will follow the ship, sotto la curatela di Elyse Tonna e Sara Dolfi Agostini. Esteticamente, con l’aiuto dell’intelligenza artificiale si conferisce una rotta all’occhio umano. Fenomenologicamente, l’impressione è fluttuante. Questa inizia a stabilizzarsi tramite la memoria da esplorare. Il bulbo oculare non è retrattile nel volto, ma si scuoterebbe come un timone passando dall’attrazione al desiderio, in chiave psicanalitica. La navigazione avviene in seguito, quando addirittura si trasforma l’appagamento, sul realismo. Il desiderio è razionalizzato dall’utilità. Matthew Attard ricorre alla tecnologia digitalizzata dell’eye-tracker per consentire ai graffiti navali di salpare, virtualmente. Il desiderio dell’archeologo è risvegliato dalla contestualizzazione storica. Tramite questa, si poteva accettare la dura vita del pescatore, per esempio. Il graffito navale in chiesa fungeva quasi da amuleto, materializzando un occhio come specchio dell’anima con l’impressionismo della fede. Si scongiuravano le brutte tempeste! Specialmente, all’artista interessa la “rotta” dell’ex voto (col ricordo funzionale ad una stabilizzazione). La moderna meteorologia ha migliorato l’affidabilità delle proprie previsioni. Ma resta emozionante immaginare che la lente del vecchio cannocchiale (senza il radar digitalizzato) perda improvvisamente l’orientamento della costa. Un uomo in mare va sempre salvato. In genere, s’ammette che la nave goda dell’immunità politica, perdendo il proprio Stato fra le acque internazionali. Al massimo, quella sarà seguita dalla capitaneria di porto. Per il futuro, il cambiamento climatico comporta l’innalzamento delle acque. La lungimiranza della politica richiederebbe che s’esplorassero nuovi posizionamenti: ad esempio tramite le isole artificiali. Molte di queste sono tracciate riproducendo figure comuni (astratte o viventi), quantunque cedendo al marketing. Nella contemporaneità la digitalizzazione lancia continuamente il suo “amo” in un “oceano” dell’informazione. Pure ispirandosi a questo, l’artista ha scelto di disegnare attraverso un tracciamento oculare.

The Natural Order of Money – Roy Sebag

The Natural Order of Money – Roy Sebag

Economics was time ago dubbed as the ‘sad science,’ because of its intrinsic predictive limitations, in spite of its colossal mathematical foundation. In this regard, economic libraries seem to disprove Galileo’s abused saying that ‘the book of nature is written in mathematical language.’ It might be so only because we, humans, so decided.[1] Alas, portions of this book do not seem to respond very well to mathematics.[2] Marxists and neo-Keynesians differently embraced the need to change economics in a ‘happy’ science, finally able, as all the rest of the successful sciences, to predict future facts and events through mathematical calculations over axioms and logical derivations. They tried the endeavor differently.

Dire, fare e baciare dalla terra madre alla ruggine spettrale

Alla Biennale di Venezia 2024, si può visitare il Padiglione Nazionale di Timor Est, con l’installazione in site-specific dell’artista Maria Madeira, la quale s’intitola Kiss and don’t tell. La curatela è di Natalie King, una professoressa australiana, e presso lo Spazio “Ravà”. Timor Est divenne indipendente dall’Indonesia nel 1999. Tornatavi, Maria Madeira dormiva in una stanza piena di segni colorati, lungo le pareti, all’altezza delle ginocchia. Lei era fuggita da bambina, con l’evacuazione durante l’invasione indonesiana. A Timor Est, le donne rimaste subivano l’umiliazione di mettersi il rossetto, in ginocchio, per poi baciare i muri.

L’oasi umile ma reale del porto non è un paradiso appena transitorio

Alla Biennale di Venezia 2024, sino al 24 Novembre è visitabile il Padiglione Nazionale dell’Oman, presso il Palazzo Navagero, avente le opere degli artisti Alia Al Farsi, Ali Al Jabri, Essa Al Mufarji, Sarah Al Olaqi ed Adham Al Farsi. La loro mostra s’intitola Malath – Haven. La traduzione dei due termini, fra la lingua araba e quella inglese, eleva l’oasi “umile” ma reale del porto al rango di paradiso non solo intermedio. Ricordiamo anche che la Biennale di Venezia 2024 s’intitola Stranieri ovunque. Tradizionalmente l’Oman è considerato molto ospitale, coi suoi giardini (contraddicendo l’immaginario collettivo, riguardo la desertificazione della Penisola Arabica). Noi lo percepiamo di passaggio, fra l’Oriente e l’Occidente. Se la teoria parte da una condizione per cui si è stranieri ovunque, allora l’Oman alla prassi sviluppa l’ammissione per cui si accoglie chiunque sosti. Ovviamente nessuno desidera andarsene da un paradiso. Ma la vita comporta l’ineluttabilità d’una transitorietà: dalla nascita alla morte. Quindi il paradiso intermedio (come per l’Oman) ci spinge ad una comprensione, trasformando la finitudine (negativamente) in socializzazione (positivamente). Chi accoglie gentilmente, può abituare ad affezionarsi. Magari l’Oman diventerà una sosta in cui ritornare, per motivi privati e senza fretta (aggiungendo il godimento). Virtualmente dal suo “gomito” a “sestante”, ad est della Penisola Arabica, il marinaio scandirebbe la tabella di marcia, per un servizio commerciale. Normalmente nessuno immagina che il porto possa verdeggiare, come un giardino. Al contrario l’acqua blu dell’oceano avrebbe le onde ristagnanti, passando dalle dune alle lamiere d’un container. L’arte permette “magicamente” di sospendere la finitudine umana (spesso al “palliativo” dei pregiudizi culturali per “tiranti”). In Oman, quella addirittura trasformerà il porto: appunto in giardino. Alla miniatura immaginiamo una tenda d’artigianato locale, per riposare liberamente al vento, la quale ramificherà le radici, appena ingabbianti, delle ancore seriali (siccome le catene devono rispettare le misure internazionali). A Venezia, la mostra Malath – Haven è curata da uno degli artisti: Alia Al Farsi.

VENERE IN CORNICE – Il glamour che riesce a trivellare la ghiaia del sole / The glamour which is able to drill the gravel of the sun

Per Kerouac, è meglio dormire liberi in un letto scomodo che dormire prigionieri in un letto comodo. Si conferma l’estetica dello on the road, al vitalismo dell’avventura. Giulia è stata inquadrata dentro una casa di pietra più in rovina che solo pericolante. Lei ci dà le spalle, reggendosi agli stipiti d’una porta assente (che forse nessuno avrebbe mai montato). Sullo sfondo, il pendio boscoso suggerisce un ambiente montano. Spiace sempre lo spopolamento dei vecchi borghi, mancanti dei moderni servizi, in favore del caos cittadino. In primo piano c’è una sorta di “brandina sepolcrale”, col marmo a rimpiazzare il materasso. Ma Giulia fortunatamente l’avrebbe abbandonata, sgranchendo le braccia per accogliere la luce del sole. Più che un risveglio diventa una trasfigurazione, col corpo a sorvolare grazie al “salto con l’asta” (dai due elementi al lato sinistro del varco).

Natural language and set theoretical and formal logic reductions

Structure - Dr. Pili Author
Structure – Dr. Pili Author

Natural language and set theoretical and formal logic reductions – A philosophical account

A sheer love for propositions – An obsession with analytic philosophy, logics and mathematics

Analytic philosophy was born out of the general problem of solving metaphysics through a careful diagnostic of natural language. After the early days of formal logics and set theory with Boole and Cator, Frege and Russell arrived at the conclusion that natural language spontaneously produces irreducible paradoxes such as the liar and the sorites paradoxes. Through the length of these paradoxes, they concluded that traditional metaphysics was a gigantic mistake, formulable as it was under mistaken conception of language. The idea was ingenuous and simple to grasp. If I use very bad components and tools, I can only produce flawed engines, whose appearance is similar to a working engine until we check it. This ‘diagnostic’ approach to philosophy is as old as the Greeks, who were the first to outline different ways to ‘unveil life-threating mistakes through reasoning’. This was firstly tried in the realm of ethics, especially during the Alexandrine philosophies.[1] Wildly differently, this was tried again by the founding fathers of analytic philosophy.

Frege elaborated an entire philosophical system out of a new conception of logics applied to semantics through the instruments of the ‘new’ developments in formal logic, a Leibnizian ideal language through which all problems could be formulated and, then, solved by ‘brute force’ calculations.[2] In this broad category I am including set theory – in fact, it is arguable that formal logics and set theory cannot even be thought independently in the human mind.[3] In the following writing, I will consider set theory as the broad category including naïve set theory and Zermelo-Frankel theory plus the axiom of choice (ZFC).[4] It could be a matter of contentious, but set theory is, itself, a parallel endeavor that overlaps with the development of formal logic as we know. Moreover, set theory and formal logics are intended to mirror one another, where the sets are intended to be the object-domain of the propositions formulable in a formal language.[5] Set theory and formal logics tied together for solving all the natural language’s problems posed to human understanding, or so the founding fathers of analytic philosophy believed.

VENERE IN CORNICE – La cornetta diventa una piuma con la dolce lungimiranza dell’affetto / The handset becomes a feather with the sweet farsightedness of the affection

Per Rosamund Marriott Watson, liricamente l’oro della cascata in natura è la scalinata d’un legato per l’uomo. Più realisticamente, sognando i pensieri scorrono ipnotici, per un labirinto dell’orientamento. Da questo, “ci si risveglia” con la maestria nel canto. Altea ha posato all’inizio d’una scalinata. L’ambiente si percepisce lussureggiante, mediante le decorazioni a foglia d’oro sulla ringhiera. Altea porta un abito bianco da ballo, con lo strascico. Sulla ringhiera ci piace immaginare un pentagramma per una “fiamma” dell’infinito (dal suo simbolo). La trasfigurazione si percepisce all’impossibilità che la corporeità “coli” sull’orizzonte dell’immanenza. La colonna all’inizio della scalinata avrebbe una foglia d’oro addirittura alla risonanza d’un flauto. Proprio lì s’indirizzerebbero le dita delle mani. Altea ha un caschetto di capelli rossi, dando alla foglia d’oro una passionalità “nobilitata” dall’intelletto, tramandando un’eleganza di stile contro uno scivolamento al suolo marrone del materialismo (dal tappeto).

VENERE IN CORNICE – Il glamour è un leggio per la sirena che incanta dal corpo slittante / The glamour is a bookrest for the siren that enchants by the skidding body

Per Ramon Gomez de la Serna, se le lenzuola sono gelate, allora si sogna in una slitta. Alice ha posato per uno scatto al bianconero. Pare che lei dorma dentro ad una barca “per amaca”, sulla spiaggia. Ma quanto uno scalmo per il remo avrà ricondotto alla concatenazione logica i sogni più fumosi che ondeggianti, e mediante i capelli di rimpiazzo vitalistico per le nuvole contemplative? L’inconscio si percepisce all’ossimoro d’un ghiaccio bollente, coi desideri sopiti. La duna di sabbia è più “carnale” della montagna con le rocce, se, a parità di slittamento, solo la prima scompare per immersione (grazie al mare). Realisticamente, contro il ghiaccio del bianconero, rispetto al sole balneare, qui vale il glamour della posa femminile. Ad esempio il vestito, con le righe alla marinara, permette di “navigare” sulla sinuosità del corpo.

Hegel: Il riflesso dello spirito

Abstract: Un quadro sintetico del pensiero di Hegel che mira a focalizzare il senso del suo filosofare. Si intende offrire una veduta delle ragioni teoriche che caratterizzano lo svolgimento del sistema. La filosofia di Hegel è una grande metafisica, un tentativo di dare spiegazione dell’immanenza dell’intero nello spirito. Spirito che si fa concreto e pieno di significato e che si libera gradualmente da ogni particolarità unilaterale, superando così il vaglio della storia per venire a coincidere con il carattere di interiorità, scevra da rappresentazioni sensibili, dell’autentico sapere concettuale.


Il problema della conoscenza

L’idealismo è l’evoluzione coerente dei temi portati alla luce dalla filosofia nel periodo che va da Cartesio a Kant, quando il razionalismo e l’empirismo si impegnano, su fronti differenti, in una febbrile ricerca di chiarezza sulla capacità di conoscere dell’uomo.

I prodromi di tale interesse si fanno presenti con la nascita delle nuove scienze, all’inzio della Modernità. Il nuovo mondo, che si stava profilando sotto gli sguardi più attenti dell’epoca, stava erodendo i pilastri della conoscenza della cultura antica. La Modernità appariva come una frattura nella storia, una rivelazione, un affrancamento dalle illusioni.

Un nuovo Editor in Chief per Scuola Filosofica!

Taken by Giangiuseppe Pili

Hello Everyone,

Spero di trovarvi tutti bene! Vi scrivo in quanto parte dei lettori di Scuola Filosofica con un long lasting interest nella piattaforma – con un sincero ringraziamento a tutti voi. Dati i miei molteplici impegni, non riesco piu’ a dedicare il tempo necessario per mantenere il sito nella giusta direzione e garantire il costante impegno richiesto per il successo della piattaforma in termini di entrate, nuovi autori e nuove opportunità, come d’altronde è stato per quasi 13 anni dei 15 totali. Inoltre, non credo che mantenere il comando tanto a lungo sia una salutare procedura in qualsiasi genere di istituzione. Ad un certo punto, c’e’ bisogno di cambi di prospettive, nuovi punti di vista e opportunità. Per tale ragione, dopo un po’ di tempo necessario, penso di aver trovato la persona giusta in Simone Di Massa.
Simone Di Massa e’ un giovane studioso di linguistica e lettere moderne, con una unmatched qualita’ nella conoscenza della lingua italiana (che ne fa un editor ideale). Egli ha lavorato per due anni con me a vari progetti editoriali dentro e fuori Scuola Filosofica. Di Massa ha anche dimostrato di avere eccellenti qualita’ nel seguire partner come la casa editrice Diarkos, e autori internazionali. Inoltre, egli è un grande sostenitore degli ideali che costituiscono il sito e che hanno fatto una piattaforma seguita da decine di migliaia di lettori. Infine, Di Massa è stato inserito come autore senior quasi da subito, avendo dimostrato qualita’ indubitabili. Infine, Di Massa ha la giusta locazione anagrafico-geografica (vivendo e studiando a Milano) per fare del sito quel che tutti vogliamo che sia.
Naturalmente, io rimarro’ il fondatore, autore e supervisore in ogni caso, ma da ora in avanti sarà Simone a stabilire agende e traiettorie, nonchè occuparsi delle minuzie necessarie all’esistenza di un blog.
Spero allora che questo sia il nuovo passo che Scuola Filosofica stava cercando ed è mia personale convinzione che Simone sarà l’outstanding editor in chief e decision maker che ha già dimostrato di essere. Invito tutti a rivolgervi direttamente a lui per le future richieste e proposte e colgo l’occasione di ringraziare voi, come tutti gli altri autori, per credere nella Ragione, Cultura e Filosofia.
Un caro saluto cordiale,
Giangiuseppe Pili