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Scuolafilosofica Posts

Vittorio Amedeo Alfieri – Poetica e Temi

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Inquadramento tematico: artista di tendenze pessimiste, ideologia progressista evolutasi in un conservatorismo moderato, stile che riprende a tratto lo sturm und drang e il gusto della poesia ossianica e sepolcrale, versi-prosa densi e spigolosi, in cui sono centrali i sentimenti individuali, la tragedia alfieriana è caratterizzata dalla presenza di una figura centrale destinata alla catastrofe: l’eroe è incapace di vincere le proprie sfide.

Vita

Vittorio Amedeo Alfieri nasce ad Asti nel 1749, perse il padre in tenera età mentre la madre si risposa con un altro Alfieri. Vittorio frequenta l’accademia militare tra il 1758 e il 1756, egli fu espulso dall’accademia militare, così che intraprese una serie di viaggi senza fermarsi in  nessun luogo in particolare, né si lasciò attrarre dalla vita di corte. I viaggi formativi erano, allora, una delle parti del percorso individuale dei giovani nobili e facoltosi. Le sue preferenze si orientavano sui paesaggi solitari, lontani dalle città affollate. Tornato a Torino, inizia a riflettere sulla propria vita ed inizia in questo periodo la sua attività letteraria, era il 1773.

Capitolo 3 – La Gayatri

Prarthana1830590, CC BY-SA 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0>, via Wikimedia Commons

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Consigliamo – Di Francesco Margoni e I veda – Capitolo 1


Meditiamo sullo splendore glorioso / del divino Vivificatore. / Possa egli illuminare le nostre menti.

La Gayatri è uno dei mantra vedici più conosciuti (il suo nome deriva dal metro con cui è stata composta), anch’esso appartenente alla Samitha Rg-veda (III,62,10). Si tratta di una preghiera da recitarsi ogni giorno all’aurora e al tramonto; infatti il dio a cui è rivolta è il Sole, Savitr.

Capitolo 2 – Il primo mantra

Prarthana1830590, CC BY-SA 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0>, via Wikimedia Commons

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Consigliamo – Di Francesco Margoni e I veda – Capitolo 1


Lo scopo della prossima pubblicazione di una serie di articoli, già iniziata con un articolo di introduzione generale volto a rispondere brevemente alla domanda cosa sono i Veda, è quello di presentare al lettore un percorso riflessivo sviluppatosi durante la lettura d’un antologia di testi Veda (scelti da R. Panikkar, edizione italiana BUR a cura di M.C. Pavan). Ogni articolo si soffermerà a commentare o presentare, sinteticamente e nell’ordine stabilito dall’edizione antologica della BUR, generalmente una raccolta di poche unità di passi vedici, raccolti attorno ad un tema comune. Ogni pubblicazione aiuterà a capire meglio e progressivamente l’insegnamento che è possibile trarre dai Veda, il quale, ne sono convinto, possa essere recepito non esclusivamente dagli iniziati; ma soprattutto avrà lo scopo di presentare in termini chiari e semplici il contenuto dei testi. Non si tratterà tuttavia di un commento accademico al testo, anche se, pur sempre e prima di tutto, di riflessioni condotte e presentate nel rispetto dell’obbiettività e della precisione, ma personali, in quanto la parola contenuta nei testi vedici è parola viva solamente quando, per così dire, ruminata dal lettore, il quale con essa compie un percorso di trasformazione interiore e comunque personale. Intendo dunque condividere questo percorso, poiché credo possa essere fonte di stimolo o anche solo di intrattenimento, oltre che di chiarificazione complessiva e di promozione d’un contenuto culturale e modo di pensare per lo più ignorato. Il lettore si prepari ad un lungo viaggio.

L’incredibile storia di Olaudah Vassa Equiano, o Gustav Vassa, detto l’Africano

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Consigliamo – La nave degli schiavi di Torkild Hansen


L’incredibile storia di Olaudah Vassa Equiano, o Gustav Vassa, detto l’Africano è la storia autobiografica di uno schiavo liberato, Gustav Vassa. Gustav Vassa era nato libero in una tribù dell’Africa centrale attorno alla metà del settecento. La sua infanzia è vissuta nel suo paese natale fino a quando una tribù africana rivale non lo rapisce, insieme alla sorella, per rivenderlo ai bianchi come schiavo. Come lo stesso autore ci dice, la pratica di rapimento era piuttosto usuale dalle sue parti, non solo per trarre schiavi per sé, ma anche per rivenderli. Gustav tiene a sottolineare come anche il peggiore dei trattamenti riservati agli schiavi nelle tribù africane non è neppure lontanamente paragonabile a quello riservato agli schiavi delle indie occidentali: costoro venivano semplicemente distinti dagli “uomini liberi”, avevano un’ala delle abitazioni riservata a loro e gli era proibito mangiare con gli uomini liberi.

Capitolo 1 – Essenziale introduzione ai Veda

Prarthana1830590, CC BY-SA 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0>, via Wikimedia Commons

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Consigliamo – Di Francesco Margoni e I veda – Capitolo 1


I Veda sono un insieme di testi composti all’incirca tra la metà del secondo millennio e la metà del primo millennio a.C. Un fatto curioso è relativo a questi testi e ai loro tramandatori: non esiste alcun elemento materiale o reperto archeologico rilevante che permetta di ricostruire il periodo storico di formazione dei Veda. Pertanto tutto quello che possiamo sapere sul periodo storico, sulla cultura e sulle popolazioni che ci tramandarono questi testi, lo dobbiamo inferire dalle fonti scritte a nostra disposizione, ovvero, nel caso, dai Veda. Questo significa anche che non ci sono fatti materiali esterni al testo su cui sia possibile appoggiarsi per analizzarlo per così dire da fuori, e che, dunque, l’analisi del testo deve appoggiarsi sul testo stesso. La popolazione di riferimento è comunque quella degli Indo-ariani, i quali erano una popolazione nomade, originaria dell’odierna regione settentrionale dell’Afganistan, dunque dell’Asia centrale, e spostatasi, verso il secondo millennio a.C., nel Subcontinente indiano.

Neoclassicismo in letteratura italiana

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Consigliamo – Percorso di Letteratura Italiana 


Inquadramento

Periodo: 1750-1820.

Temi generali: ricerca della semplicità, naturalismo, rivisitazione dell’ideale del mito dell’origine della storia occidentale, ideale del bello apollineo proprio della Grecia classica in contrasto con i modelli “disarmonici” e “inquieti” del barocco; arte priva dell’eccesso passionale proprio dei sentimenti estremi.

Temi del Neoclassicismo letterario: scrittura misurata, descrizioni ben definite; ideali propri del mondo mito-ellenico concepito come mondo ideale.

Artisti Italiani: Parini, Monti, Cerretti, Savioli, Manzoni dell’età giovanile, Foscolo, Leopardi.

Scheda

Il movimento neoclassico fu una tendenza globale della ricerca artistica tra l’illuminismo e il romanticismo europeo. La sua influenza si avverte dalle arti letterarie (Foscolo, Manzoni) alle arti musicali (Mendelssohn), comprendendo tutto lo spettro dell’arte dell’epoca. In generale, non si tratta di un movimento a sfondo ideologico programmatico, come l’Arcadia o come le avanguardie degli inizi del XX secolo; esso è più un’ispirazione globale, una ricerca estetica generale. In tutta l’Europa nel periodo tardo illuministico si assiste alla riscoperta e rivitazione del bello apollineo della Grecia antica, una delle tendenze della cultura occidentale radicata sin dagli albori del nostro patrimonio culturale consapevole, come avrebbe detto Nietzsche nel sul La nascita della tragedia.

Un paradosso per lo storicismo – Il futuro è imprevedibile

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Consigliamo – Popper e le fonti della conoscenza di Francesco Margoni


Argomento storicista

Tesi – Storicismo 1 (T1): l’evoluzione sociale è prevedibile (ogni evento sociale E vale la proprietà essere prevedibile per un soggetto S, P(E,S)).

Tesi – Storicismo 2 (T2): posto T1, allora il futuro sociale al tempo t2 è prevedibile al soggetto S sulla base delle conoscenze sociali disponibili a S al tempo t1, dove il tempo t1 è precedente al tempo t2.

Tesi – Storicismo 3 (T3): per generalizzazione della T2, ogni evento sociale E al tempo t2 è prevedibile per ogni S solo se S al tempo t1 possiede le conoscenze necessarie e sufficienti per prevedere lo sviluppo degli eventi sociali.

Tesi – Storicismo 4 (T4): per (T2) e (T3), il futuro sociale è prevedibile per il soggetto S al momento presente.

Popper – Le fonti della conoscenza

DorianKBandy, CC BY-SA 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0>, via Wikimedia Commons

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Consigliamo – Popper e le fonti della conoscenza di Francesco Margoni


Prima di venire a presentare il contenuto della Conferenza filosofica annuale tenuta da Popper alla British Academy nel 1960, in cui il filosofo discute la sua posizione epistemologica, delineo brevemente le linee essenziali della sua filosofia della scienza.

Tesi centrale della filosofia della scienza di Popper è che la conoscenza (in particolare quella scientifica) si accresce per mezzo dell’individuazione degli errori, ovvero per mezzo della critica, effettuata con gli strumenti della ragione e con gli strumenti di controllo sperimentale, dei tentativi fatti, sovente sbagliati (come dimostra la storia della scienza), per risolvere i problemi. La scienza è certamente fallibile, nondimeno progredisce verso la verità imparando dai suoi errori. Le fasi della progressione della conoscenza sono essenzialmente due: inizialmente si postulano delle congetture, ovvero si tenta di dare soluzione ai problemi formulati in modo tale che siano scientificamente trattabili, per mezzo di supposizioni ingiustificate (e ingiustificabili; ovvero, da una parte sono ipotesi in attesa di controllo, e dunque non ancora possibilmente giustificate, dall’altra sono ingiustificabili perché di fatto la maggior parte degli asserti non può essere giustificata), dopodiché si cerca di confutare tali congetture, ovvero si sottopone la supposizione al controllo della critica. Il massimo a cui può aspirare una teoria è superare tutti i controlli a cui viene sottoposta; una teoria non è mai oggetto di giustificazione positiva, ovvero non si dà mai il caso di una teoria sicuramente vera (Popper assume come valida l’idea della verità oggettiva, nel senso di corrispondenza delle asserzioni vere con i fatti della realtà) o anche probabile. Tutto quello che possiamo fare per procedere nella via della verità è sottoporre le nostre teorie a severi controlli, ed imparare dagli errori che commettiamo. In questo modo siamo in grado di chiarire e penetrare sempre più il problema di cui ricerchiamo la soluzione.

Giuseppe Parini

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Consigliamo – Percorso di Letteratura Italiana 


Vita

Parini nasce a Como nel 1729 e muore a Milano nel 1799. Egli appartiene ad una famiglia del ceto più basso, ma che si operò in ogni modo per finanziare i suoi studi a Milano, allora centro dell’illuminismo italiano, insieme a Napoli. Nel 1754 prende gli ordini sacerdotali per poter usufruire di una rendita, la cui condizione di eredità era proprio quella di prendere gli ordini. Parini guadagna la vita lavorando come precettore di famiglie nobiliari. Frequentando i caffè milanesi, circoli culturali di allora frequentati dagli intellettuali, discute e fa proprie le idee dell’illuminismo italiano. Nel 1768 ottiene la direzione del giornale La gazzetta di Milano, e nel frattempo lavora nelle scuole. Nel 1752 esordisce con poesie, strutturate su modelli cinquecenteschi, con chiaro riferimento al gusto arcadico. Nel 1796 è costretto a interrompere diverse sue attività, per via dell’invasione napoleonica.