Possiamo chiederci, forse, come sarebbe una sedia se le nostre ginocchia si piegassero al contrario. Questo sembra interessante, in merito alla posa di Aleksandra. Da un lato noi diamo per scontata una parte della nostra esistenza, quando impariamo ad abituarci. Dall’altro lato, l’artificialità insiste molto sullo sviluppo dalla naturalezza all’ergonomia. Aleksandra ha posato per uno scatto dalle tonalità chiaroscurali. Lei utilizza la sedia in maniera “disordinata”: allungando all’infuori la gamba destra e ritraendo la gamba sinistra verso la pancia. Intorno, il fondale è occupato da un sipario che connette la parete al pavimento. Il glamour resta: dalla coscia che “si erge”, dalle calze corte, dalle scarpe coi tacchi, dalla pettinatura e dalla minigonna attillate, ecc… Il design della sedia non spicca per originalità. Se Aleksandra cercasse d’aggiustarsi la posa, lo farebbe in quanto abituata a sedurre. Domina il nero, concedendo in parte uno stile da femme fatale negli anni ’30. Almeno Marlene Dietrich avrebbe potuto posare a cavalcioni sulla sedia.
...all we need is philosophy