Alessandro Canfora scrive che in un quadro di Van Gogh la rosa sarebbe rozza solamente per via dei petali dorati, in arrivo dalla pressione delle…
...all we need is philosophy
Rubrica di moda gestita da Paolo Meneghetti e aggiornata serialmente.
Alessandro Canfora scrive che in un quadro di Van Gogh la rosa sarebbe rozza solamente per via dei petali dorati, in arrivo dalla pressione delle…
Matteo Corradini fantastica su un serpente… “viaggiatore”. Esso avrà la pelle bianca, ma con un fiocco celeste alla base della testa. Nessuno è abituato a…
Per Aldo Carotenuto, il fantasma rispetto a noi diventa fenomenologicamente una “presenza che arretra di continuo”. Quello arriva da un “altro mondo”, ma subito vi…
Simonetta Tassinari ci ricorda l’esperimento mentale del picnic in montagna. All’inizio si radunano alcuni sconosciuti, comprendendovi sia delle coppie sia dei single. Condotti per un…
Raymond Carver immagina che la polizia chieda ad una donna di dire l’alfabeto sul bordo della strada, e di stare in piedi da una gamba…
Per l’aforista Ramon Gomez de la Serna, è vero che gli orgogliosi dicono < colonna vertebrale >, mentre i modesti dicono < spina dorsale >!…
Per Sebaste, la panchina perfetta è una “piega del mondo”, dove l’orizzonte lontanamente sconosciuto della visione ci libera, poiché “incorporato” da noi, se il sedersi rilassa per meditazione. Anche geograficamente, il panorama presuppone un terrazzo. Natasha è stata inquadrata in abito da sposa, in città. Lei posa seduta su una panchina, ed in maniera abbastanza “scoordinata”: accavallando non solo le gambe, ma anche il braccio destro, sullo schienale. L’espressione del volto si percepisce meditativa. Gli occhi sono chiusi, mentre la mano destra sale al mento, provando se non a “consolarlo” almeno a supportarlo. L’inquadratura ha una prospettiva doppiamente sghemba, all’incrocio fra la panchina e gli arti. Così vale la percezione d’un dis-piegamento, nella realtà a rilievi o scavi. Sarà un simbolismo per la meditazione della sposa? Sullo sfondo, la tenda da sole del negozio paradossalmente “tornerà indietro” dalla sua panoramica, aggregandosi alla “zattera” della panchina. I pensieri di Natasha potrebbero rendersi incerti.
Carlo Monterlanti ci descrive due fotografie in salotto, col ritratto della stessa donna: la prima da bambina, con la faccia imbronciata dondolandosi sull’altalena; la seconda da ragazza, al giorno della laurea, col volume della tesi in braccio ed un sorriso smagliante. Diciamo che possiamo raggiungere una maturazione pure nel divertimento… Valentina ha posato all’aperto, curiosamente inginocchiata, su una pedana forse da ginnastica. La sua fotografia è in bianconero. Soprattutto, trattasi del giorno in cui Valentina consegue la laurea. Lei tiene in mano il bouquet di fiori. Valentina è anche una sportiva, ed oggi gestisce una scuola di danza. Così, diviene interessante che lei abbia posato “abbassandosi” all’altezza d’una bambina, per il loro abbraccio. E’ la dialettica del maestro – allievo. Oltre la pedana, in alto, quasi immagineremmo la caratteristica struttura d’un parco avventura, con un ponte tibetano (dai sostegni “ad altalena”). Valentina sorride; questo le permette di “distrarre” il volto più “crucciato” della bambina, nonostante il paradosso della mascherina contro il COVID-19 (facoltativa al di sotto dei sei anni d’età, ed obbligatoria per tutti gli altri).
Per Liza Marklund, non ci sarà mai più l’ideale d’una rivoluzione, giacché l’umanità nel frattempo l’avrebbe barattato: con la Coca-Cola e la televisione via cavo.…
Per Giulia Carcasi, il legno è solo in apparenza fermo, giacché sottoposto al lento logorio delle pressioni interne. Diversamente la ceramica si rompe subito, facendo (bella?) mostra dei suoi cocci, alla caduta. Il pezzo di legno, quantunque artistico, sarebbe meno pregiato? Forse no, perché esibendo subito la propria bellezza (e come nel caso della ceramica), si rischia paradossalmente di “frantumare” il desiderio di contattarla, a volte anche per curarvi i piccoli difetti. La fotografia di Ola è in bianconero. Lei ha posato sulla stretta mensola d’una parete, ed all’esterno d’un palazzo urbano. Non è una situazione molto comoda… Pare che la mensola appartenga ad un’intercapedine di legno, che ha le tavole orizzontali. Ola indossa una corona di fiori bianchi, sulla testa. Questa esteticamente “s’opporrebbe” alla sensualità nera delle calze e dei tacchi. Non è chiaro quanto si percepisca la “lenta pressione” del matrimonio, evitandone la routine. Con questa, noi intenderemmo che la passionalità iniziale (ai corteggiamenti) si rendesse “puramente ombrosa” (all’affezionarsi). E’ una fotografia in cui molti elementi (la parete, il vetro, la corona, la vestaglia ecc…) si percepiscono quasi di ceramica.
According to Giulia Carcasi, the wood is only apparently fixed, because it is subjected to the lengthy wearing away of the inner pressures. Conversely the ceramic breaks immediately, making a (fine?) show about its shards, falling. Would a piece of wood, although artistic, be less precious? Maybe not, because if the beauty is immediately exhibited (and like in the case of the ceramic), paradoxically we run the risk of shattering the desire to contact that one, sometimes also to correct there the flaws. The photography of Ola is in black and white. She posed on the narrow shelf of a wall, and on the outside of an urban building. This is not a situation very comfortable… It seems that the shelf belongs to a cavity wall in wood, which has the horizontal planks. Ola wears a crown of white flowers, on the head. This one aesthetically “would be opposed” to the black sensuality of the stockings and of the heels. It is not clear how we perceive a “lengthy pressure” of the marriage, avoiding its routine. Through this one, we would mean that the initial passionateness (with the courting) is become “purely shady” (becoming attached to our partner). This is a photography where many elements (the wall, the glass, the crown, the gown etc…) are perceived almost in ceramic.