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Categoria: Venere in Cornice

Rubrica di moda gestita da Paolo Meneghetti e aggiornata serialmente.

VENERE IN CORNICE – Lo specchio è dimezzato, ma il leggio è raddoppiato / The mirror is halved, but the bookrest is doubled

Con Michael Faraday, da Linda Bierds, dimensionalmente allo specchio piano basta dimezzarsi rispetto alla figura, per poterla riflettere. Ma rimane un’armonia fra l’azione e la reazione, senza l’idealismo del pensiero che “esaspera” (ad esempio coi concetti). Forse lo scienziato non dovrà neppure declamare la legge, cosicché potrà abbandonare il leggio. C’è un ri-modellamento, dentro la mera riflessione. In fondo anche il getto diretto della luce può partire da una lampada col collo fluttuante del cigno. La creatività supera il razionalismo: forse non solo in poesia! Mara è seduta, mentre parla in pubblico utilizzando un microfono. Le ginocchia si toccano al fine di stringere i fogli cartacei per il discorso, improvvisando un leggio (mancando il tavolo). Pare che la mano sinistra cerchi uno schiocco delle dita. L’oratore deve avere continuamente il polso della situazione, senza che il pubblico s’annoi, o peggio lo contesti. Ma quanto il microfono fluttuerebbe, staccato dall’asta? Il cigno diventa elegantemente “aggressivo”, quando difende il suo territorio. Precisiamo che Mara è avvocato, e scrittrice di saggistica con competenze sulla manipolazione psicologica.

VENERE IN CORNICE – Il premio del Carnevale ha le nappe al silenziatore / The prize of the Carnival has the tassels with a silencer

Per Seamus Heaney, esteticamente reiventando una rima, questa nelle campane tubolari non riguarderà più il < tira o spingi >, bensì il < silenzia o culla >. Così la poesia passerà dalle direttive per la serialità del rappresentazionalismo (solo materialmente) alle tonificazioni per l’estemporaneità dell’ermetismo (anche percettivamente). Silvia ha posato al mezzobusto, per uno scatto al bianconero. Soprattutto, lei era stata eletta “Maria” del Carnevale 2024 a Venezia. L’outfit si percepisce sfarzoso. La corona a mezzaluna è orientaleggiante. Venezia ebbe storicamente un rapporto d’amore ed odio con Costantinopoli. Sul petto, il tessuto mostra gli arabeschi. Ma quanto gli orecchini a nappe dorate diventeranno tubolari, per essere suonate? In passato, gli storici ritenevano che la Mezzaluna Fertile rappresentasse la “culla” della civiltà umana. In un clima di festa, il decorativismo per il silenzio sarà inerente ad una solennità per la regalità. Ma possiamo immaginare che ogni Maria, nel Carnevale di Venezia, trasformi una ragazza comune. Gli arabeschi sono percepibili al ritmo cullante d’un tira e molla.

VENERE IN CORNICE – La città è un giradischi col lumino / The city is a turntable with a tea light

Fabrizio Caramagna c’invita a dimenticare la misurazione per l’altezza ed il peso, preferendovi quella per l’intensità luminosa (perfino a trasfigurare la tridimensionalità). Serve una percezione estetica che coinvolga emotivamente. Marine è stata inquadrata al mezzobusto, quantunque fra il profilo ed i ¾. All’ambientazione serale, lo scatto si vivacizza dai cerchi di luce: sia dai piccoli oggetti d’uso (in primo piano), sia rimpiazzando l’architettura urbana (sullo sfondo). Marine è seduta al tavolo. Ci piace percepire che lei con la mano sinistra allinei la testina d’un giradischi. Dunque lo scatto diventerà sinestetico, fra la visione e l’ascolto. Ma quanto il peso dei capelli sciolti avrà una sua testina? Un’eventuale terrazza non sarà panoramica, pure a prescindere dalla sera. Conta la concentrazione che Marine mette, sulla gestualità della mano. Questo infine tramuterà in coinvolgimento, per noi, essenzialmente da un ascolto. Ma quanto, lontano, s’ergeranno due torri a lumino?

VENERE IN CORNICE – Il velo non indugia con l’ombra, ma la commuta con lo sguardo / The veil does not hesitate with the shadow, if this one is commuted to the gaze

Per Fabrizio Caramagna, le donne appaiono incantevoli dal loro cappello, poiché lì massimamente la bellezza “gioca a nascondino” con l’eleganza, mentre il velo non “indugia” con l’ombra, ma addirittura la “commuta” con lo sguardo, per la sua “rivendicazione”. Madeleine ha posato alla “distorsione” del mezzobusto. Ma è ciò che accade per la sedia, rispetto al tavolo. Dunque, “classicamente” in sostituzione della lampada noi immagineremmo un basco? Le braccia sono trapezoidali. Dallo scatto solo al bianconero, per l’espressionismo emergeranno le “rotelle” degli occhi (rispetto al “palcoscenico” del tavolo con la sedia). Noi immagineremo anche la “carpenteria” d’un cappello per “cassaforma”, dal segno ombroso in alto, sulla parete. Una croce avrà permesso “d’esorcizzare” il “crollo” in una… bara (!), rispetto al tavolo.

VENERE IN CORNICE – La sedia fatale per il ginocchio a ritroso / The chair fatale for the knee backward

Possiamo chiederci, forse, come sarebbe una sedia se le nostre ginocchia si piegassero al contrario. Questo sembra interessante, in merito alla posa di Aleksandra. Da un lato noi diamo per scontata una parte della nostra esistenza, quando impariamo ad abituarci. Dall’altro lato, l’artificialità insiste molto sullo sviluppo dalla naturalezza all’ergonomia. Aleksandra ha posato per uno scatto dalle tonalità chiaroscurali. Lei utilizza la sedia in maniera “disordinata”: allungando all’infuori la gamba destra e ritraendo la gamba sinistra verso la pancia. Intorno, il fondale è occupato da un sipario che connette la parete al pavimento. Il glamour resta: dalla coscia che “si erge”, dalle calze corte, dalle scarpe coi tacchi, dalla pettinatura e dalla minigonna attillate, ecc… Il design della sedia non spicca per originalità. Se Aleksandra cercasse d’aggiustarsi la posa, lo farebbe in quanto abituata a sedurre. Domina il nero, concedendo in parte uno stile da femme fatale negli anni ’30. Almeno Marlene Dietrich avrebbe potuto posare a cavalcioni sulla sedia.

VENERE IN CORNICE – Una “Belle Epoque” per i loghi che “s’inchinano” alla sinfonia / A “Belle Epoque” for the logos which “bow down” a symphony

Chesterton ci ricorda all’esistenzialismo che una corona di rose è anche una corona di spine. Vale l’estetica della Belle Epoque a Parigi, se la spensieratezza matura perché un bel gioco dura poco. Questo scatto rimane al bianconero. Così aumenta il lieve spleen della posa, con gli occhi chiusi ad un “inchino” del volto. In particolare, l’ambientazione inerisce al salotto d’un party, presso un albergo. Dunque Alice indossa un cerchietto di rose in testa, con la piuma bianca che virtualmente permetterà un cocktail frizzante per l’aghifoglia. Sullo sfondo, si scorgono appena due persone. E’ uno scatto esistenzialista, in cui la riflessione interiore rilassa anche tramite la “tisana” per la “bustina” della canotta. Il divertimento interessa a molti, ma è sempre labile.

VENERE IN CORNICE – La cascata della panchina ed il boomerang della scalinata / The waterfall of the bench and the boomerang of the staircase

Per Neruda, le onde nei campi solari di grano “discorrono” col treno fugace, parendo questo come all’ombra d’una cascata. Il viaggio ci permette di scoprire nuovi mondi. Ma noi saremo anche socievoli, raccontando qualcosa riguardo la nostra provenienza. Liza ha posato per uno scatto al bianconero. Lei è alla stazione ferroviaria, seduta sulla panchina in uno “scambio” virtuale fra le gambe e le doghe. Infatti il corpo appare scomposto, ma per favorire il glamour. La “propagazione ondulatoria” delle doghe si percepirebbe perfino ipnotizzante. C’è la “cascata” dei capelli biondi, oltre la “rapida” della spalla destra. Lo sguardo ha una “seriosa” intensità… che “si racconterà”. La mano destra, in apparenza “cedevole” per amichevolezza, potrebbe “sbandierare” un ˂ alt! ˃, quantomeno rispetto al dare la precedenza per la triangolazione delle gambe. Un viaggio dall’anello distorto (considerando le doghe) presuppone simbolicamente una dialettica: dalle pre-comprensioni personali alle terze vie.

VENERE IN CORNICE – L’elasticità dei sogni al suprematismo d’una spallina che fa sudare una tuta della bocca / The elasticity of the dreams at a suprematism of a shoulder pad that allows a tracksuit of the mouth to sweat

Dal lirismo di Max Walker, i sogni sarebbero stati sudaticci, in una sorta di cruda muscolatura per il lenzuolo della notte. E’ impossibile dormire senza coprirsi… Se uno ci provasse, presumibilmente lo farebbe contro la sua sudorazione! Al di là dei desideri intimi, i sogni elasticizzano uno scivolamento della mente (senza la concatenazione logica). L’artista Emilia è stata inquadrata innanzi ad un suo dipinto. Lei assume una posa dalla destrezza irrigidita (paradossalmente): con le braccia conserte e le gambe a cambio di marce, quasi a pennellare. Il dipinto ha una figurazione che noi percepiamo surrealistica. Le forme vegetali ed animali si adatterebbero ad una “muscolatura” delle terre, e facendo “sudare” l’aria da respirare. Il fondale nero conferma l’ambientazione all’onirismo (dalla notte). Normalmente nessuno associa l’elasticizzazione alle terre emerse. Ma queste hanno i loro abissi (dal carsismo). Forse l’evoluzionismo delle specie viventi dovrà raggiungere, al proprio apice, la dimensione dell’immaginario? Emilia porta i pantaloni sportivi, quindi flessibili. Questi sono pure decorati da un “crepaccio solare”, tramite la banda arancione.

VENERE IN CORNICE – Il glamour che riesce a trivellare la ghiaia del sole / The glamour which is able to drill the gravel of the sun

Per Kerouac, è meglio dormire liberi in un letto scomodo che dormire prigionieri in un letto comodo. Si conferma l’estetica dello on the road, al vitalismo dell’avventura. Giulia è stata inquadrata dentro una casa di pietra più in rovina che solo pericolante. Lei ci dà le spalle, reggendosi agli stipiti d’una porta assente (che forse nessuno avrebbe mai montato). Sullo sfondo, il pendio boscoso suggerisce un ambiente montano. Spiace sempre lo spopolamento dei vecchi borghi, mancanti dei moderni servizi, in favore del caos cittadino. In primo piano c’è una sorta di “brandina sepolcrale”, col marmo a rimpiazzare il materasso. Ma Giulia fortunatamente l’avrebbe abbandonata, sgranchendo le braccia per accogliere la luce del sole. Più che un risveglio diventa una trasfigurazione, col corpo a sorvolare grazie al “salto con l’asta” (dai due elementi al lato sinistro del varco).

VENERE IN CORNICE – La cornetta diventa una piuma con la dolce lungimiranza dell’affetto / The handset becomes a feather with the sweet farsightedness of the affection

Per Rosamund Marriott Watson, liricamente l’oro della cascata in natura è la scalinata d’un legato per l’uomo. Più realisticamente, sognando i pensieri scorrono ipnotici, per un labirinto dell’orientamento. Da questo, “ci si risveglia” con la maestria nel canto. Altea ha posato all’inizio d’una scalinata. L’ambiente si percepisce lussureggiante, mediante le decorazioni a foglia d’oro sulla ringhiera. Altea porta un abito bianco da ballo, con lo strascico. Sulla ringhiera ci piace immaginare un pentagramma per una “fiamma” dell’infinito (dal suo simbolo). La trasfigurazione si percepisce all’impossibilità che la corporeità “coli” sull’orizzonte dell’immanenza. La colonna all’inizio della scalinata avrebbe una foglia d’oro addirittura alla risonanza d’un flauto. Proprio lì s’indirizzerebbero le dita delle mani. Altea ha un caschetto di capelli rossi, dando alla foglia d’oro una passionalità “nobilitata” dall’intelletto, tramandando un’eleganza di stile contro uno scivolamento al suolo marrone del materialismo (dal tappeto).