Press "Enter" to skip to content

Categoria: Storia della Letteratura

Antonio e Cleopatra – William Shakespeare

Antonio-e-cleopatra

Iscriviti alla Newsletter!


Antonio e Cleopatra è una tragedia di William Shakespeare. Insieme al Giulio Cesare e al Coriolano, Antonio e Cleopatra fa parte del ciclo storico, ambientato nell’antica Roma. Sappiamo per certo che Shakespeare si documentò per scrivere queste tragedie, in particolare lesse le Vite di Plutarco. Detto questo, Shakespeare concede anacronismi e rivisitazioni dei personaggi storici in modo personale, sicché il tasso storico e la verosimiglianza di queste tragedie non è di per sé particolarmente alto, da punto di vista storico. Ma questo, naturalmente, rientra nelle legittimità di un autore prima di tutto interessato all’arte letteraria.

Giulio Cesare – William Shakespeare

Iscriviti alla Newsletter!

Consigliamo Re Lear di William Shakespeare


Giulio Cesare è una tragedia di William Shakespeare, ispirata alla morte di Cesare alle idi di marzo. Il ritratto storico ricalca l’edizione delle Vite di Plutarco, dimostrando il fatto che il bardo di Avon si curava di ricostruire le sue vicende anche da un punto di vista storico.

Il Giulio Cesare è una tragedia dal sapore propriamente politico, quindi distante sia dall’Enrico IV, dall’Amleto, dal Re Lear e dal Macbeth che, come abbiamo cercato di mostrare in altro loco, sono opere intimistiche e ben poco politiche, pur essendo ambientate in un contesto in cui vive il potere e la ragion di Stato. Nel Giulio Cesare, invece, è la figura di Bruto a dominare la scena, il quale prende la ferale decisione di uccidere il futuro tiranno in nome della libertà. Come in Macbeth, anche nel Giulio Cesare la causa scatenante e ultima è indotta da un personaggio intrigante, Caio Cassio. Bruto è un personaggio sulla linea di Amleto-Macbeth, nel senso che è combattuto, non sa decidersi e soltanto l’intervento esterno lo induce all’azione: come nel caso di Amleto, Bruto vedrà un fantasma e, come nel caso di Macbeth, avrà un cattivo consigliere ad informarlo.

Re Lear – William Shakespeare

Iscriviti alla Newsletter!

Consigliamo Amleto di William Shakespeare


Tutto questo rispetto per i vecchi ci avvelena la vita, perché ci consente di mettere le mani sul nostro patrimonio soltanto quando siamo troppo vecchi per goderne. Incomincio a pensare che questa tirannia dei vecchi sia davvero insopportabile – e tutto non per qualche loro effettivo potere, ma perché noi lo tolleriamo!

William Shakespeare

Insieme a Amleto, Otello e Macbeth il Re Lear è considerata tra le più grandi tragedie di William Shakespeare. L’ambientazione è quella della corte delle figlie del Re. Al principio della storia, Re Lear decide di cedere il proprio regno alle sue figlie, dopo che queste abbiano dimostrato la giusta devozione nei suoi confronti. E così Goneril e Regan, le due figlie più grandi, si prostrano di fronte al vecchio padre con false parole d’amore, vere adulatrici, seducono il padre circa le loro intenzioni e la loro benevolenza:

Goneril: Maestà, io vi amo.. Non bastano, a dirlo, le parole. So soltanto che mi siete più caro dei miei occhi, più dello spazio in cui mi muovo, più della libertà.[1]

Amleto – William Shakespeare

Iscriviti alla Newsletter!

Consigliamo Re Lear di William Shakespeare


Amleto è una tragedia di William Shakespeare, considerata tra i suoi massimi capolavori insieme a Macbeth, Re Lear, Otello e Enrico IV. E’ indubbiamente un master pièce del grande bardo di Avon ed è anche una delle tragedie sue più cupe, sia per il tema, sia per lo stile e per il personaggio dominante. In quest’opera Shakespeare indaga i risvolti di un uomo di genio (Amleto) che vive ossessionato dalla morte.

La tragedia si svolge alla corte del re di Danimarca, zio di Amleto (era il fratello del padre) e sposo della madre dello stesso. Il re di Danimarca aveva assassinato il padre di Amleto e ad esso si sostituisce. Per tale ragione, la tragedia non è soltanto l’inscenamento di una complessa relazione tra padre defunto e il figlio, ma anche tra il figlio e una madre presto risposatasi: Amleto è ossessionato tanto dalla morte del padre, quanto dal ritorno della madre ad essere donna indipendente, cioè sessualmente attiva (non più madre-donna ma amante-donna) Infatti, la madre di Amleto si risposa molto presto, giusto due mesi dopo la morte del marito e questa è una delle due principali ragioni della disperazione del figlio. Infatti, da un lato Amleto è distrutto dalla morte del padre ma, allo stesso tempo, dall’incapacità di accettare il recupero del lutto della madre, la quale è “colpevole” di aver subito accettato di risposarsi con il fratello del marito.

La storia di re Enrico IV – William Shakespeare

Iscriviti alla Newsletter!

Consigliamo Re Lear di William Shakespeare


Falstaff: Ma dire anche io conosca in lui maggior danno che in me stesso, sarebbe dire più che quel che so. Ch’egli sia vecchio – purtroppo! – ci sono i suoi capelli ad attestarlo, ma ch’egli – con rispetto parlando – sia un puttaniere, lo nego assolutamente. Se il vin di Spagna e lo zucchero costituiscono una colpa,Iddio aiuti i peccatori! Se esser vecchio ed essere allegro costituisce una colpa, allora io conosco più di un vecchio oste che per questo è dannato; se basta esser grassi, per esser odiati, allora vuol dire che bisogna amare le vacche magre di Faraone. O, mio buon signore [rivolto al principe Harry]: bandisci da te Peto, bandisci Bardolph, bandisci Poins [tutti i compari di Falstaff]: ma il leale John Falstaff, il valoroso John Falstaff, e tanto più valoroso in quanto egli è anche il vecchio Jack Falstaff, non lo bandire dalla compagnia del tuo Harry: bandire il ritondo Jack sarebbe come bandire il mondo intero.

Harry: Eppure puoi star sicuro che lo farò![1]

La storia di re Enrico IV è una tragicommedia di William Shakespeare ed è, giustamente, considerata un supremo capolavoro del grande bardo inglese. Si tratta sicuramente di una delle opere più godibili e più affascinanti della produzione di Shakespeare, quasi incapace di scrivere lavori privi di una loro peculiare forza e interesse. La storia è ambientata alla corte inglese, il cui re, Enrico IV, è messo in discussione da alcuni nobili, per via della modalità di conquista del trono: per quanto fu designato dal predecessore, Riccardo II, Enrico IV non era il discendente in linea diretta del vecchio re. Inoltre, i nobili rivoltosi non hanno soltanto rivendicazioni politiche, ma anche personali, avocando contro il re offese ricevute a livello personale. Enrico IV, d’altra parte, è principalmente angosciato dal figlio, erede al trono (il futuro Enrico V), il principe Harry. Harry ama intrattenersi con personaggi di dubbio valore umano e sociale, tra cui svetta il ‘principe dei bricconi’, John Falstaff.

Salviamo la lingua sarda

723032849Voglio parlarvi di un tema a me molto caro: l’insegnamento del Sardo, come lingua ufficiale, nelle scuole di ogni grado nel territorio isolano. La Sardegna mi appartiene, lei mi fa sua ogni volta che mi sveglio e mi sento a casa. E’ la mia Terra e, in quanto tale, la voglio preservare in tutto e per tutto. La nostra cultura, la nostra lingua, la nostra casa devono prosperare, e di conseguenza prospererà la nostra identità.

Prima, però, di affrontare tale argomento, è necessario un piccolo passo indietro, fornendo qualche delucidazione a proposito dei processi storici in atto nell’Isola sotto il profilo linguistico della Limba, essenziale per farvi capire il mio punto di vista.
Richiamo dunque l’attenzione dei Sardi, ma anche quella di coloro che pur non essendolo, sono rimasti attratti da questa purezza che ci caratterizza.

La metamorfosi – Franz Kafka

Iscriviti alla Newsletter!

Consigliamo Il castello di Franz Kafka


Il racconto La metamorfosi (1912) è probabilmente tra le opere più importanti del XX secolo, per quanto riguarda la letteratura mondiale. Si tratta di un racconto di un certo respiro, per quanto la sua estensione rimanga, comunque, piuttosto contenuta. La metamorfosi è senza dubbio l’opera più nota di Franz Kafka ed è anche tra quelle poche edite in vita, motivo per il quale il racconto assume una importanza peculiare, anche per via del suo stato rifinito. Inoltre, si tratta indubbiamente del racconto che ha dato vita ad una letteratura sconfinata anche se, per alcuni aspetti, non si può dire l’opera più rappresentativa di Kafka. Probabilmente è tra i risultati migliori della sua prosa, forse anche il migliore (ammesso che abbia senso doverne sempre e comunque trovare uno) ma non può essere considerato il più rappresentativo.

Infatti, esso è sostanzialmente concepito come un racconto di fantascienza, ovvero quei racconti di fantasia al cui avvio potrebbe stare la domanda ipotetica: come sarebbe il mondo se questo dettaglio fosse diverso? Nel caso de La metamorfosi la domanda potrebbe essere: come sarebbe il mondo se diventassi di punto in bianco un insetto? E la risposta di Kafka è la seguente: sarebbe diverso, ma non molto. E la differenza tra questo e quel mondo si gioca sulle inezie, non sulla struttura e sulla logica di costruzione di senso e significato del mondo. A parte questo fatto, per così dire strutturale, La metamorfosi è un racconto dallo stile misurato, controllato e privo delle tipiche digressioni oniriche che rendono allucinante non l’oggetto ma la forma della prosa di Kafka (si pensi a Il castello, che è quasi interamente costruito su lunghe digressioni allucinanti, o si pensi al racconto La descrizione di una battaglia). Si diceva, dunque, che La metamorfosi è un lavoro relativamente atipico nel panorama di Kafka. E infatti, oltre al suddetto controllo, sussiste anche un’altra differenza con altri lavori: esso è compiuto ed è pensato per la lettura e non per la declamazione orale. Infatti, Kafka era solito leggere i suoi lavori ai suoi amici, sicché essi assumono una forma più adatta alla lettura orale, piuttosto che alla lettura silenziosa, tipica del modo di leggere moderno.

La pelle – Curzio Malaparte

Iscriviti alla Newsletter!

Consigliamo Il giorno del giudizio di Salvatore Satta


E unitici al corto dei becchini, ci avviammo dietro la bandiera. Era una bandiera di pelle umana, la bandiera della nostra patria, era la nostra stessa patria. E così andammo a vedere buttare la bandiera della nostra patria, la bandiera della patria di tutti i popoli, di tutti gli uomini, nell’immondezzaio della fossa comune.

  La pelle – Curzio Malaparte

La pelle è un romanzo con caratteri autobiografici di Curzio Malaparte, un romanzo da uno stile denso, preciso, univoco e perfetto. Si tratta di un romanzo privo di una trama sistematica, se con questo si intende una sequenza di fatti riportati in un ordine che scandisce la sequenza temporale degli eventi. Uno dei motivi è dovuto non solo alla rapsodicità degli eventi presentati, ma pure alla principale caratteristica degli avvenimenti stessi: il significato del susseguirsi degli stati di cose non è limitato agli anni della guerra in Italia, della campagna americana e della liberazione del paese. Il significato di quegli eventi parla a tutti coloro che sono immersi in questo mondo, tutti coloro i quali si chiedono, giorno dopo giorno, se vivano in Terra o all’inferno.

Zombie e fantasmi – Due figure complementari

night-of-the-living-dead

Iscriviti alla Newsletter!

Scopria anche Il vampiro: un’analisi filosofica


Ispirato da una proficua discussione con Francesco Marigo, mio caro amico, vorrei proseguire la strada intrapresa da Il vampiro: un’analisi filosofica con una analisi sugli zombie. Innanzi tutto, gli zombie potrebbero essere ispirati ad alla religione voodoo, ma quelli a cui mi riferirò io sono gli zombie concepiti dalla cultura popolare dei film. Come anche i vampiri, gli zombie sono delle figure che non mi hanno mai detto niente, sicché, rifiutando di pensare che il loro successo sia dovuto alla superficialità della gente, sempre invocata per spiegare qualcosa che non si capisce, tento di comprenderne il significato. Anche perché pure la superficialità ha le sue ragioni e la sua logica, sicché spiegare un fenomeno invocando la superficialità non aggiunge molto alle nostre conoscenze, semmai sposta il problema e addirittura lo complica.

Prima di iniziare vale la pena dire che, a differenza del vampiro, gli zombie sono considerati un autorevole problema filosofico a tal punto che la Stanford Encyclopedia of Philosophy, una delle sovrane fonti filosofiche analitiche e non solo del nostro evo, dedica una intera pagina alla questione. Infatti, prima di tutto ci si può domandare se gli zombie siano possibili, se la loro esistenza sia compatibile con il nostro mondo o se siano impossibili. In secondo luogo essi possono essere utilizzati in esperimenti mentali, ovvero scenari ipotetici in cui si testano le teorie filosofiche: la letteratura epistemologica (dai problemi di Gettier allo scetticismo) e la filosofia della mente (celebri i casi della terra gemella o proprio degli zombie) sono costitutivamente indirizzate da simili scenari immaginari. Gli zombie sono spesso invocati per i problemi legati alla relazione mente/corpo nella theory of mind and consciousness. Detto questo, io mi concentrerò esclusivamente sulla figura simbolica dello zombie, così come ci viene presentata dalla cultura popolare. Per i più interessati alle altre vicende, rimando all’autorevole voce della Stanford sugli zombie.

Il vampiro – Un’analisi filosofica

Nosferatu_Il_Vampiro_2

Iscriviti alla Newsletter!

Scopri anche Zombie e fantasmi – Due figure complementari


Forse qualcuno di voi si è chiesto il motivo per cui i vampiri piacciono tanto. Almeno, a me questa domanda è balenata per la testa più di una volta. Infatti a me i vampiri non dicono assolutamente niente. Non li trovo né belli né brutti, né affascinanti né repellenti. Non mi sembrano neppure una stramberia. Semplicemente li ignoro.

Naturalmente mi sono imbattuto nella visione di più di un film o narrativa che, in modo diretto o indiretto, considerava la figura del vampiro. Ma il mio problema non era capire in sé cosa fosse il vampiro, ma comprendere perché i vampiri piacciono tanto. E sin dalle origini, sin dai lavori di Bram Stoker e dell’eccezionale Nosferatu il vampiro di Murnau, il vampiro si è imposto subito all’attenzione del pubblico. Ci deve essere un motivo per questo. O, come sempre, una serie di motivi.

Intanto il vampiro evoca una atmosfera gotica, di mistero e di antico, che può affascinare. Infatti, il vampiro (un essere di fantasia) ha un forte legame con il passato oscuro, quasi sempre del medioevo, in cui le immagini dell’immaginario sono spesso di morte e di dominio dell’occulto. Il fascino per i poteri misteriosi congiunti al male hanno sempre interessato le persone, perché rivedono un aspetto della loro realtà che li domina ma li vorrebbe vedere dominatori: essi si sentono schiavi della tecnologia, che non capiscono (quanti sono in grado di spiegare il funzionamento di uno smartphone o del computer, strumenti ormai indispensabili? Ma anche quanti sono in grado di spiegare il funzionamento della caffettiera?), ma allo stesso tempo vorrebbero essere i depositari di quel sapere che la tecnologia dispone e dischiude. Quindi il fascino goticheggiante avvolge il vampiro e lo rende comprensibile alla luce della società ad alto impatto tecnologico che, però, ignora i fondamenti naturali di quello stesso sapere. Il vampiro conserva il fascino del potere che non può essere dominato.