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Categoria: Joseph Conrad

Fino all’estremo – Joseph Conrad

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Fino all’estremo è un romanzo breve o racconto lungo di Joseph Conrad. Esso è stato stampato nel 1902, quando Conrad pubblica la serie delle sue prime opere. Fino all’estremo era parte della raccolta Gioventù. Si tratta, indubbiamente, dei lavori che hanno segnato l’esordio alla scrittura di uno dei maggiori scrittori della letteratura e anche in Fino all’estremo si ritrovano tutte le ragioni primordiali per cui Conrad può giustamente considerarsi uno dei massimi scrittori del XX secolo.

La vicenda del racconto è breve. Il capitano Whalley è un uomo di 65 anni, ormai ai limiti dell’età pensionabile. Non gli è rimasto nessuno nella crosta terrestre, a parte l’amatissima figlia. Egli continuava ad andare per mare più per diletto che per obbligo e per non accettare l’irrimediabile condizione di chi sta a terra. Tuttavia, l’amata figlia, che ogni volta lo riporta al pensiero dell’ancor più amata moglie, si ritrova in ristrettezze economiche. Sicché Whalley deve riuscire a mandarle qualcosa, fosse anche il frutto di un sacrificio solenne portato direttamente sulle sue vigorose spalle.

I duellanti – Joseph Conrad

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I duellanti è un racconto di Joseph Conrad, di cui esiste una trasposizione cinematografica ad opera di Ridley Scott. Il racconto di per sé non è molto lungo e non particolarmente articolato. Esso narra la storia di due figure in antitesi, Feraud e D’Hubert. La vicenda è ambientata durante le guerre napoleoniche e Feraud e D’Hubert sono due giovani ufficiali dell’esercito francese. D’Hubert deve comunicare a Feraud di dover presenziare di fronte al superiore, per via dell’uccisione di un borghese in duello. Sebbene i duelli fossero vietati dalla legge, di fatto la regola dell’onore vinceva ogni altra forma di norma. D’Hubert, dunque, si reca da Feraud, in quel momento in una casa di una gentil donna, per comunicargli la notizia. Feraud, da principio, non accetta di recarsi dal superiore, ma poi, resosi conto di aver fatto la figura dell’imbelle di fronte alla gentil donna e alla società bene della città, si anima a tal punto da sfidare a duello lo stesso D’Hubert, il quale, da principio, non capisce le serie intenzioni di Feraud. E’ questo l’inizio di una turbolenta serie di duelli, senza vincitori né vinti. Nel frattempo la guerra prosegue e i due, da ufficiali di basso rango, arrivano sino ad essere generali. E i duelli non terminano neppure con la fine dell’Imperatore. L’ultimo duello, il più importante, il più decisivo, si svolgerà nelle tranquille campagne francesi proprio quando tutto sembrava finito. Ma D’Hubert e Feraud sapevano entrambi che nella legge dell’onore niente è finito, se non quando uno dei due veniva definitivamente sconfitto.

Uno scrittore singolare: Joseph Conrad

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Il mare si stendeva lontano, immenso e caliginoso, come l’immagine

della vita,con la superficie scintillante e le profondità senza luce”.

                                                                                                                 J. Conrad

Introduzione

Fino alla prima metà del Novecento Conrad era considerato uno scrittore di storie di mare, sotto il segno dell’ esotismo e del pittoresco. Veniva visto sotto l’etichetta riduttiva di un “Kipling dei mari del Sud”, mentre oggi è riconosciuta la complessa problematica della narrativa conradiana.

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Caso più unico che raro, Joseph Conrad diventa un maestro della letteratura inglese, scrivendo in una lingua non sua, appresa quando era già adulto. Il suo tema fondamentale è la solitudine dell’individuo, in balìa dei colpi ciechi del caso, di cui il mare è spesso eletto a simbolo. I suoi personaggi sono spesso collocati in situazioni isolate o confinate. L’eroe solitario di Conrad è quasi sempre un fuggiasco o un reietto, segnato dalla sventura o dal rimorso, stretto parente dell’angelo caduto caro ai romantici, che conquista la sua identità affrontando con stoicismo le prove che il destino gli riserva. Conrad ha scritto romanzi e novelle dove è rappresentata la lotta dello spirito umano in un universo indifferente, con una prosa originale che introduce nella letteratura inglese una tragica sensibilità di tipo non inglese.

Lord Jim- Joseph Conrad

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E tuttavia l’umanità stessa, procedendo nel suo cieco cammino, non è forse spinta da un sogno della propria grandezza e del proprio potere sui bui sentieri dell’eccessiva crudeltà e della dedizione eccessiva? Che altro è, dopo tutto, il perseguimento della verità?[1]

Joseph Conrad

Jim è un ragazzo dotato di caratteristiche fuori dall’ordinario. Tutti glielo riconoscono. In particolare, egli è una di quelle persone a cui si ripone volentieri fiducia. Eppure c’è qualcosa nel suo passato che costituisce un precedente inquietante, macchia sufficiente a costituire il dubbio permanente sulla sua reputazione. Jim era un sognatore, un romantico, convinto di poter vincere ogni avversità, di non aver paura di nessuna possibilità perché già prevista, già vagliata dalla sua mente. In se stesso costruiva mondi, avventure concrete nelle quali egli era il protagonista e grazie alle quali avrebbe dimostrato al mondo il suo valore:

In momenti del genere i suoi pensieri erano colmi di imprese valorose: amava quei sogni e il successo delle sue gesta immaginarie. Erano la parte migliore della vita; ne erano la verità segreta, la realtà nascosta. Avevano una splendida virilità e il fascino delle cose vaghe; gli passavano davanti con passo eroico; si portavano via la sua anima e la ubriacavano con il filtro divino di una fiducia illimitata in se stessa. Non c’era niente che lui non potesse affrontare. Era così soddisfatto dell’idea che sorrideva, pur continuando meccanicamente a guardare davanti a sé; e quando gli accadeva di girarsi indietro vedeva la striscia bianca della scia che la chiglia della nave disegnava in linea retta sul mare, come la matita aveva tracciato quella riga nera sulla carta.[2]

Il negro del Narciso – Joseph Conrad

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James Wait s’imbarca nel Narciso. Wait è un marinaio di colore che si porta dietro un oscuro mistero che, ben presto, coinvolgerà tutto l’equipaggio. Gli uomini del Narciso sono una combinazione di varia umanità, dal capitano Allistoun al vecchio lupo di mare, Singleton. Ma tutti sono indispensabili, tutti concorrono alla vita della nave, compreso il fanatico cuoco, che spesso va in preda di possessioni oracolari sulla fine della nave e sulle fiamme dell’inferno. La traversata del Narciso inizia tranquilla, ma subito James manifesta il suo oscuro mistero: egli ha una malattia terminale ai polmoni che lo rende del tutto incapace di lavorare. Pesanti colpi di tosse e assenza di forze lo costringono ad un riposo forzato e reiterato nella sua cuccetta. Tutti i membri del Narciso gli vogliono bene e nessuno manifesta sentimenti di razzismo o di odio nei suoi confronti, tutti si prendono cura di James Wait. Il mare si volge in tempesta ben presto e per lunghi giorni il Narciso sarà trasportato dalla furia violenta di un mare che non intende concedergli nemmeno un attimo di respiro. Il vento freddo sferza la tolda e i sibili delle sartie risuonano come tristi echi di un terrore antico e gelido. I mariani vengono costretti a turni senza tregua, lavoro incessante, condizionato ulteriormente dalla decisione del comandante Allistoun di non tagliare i pennoni per non rovinare la nave. Più di una volta i marosi invadono il ponte con le loro murate d’acqua che entrano dentro la nave che, nonostante tutto, non può essere interamente impermeabile.

L’agente segreto – Joseph Conrad

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Il fumo di Londra del 1884 ammanta le strade e i palazzi sono circondati da una nebbia crepuscolare e un’epoca, l’epoca dell’Inghilterra vittoriana, con tutti quei ideali razzisti, sessisti, fintamente liberali, qualche volta belli ma fatiscenti, urlati ma non più creduti, non più credibili. “Uomo normale”, l’identikit perfetto per celare qualunque mistero. Verloc ha tutte le carte in regola per apparire una totale nullità, l’uomo più comune per eccellenza. Egli ha una moglie, Winnie, il piccolo cognato, Stivie, e la madre di Winnie, tutti a carico. Sembra che Verloc viva delle magre vendite dell’ambiguo negozio gestito a metà tra lui stesso e Winnie la cui merce proviene da Parigi e annovera nel listino gli articoli più disparati ma tutti non molto ricercati dalla gente “per bene”. Così l’attività di Verloc sembra essere unicamente quella di sussistere grazie ad un negozietto di terzo ordine con una clientela di infimo grado, circoscritta ai peggiori individui che l’umanità sa creare sì in abbondanza. Verloc, però, è anche attivo nel movimento rivoluzionario.

Gioventù – Joseph Conrad

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Gioventù è un racconto breve che si inserisce all’interno di quel ciclo ideale (e, forse, non solo) di racconti in cui Conrad condensa tutta la sua poetica e la sua più incisiva vena artistica: Linea d’ombra, Tifone, Cuore di tenebra.

Il titolo è il succo stesso del racconto nel quale l’autore trasfigura l’immagine e la sensazione di pienezza della giovinezza stessa, quell’apparentemente breve periodo della vita in cui le circostanze più impensabili nascondono in sé tutta la pienezza dell’esistenza. La trama del racconto, l’avventura di un giovane secondo ufficiale in una vecchia barca diretta a Bangkok alle prese con incidenti di ogni tipo, è una magnifica allegoria in cui ogni simbolo è celato all’interno della trama ma il cui chiaro e immaginifico significato è, allo stesso tempo, evidente per ciascuno. Come nella vita, le pure sensazioni portano con sé qualcosa di più alto e grande.

Nostromo – Joseph Conrad

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Nella repubblica sudamericana immaginaria del Costaguana una miniera d’argento diventa il centro del paese per via della sua enorme ricchezza. Charles Gould, l’ultimo di una famiglia di inglesi, decide di portare avanti un progetto che diventerà ossessione: riscattare il peso che gravava sul padre, la vecchia miniera di Sulaco, e farla diventare un centro di potere e di ricchezza. Grazie a questa decisione, Gould edifica attorno alla miniera un vero e proprio gruppo di paesi nei quali si vive esclusivamente per trarre dalla terra il prezioso argento. Gould è assistito dalla sua “infaticabile” signora, la prima donna di Sulaco. Costei seguì il marito, allora solo fidanzato, dall’Europa, sognando una vita di unione coniugale fondata sulla reciproca fiducia e sulla volontà di condivisione di ogni bene e di ogni male. Sulaco, la città più florida e importante del Costaguana, ospita una serie di personaggi occidentali, i blancos, tutti variamente al centro della vita della città se non proprio del paese: Martin Decoud, il dottor Monyngam, il capitano Mitchel, il garibaldino Giorgio Viola con la moglie e le sue figlie. Ma è soprattutto il grande Nostromo, il grande, degno di fiducia, di cui ogni donna sogna l’amore, il Capataz de Cargadores, così chiamato da tutti e da tutti indistintamente considerato degno di ogni iniziativa, blancos o popolani che siano. La vita di Sulaco è, però, legata alle vicende dell’intero Costaguana Paese, come ogni stato sudamericano, continuamente vessato dalle guerre civili, dalla miseria sociale e dall’arretratezza politica. Nella prima parte del libro viene narrata la storia della miniera d’argento, nella seconda parte delle vicende che conducono Martin Decoud e Nostromo a portare a termine un’impresa disperata e, la fine, è la conclusione di tutte le singole vicende, più o meno importanti, dalla grande storia di Sulaco e del Costaguana fino alla triste sorte di Nostromo.