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Il libro nasce dall’esigenza di parlare del periodo più buio della nostra nazione, quello del fascismo, nella sua veste peggiore, dopo l’adozione delle leggi razziali e dei sistemi di segregazione: il colonialismo. L’esperienza coloniale italiana è conosciuta molto superficialmente nel nostro Paese e, come è più volte segnalato nel libro stesso, è stata attuata una sorta di “rimozione del passato”. Le ragioni di tale “rimozione” sono diverse e non tutte pienamente giustificabili. La prima consiste nel fatto che il fascismo non è stato un atteggiamento politico e ideologico propriamente superato.
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Consigliamo – Dopoguerra di Tony Judt e Filosofia pura della guerra di Giangiuseppe Pili
La formazione dell’Europa cristiana è un libro monumentale sul periodo tardoantico, vale a dire, pressappoco, dai primi secoli d. C. (200 d. C.), all’anno mille. Già su questo difficile argomento, vale a dire la ragione di una cesura di grandi periodi storici, nel libro si possono trovare interessanti osservazioni, la prima delle quali il motivo per cui la tardoantichità si è ritagliata, nel tempo, uno spazio e un’attenzione sempre maggiore. E’ pur vero che nessuno, in precedenza, ha mai creduto alle date in termini assoluti: il 476 d. C., data del crollo dell’impero romano d’Occidente, non è che uno degli anni che sarebbero potuti andar bene per segnare la fine del dominio romano occidentale. Le cose, però, sono sempre molto più sfumate, se si va a scendere nel dettaglio, ed è ciò che Brown fa.