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Categoria: Antropologia

Dire, fare e baciare dalla terra madre alla ruggine spettrale

Alla Biennale di Venezia 2024, si può visitare il Padiglione Nazionale di Timor Est, con l’installazione in site-specific dell’artista Maria Madeira, la quale s’intitola Kiss and don’t tell. La curatela è di Natalie King, una professoressa australiana, e presso lo Spazio “Ravà”. Timor Est divenne indipendente dall’Indonesia nel 1999. Tornatavi, Maria Madeira dormiva in una stanza piena di segni colorati, lungo le pareti, all’altezza delle ginocchia. Lei era fuggita da bambina, con l’evacuazione durante l’invasione indonesiana. A Timor Est, le donne rimaste subivano l’umiliazione di mettersi il rossetto, in ginocchio, per poi baciare i muri.

Una “sete di successo” per il piccione… lavatore

Alla Biennale di Venezia 2022, si può visitare il Padiglione Nazionale dell’Argentina, con le installazioni oniriche dell’artista Monica Heller. Esteticamente, lei c’invita a percepire che “tramonti” il principio per cui < noi siamo sulla stessa “barca” >, citando l’esistenzialismo. Simbolicamente, al rostro per uno “sfondamento” conoscitivo si sostituiranno le Colonne d’Ercole per una limitazione “sospettosa”. Si raffigura l’antropomorfismo, in una satira sui ritmi normali della vita. Grazie alla tecnica, esasperiamo l’impulso a civilizzare l’intero mondo. Qualcosa che avrebbe la sua miniatura, artisticamente, sul formato GIF per tenerci “incollati” al mero “tramonto” del realismo. Nella società tecnologica, le Colonne d’Ercole della curiosità conoscitiva diventano le sliding doors del dubbio valutativo. Se noi < stiamo sulla stessa “barca” >, ciò accade perché le scoperte scientifiche accelerano a dismisura. Si reagirà frenando, in accordo coi “paletti” dell’etica. A Monica Heller interessa comunque la satira sulle “gabbie” del loop. A Venezia, il titolo della sua mostra appare tautologico: L’importanza dell’Origine sarà importata dall’origine della sostanza. Fra la volontà dell’idealismo e la “gravità” del materialismo, dibattere sul primato dell’una sull’altra rappresenta una “lunga storia”… Ma il progresso tecnologico, sempre più in combutta con l’immaginario, non sa da che parte andare. Lungi dall’emancipare, ci si “ferma” alla coreografia stantia.

Antropologia culturale: il Giappone prima dell’occupazione americana

Indice

  1. Il Giappone come oggetto di studio
  2. La Leggenda dei quarantasette Ronin
    • Giri verso il proprio “buon nome”
    • I doveri Chu
    • Giri verso la società
    • La virtù della sincerità (makoto)
  3. Il capitano Teshima e l’autodisciplina dell’esercito
    • Le passioni umane
  4. Bibliografia 

castle-708854_960_720Il Giappone come oggetto di studio

Ogni popolo guarda il mondo attraverso lenti culturali proprie, distinte in parte o del tutto da quelle di altri popoli. Queste lenti sono il risultato del processo storico proprio del popolo in questione, con il suo corredo di istituzioni sociali e politiche più o meno durature, rapporti tra forze sociali interdipendenti, rapporti con rappresentanti di altri popoli, leggi, regole morali, e così via. La mancata comprensione di queste lenti rende incomprensibili pratiche, usanze e modi di rapportarsi con se stessi e il mondo. Esplicitarne il contenuto è il compito dell’antropologia culturale.