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Categoria: Saggi

Capire che cos’è il capitalismo

Trougnouf / CC BY-SA (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0)

Cosa è il capitalismo? Cercherò di scrivere questo breve testo nel modo più semplice e chiaro che mi è possibile. Infatti, credo nella necessità di far chiarezza per chi ha l’interiore necessità di capire e non di giudicare senza capire. Chi pensa di capire qualcosa senza entrare nel merito o è un ingenuo o è un illuso e in entrambi i casi non sta impiegando al meglio la sua ragione. A chi crede che basta sentire o emozionarsi per poter aver voce in capitolo ribattiamo che, se poi lui o lei tenta di articolare asserzioni motivate, allora ha già ceduto le armi alla ragione. Quindi qui offriamo ragioni e argomenti e chi cerca qualcosa di diverso, lui o lei è invitato a pascersi della propria sicurezza non garantita da solidi argomenti in altri luoghi del web, che sicuramente fanno meglio per lei o lui. Credendo fermamente nell’idea che nessuno meglio della persona sa cosa è meglio per lei, e se il suo meglio consiste nell’emozionarsi a costo zero, bene, qui ci sarà solo l’emozione del seguire un ragionamento. Con questa essenziale considerazione in mente, proseguo senza ulteriori indugi.

Efficienza come misura morale delle istituzioni pubbliche

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Esaurito il discorso per l’individuo possiamo fare un breve salto verso enti sociali – i cosiddetti “agenti plurali”. Non ho intenzione di addentrarmi nella disamina specifica della loro natura metafisica, ma considero gli “agenti plurali” banalmente tutti quegli enti formati da esseri razionali tali che la somma degli individui è capace di generare credenze collettive. Ad esempio, uno stato è un agente plurale perché gli si possono attribuire delle credenze che, in ultima analisi, possono essere diverse dalla somma delle credenze dei singoli individui che lo costituiscono. La modalità di aggregazione della credenza collettiva è irrilevante in questa sede, ma non lo è in senso assoluto – naturalmente.

Il cittadino libero ed eguale di fronte alle nuove app


Le opinioni riportate in questo articolo sono di sola responsabilità dell’autore e non riguardano in alcun modo Azione Filosofica


Inizialmente, ero molto preoccupato dall’idea che i governi europei si attivassero tutti per fare un’app per il cellulare. Ma poi mi sono rasserenato ragionandoci. Infatti, ricordandomi i fondamenti della civiltà e dello stato liberale, ho avuto la perplessità che l’aumento di controllo potesse essere direttamente a detrimento della mia già limitata libertà di iniziativa e attività individuale. Secondo la teoria dello stato liberale, che sta a fondamento della premessa stessa dei governi dei paesi europei, lo stato ha il dovere di garantire la sicurezza fisica dei cittadini in modo da garantire la loro stessa possibilità di iniziativa e azione all’interno del tessuto sociale ed economico di cui lo stato si erge a tutela dall’esterno – cioè non giudicando le opinioni e le conoscenze dei cittadini ma lasciando che il libero mercato delle idee sviluppi attivamente la propria autonoma versione di ciò che i cittadini ritengono meglio per loro stessi.

Un puro amore per le macchine che mi fanno vivere

Quando ero più giovane, ero convinto che le macchine nello specifico – e la tecnologia, in generale – fossero alcune delle cause dei mali del nostro tempo. Ho bisogno di loro, ma questo bisogno è un peso per le mie spalle – questa la tesi. A quel tempo, ero solo uno studente di filosofia senza una comprensione di come una materia prima si trasformasse in un vero bene, in prodotto finito consumabile da altre persone. Sì, è vero, ho sempre ammirato l’ingegneria e ho iniziato ad essere un artigiano attivo che lavora con il legno per trasformarlo nei miei mobili.

È un dato di fatto, ho lavorato prima ai progetti, poi ho considerato i loro costi, dove acquistare i banchi di legno, le viti ecc. Poi, con molti strumenti, ho trasformato i materiali già realizzati in un lavoro finito. Ho amato così tanto l’ingegneria e gli strumenti che ho anche pensato di studiare per essere un ingegnere navale, dato il mio amore per le navi e il mare. Ma da quando ho iniziato a studiare filosofia nella scuola secondaria, ho capito che la mia vita sarebbe stata priva di significato senza una profonda analisi filosofica della realtà e quindi ho scaricato l’ingegneria come un modo di vivere ma non di studiare. Il problem solving è semplicemente parte della mia natura e un approccio ingegneristico alla vita è ciò che ho sempre trovato sano e produttivo. Tuttavia, sono diventato critico nei confronti della dipendenza umana dalle macchine e, più in generale, dalla tecnologia. In alcuni punti voglio mostrarti come ho capito che mi sbagliavo completamente.

A sheer love for the machines that make me living

When I was younger, I was convinced that machines specifically – and technology in general – where some of the causes of the evils of our time. I need them but this need was a burden on my shoulders. At that time, I was just a philosophy student without a grasp on how a raw material is actually transformed to a real good. Yes, it is true, I always admired engineering and I started to be an active craftsman working with the wood to transform it in my pieces of furniture. As a matter of fact, I worked on projects first, then I considered their costs, where to buy the wood banks, screws etc. Then, with many tools I transformed the already crafted materials in a finished work. I loved so much engineering and tools that I also thought to study for being a naval engineer, given my love for the ships and sea. But since I started to study philosophy in secondary school, I understood my life would have been meaningless without a deep philosophical analysis of reality and then I discharged engineering as a way of living but not of studying. Problem solving is simply part to my nature and an engineering approach to life is what I always found healthy and productive. However, I became critical of the human dependence on machines and – more broadly – technology. In few points I want to show you how I understood I was completely wrong.

Riflessioni sulla Risurrezione

[Nota dell’autore. All’articolo originario è stato incorporato quello che era il mio secondo commento a esso relativo (contenente il collegamento al video musicale). Successivamente, il 2 Aprile 2024, l’articolo è stato corredato di un Post Scriptum e il titolo originario è stato lievemente modificato.]

Il Cristo risorto appare a Santa Maria Maddalena, St Collen’s Parish Church, Llangollen (Galles)

Giuseppe Baldacchini, un fisico che per diverso tempo ha ricoperto il ruolo di dirigente al Centro di Ricerca ENEA di Frascati, è autore dello studio Religioni, Cristianesimo e Sindone (Marzo 2012). In tale studio egli, dopo aver tratteggiato il panorama delle religioni nel mondo riservando la sua preferenza, con adeguata motivazione, al Cristianesimo, affronta in modo approfondito, mostrandone l’infondatezza, la tesi (sostenuta da alcuni studiosi) secondo la quale la Sindone custodita nel Duomo di Torino rappresenterebbe un falso medioevale, risalente a un periodo compreso fra il secolo XIII e il secolo XIV. L’autore riferisce che altri studiosi non mettono sostanzialmente in dubbio, dal punto di vista tecnico, le misure effettuate con il metodo del carbonio-14 (le quali suffragherebbero, secondo i primi, la tesi del falso), ma sostengono che esse non consentirebbero di stabilire la datazione effettiva della Sindone, in quanto il campione utilizzato non rappresenterebbe idoneamente la stessa e/o sarebbe stato contaminato da un fattore fisico estraneo, che avrebbe aumentato la quantità di carbonio-14 presente inizialmente nel lenzuolo di lino, rendendo fallace la datazione effettuata. L’autore esamina successivamente l’ipotesi dell’annichilazione materia-antimateria, precisando che essa costituisce una variante dell’ipotesi dell’esplosione di energia radiante – ritenuta attualmente la più attendibile –, e permette di risolverne alcuni problemi altrimenti non superabili.

Philosophical lessons learned these days

As my embedded philosophical attitude is hard to die, after long days in shock and shut eyes, I try now to consider some lessons learned directly from my experience.

First, people were irrational in the past and they are still irrational in the present. No matter of what we tell to ourselves in this “technological” age, there will be still irrationality among us. This is true everywhere but it is especially true in places in which there is no way to ground a rational open debate without getting out with fear of being considered a dinosaur. Irrationality is the plague of our time, the time of the human beings. We should fight it with all our intelligence but the reality is that intelligence is not much, artificial or human, especially when a certain threshold of spread fear and panic are already inside most of the minds. There is no way to consider numbers and facts because the behavior is so far from logic that the only thing you can do is to try to keep calm, breath and think clearly that life is not in your hands. Therefore, others’ life is not in your hands either. 

Dio e gli alieni

 

Guy Consolmagno S.I. e Paul Mueller S.I. sono gesuiti statunitensi, autori del libro Battezzeresti un extraterrestre? … e altre domande tra scienza e fede poste all’Osservatorio astronomico vaticano [2014, io utilizzo l’edizione Rizzoli del 2018]. Il primo è un astronomo e geologo planetario, attuale direttore della Specola Vaticana; anche il secondo è un astronomo della Specola Vaticana, fisico ed esperto di storia e filosofia della scienza.