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Categoria: Libri Recensiti

La nave degli schiavi – Torkild Hansen

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Consigliamo – il capolavoro di Hansen Arabia Felix


Vivere è incontrarsi e tornare a dividersi

Hansen

La nave degli schiavi è il secondo libro della trilogia sulla schiavitù scritto da Thorkild Hansen. Non si tratta di un libro di storia ma di un libro sulla storia, su una delle vicende più inumane di tutta l’umanità. L’opera ha una struttura bipartita, che alterna ai resoconti narrativi storicamente antecedenti alla contemporaneità, il reportage sul viaggio compiuto dall’autore sulla stessa linea che veniva compiuta dalle navi negriere danesi. Come l’autore ripercorre ogni singolo miglio, viene narrato ogni avvenimento di quanto capitava nelle navi-galere danesi, in tutto simili alle altre, che trasportavano il “carico vivo”, come veniva chiamato allora, dalle coste dell’Africa centro-occidentale alle Indie Occidentali, cioè l’America.

Scacchi e Psicologia – Stefano Vezzani

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Il libro Scacchi e Psicologia di Stefano Vezzani tratta i diversi aspetti che caratterizzano la mente degli scacchisti da un punto di vista psicologico, in particolare, dal punto di vista della psicologia cognitiva, una disciplina che intende investigare sui fondamenti della cognizione dei soggetti umani. Il lavoro in questione non intende essere di genere prescrittivo, ma solo di tipo descrittivo: in altre parole, non compaiono delle analisi volte a mostrarci come gestire la nostra mente durante l’attività agonistica e il nostro sforzo fisico nel momento in cui ci battiamo contro il nostro avversario. D’altra parte, come un buon lavoro scientifico deve essere, Scacchi e psicologia non considera neanche i problemi di tipo normativo, cioè fornire definizioni a priori esaurienti su una particolare sfera del gioco e del giocatore, ma intende analizzare i fenomeni psicologici inerenti agli scacchi attraverso un preciso metodo scientifico, metodo che vienelasciato intravedere da Vezzani dal numero e dalla conoscenza di articoli di psicologia (e non solo), citati sempre in modo molto pertinente, in modo tale che molti problemi importanti del mondo scacchistico in senso lato, vengono, se non risolti, quanto meno ben chiariti e le tesi vengono sempre supportate da dati scientifici non controversi.

Madame Bovary – Gustave Flaubert

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Madame Bovary è un romanzo di Gustave Flaubert pubblicato nel 1856. Esso narra la storia di Emma in Bovary, figlia di un povero contadino, che si sposa con il giovane medico vedovo, Charles Bovary. Charles è quello che si può definire un uomo di ingegno mediocre e mediocri aspettative, ma non per questo prive di una loro dignità. Egli fa parte di quella turba di esseri umani priva di grande intelligenza, senza grandi aspettative ma solerte nel loro piccolo impiego ed estremamente costanti nel dispensare il loro affetto, istintivo ed irriflesso ma genuino. Egli, infatti, non è uno studente brillante, né una personalità di spicco, come si vede sin da subito. Successivamente, da ragazzo, studia alla facoltà di medicina, grazie al sostegno economico dei genitori. Dopo una breve battuta d’arresto, dovuta ad un momentaneo abbandono dell’attenzione agli studi, Charles diviene dottore in Medicina, utilizzando uno di quei sistemi che, a quanto pare, è sempre stato utilizzato e favorito: “Charles si rimise subito al lavoro e si preparò, senza perder tempo, all’esame, imparando a memoria tutte le risposte. Ottenne la promozione con una discreta media”.[1] Da principio, egli s’avvia al lavoro nel suo piccolo paese di campagna e si sposa con la signora Dubuc, la quale, da principio, sembra una buona signora, ma, ben presto, finisce per tiranneggiare il debole Charles e fargli fare ogni cosa a suo piacimento. Grazie a questi sistemi, diviene quasi antipatica allo stesso Charles, giacché, d’altronde, egli è totalmente incapace di provare forti e costanti emozioni negative, da uomo rinunciatario quale è. La situazione peggiora quando lei bisticcia con i suoceri. In fine, muore. In fondo, nessuno la rimpiangerà ma Charles rimane addolorato per la sua scomparsa fino a che non incomincia a frequentare più assiduamente la casa di un buon contadino al quale aveva curato brillantemente la gamba, il signor Rouault. Costui, infatti, lo convince a tornare più spesso:

Pierre e Jean – Guy De Maupassant

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Consigliamo – Una vita di Maupassant


Pierre e Jean è il quarto romanzo di Maupassant ed è edito nel 1888. Esso tratta di una storia di una famiglia piccolo borghese di Le Havre, costituita da quattro persone: il padre, la madre e due figli. Il padre, il signor Roland, è un uomo che possedeva una gioielleria a Parigi, abbandonata per godersi la vecchiaia. Ama le gite in barca a vela, pescare e tutto quello che ricorda una vita di mare, inautentica ma comoda, nella quale si cimenta, non senza l’ausilio di un marinaio appositamente pagato. Egli si presenta come un uomo semplice, piano, un po’ rozzo, incline alla bestemmia facile in casa e ottime maniere fuori di casa, a suo modo un bonaccione senza pretesa alcuna ma risulta incapace di comprendere i più semplici sentimenti dell’animo umano, avendone, egli, così pochi. La signora Roland viene definita come “[…] una donna d’ordine, economa, borghese, un po’ sentimentale, dotata di una tenera anima di cassiera…”. Pierre, il più grande dei due fratelli, è una persona di un’intelligenza acuta, incapace, però, di tradurre il suo intelletto in azioni fruttuose, quanto meno dal punto di vista prettamente egoistico. A trent’anni, può vantare solo un grande numero di fallimenti e una laurea in medicina, giunta non senza un certo dispendio di tempo. Non ha amore, non ha amici, eccezion fatta per il vecchio farmacista, e non ha lavoro ma, tutto considerato, tutto ciò non sembra turbarlo più di tanto, vivendo in quell’atmosfera ovattata e facile che è vivere in famiglia che gli consente una vita priva di grandi iniziative e qualche sacrificio che, però, è più che tollerabile. Jean ha un carattere leggermente più docile del fratello, del quale non possiede l’intraprendenza ma, proprio per questo, vive una vita molto più lineare, senza grandi apici o discese. Il che lo conduce a possedere una laurea in giurisprudenza a venticinque anni e una testa libera da intrusioni pericolose di idee devianti dalla considerazione dell’utilità, considerazioni di un utile che, d’altronde, non diventa mai idea fissa ma solo la condizione necessaria e sufficiente per una vita già decisa a priori: lavoro, famiglia e qualche svago moderato di quando in quando. Per questo Jean, senza troppo sforzarsi, giunge ad innamorarsi della signora Rosémilly: “La giovane vedova era una donna consapevole, che conosceva l’esistenza d’istinto come un animale libero, quasi, a soli ventitré anni, avesse visto subito, compreso e soppesato tutti gli avvenimenti possibili che giudicava in modo sano, realistico e benevolo”.[1] La famiglia Roland vive momenti di alti e bassi senza vertici importanti, come tutte le famiglie piccolo borghesi, nelle quali basta poco per renderle molto infelici e per le quali ci vuole molto per renderle felici. Ma arriva un importante cambiamento. Un vecchi amico di famiglia, il signor Maréchal muore e lascia in eredità una piccola fortuna a Jean. Questo fatto sconvolge la vita della famiglia: Jean ne risulta felice all’inverosimile per le possibilità che gli si aprono di fronte.

Gli indifferenti – Un romanzo di Alberto Moravia

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Gli indifferenti è un romanzo che si svolge in una città senza nome, una città qualunque di un paese industrializzato. La vicenda è incentrata su una famiglia, gli Ardengo, i quali sono sull’orlo della miseria e hanno già ipotecato la loro abitazione. Pur essendo vicini al tracollo finanziario, pensano poco ai problemi economici relativi alla loro situazione, a parte Michele Ardengo. La madre dei ragazzi, Michele e Carla, intrattiene una relazione amorosa, ormai al termine, con un individuo abbietto, Leo Merumeci, il quale è a conoscenza dei problemi economici della famiglia Ardengo ma  non per questo, convinto di avere un buon senso per gli affari, vuole rinunciare ad una sua personale speculazione nell’acquisto della grande casa della famiglia. Ogni membro della famiglia ha una sua storia sentimentale relazionata a quella di tutti gli altri e variamente frustrante: la madre, Mariagrazia, ama Leo senza più essere ricambiata né nei sentimenti né nell’attrazione fisica; la figlia, Carla, vuole “cambiare vita” ma non ha bene idea di cosa ciò significhi, di cosa lei desideri per sé stessa e finisce per cedere alle lusinghe di Leo Merumeci; Michele, il figlio, vorrebbe ardentemente desiderare qualcosa, lottare per una buona causa, provare dei sentimenti profondi “come quelli di una volta”, ma non ci riesce, desidera ardentemente l’amore di una donna ma costei non si è ancora presentata alla porta del suo cuore e, così, egli rimane solo con il suo senso di futilità per ogni tentativo.

La storia d’Italia – La repubblica 1943-1963

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Storia d’Italia (1943-63) costituisce una monografia sul periodo indicato, che inizia dalla caduta del regime fascista, con la dichiarazione di Badoglio di un governo libero, e finisce nel 1963, anno della svolta verso sinistra dei partiti al potere. Il periodo indicato risulta decisivo per almeno tre aspetti della storia italiana presente e futura: l’ascesa della DC come partito capace di imporsi stabilmente alla guida dello stato, il boom economico e la scelta dell’alleanza atlantica sul blocco comunista in ascesa nell’Europa dell’Est.

Niccolò conte d’Arco

Non così poco si conosce di Niccolò da non potersene creare una rappresentazione mentale abbastanza definita verso la quale poter, nel caso, anche prendere posizione di simpatia, d’aperta ostilità o, infine, d’indifferenza.

A me Niccolò sta simpatico. Questo fatto soggettivo è probabilmente dovuto, e, se possibile, anche l’ipotesi (probabilmente vera) che questo fatto sia generalmente diffuso in chi si trovi per caso o per fortuna a conoscere Niccolò, è dovuto all’accidentalità che si conosce il poeta più attraverso l’immagine che di esso ne danno i suoi carmi che attraverso dati biografici di altra (prosaica) provenienza, dunque all’intrinseca poeticità (per non dire probabile distorsione fantastica, ma la questione forse non è così semplice) della figura del Nostro.

Intendo dare prima qualche cenno di biografia, per poi passare ad occuparmi (liberamente e piuttosto) del contesto storico-culturale e della poesia di Niccolò.

Le figlie di Shakespeare aspettano. Margoni F..

La prima regia di Francesco Margoni sembra un film nato per suscitare forti e contrastanti sensazioni. La trama de Le figlie di Shakespeare aspettano è assai scarna e può essere enunciata in poche parole: quattro ragazze vanno in montagna per finire inguaiate per via dei problemi sentimentali che una di loro ha con il proprio fidanzato; sole nel bosco dovranno trovare la strada per tornare a casa.

Le intuizioni di uno spettatore digiuno di un certo genere cinematografico, che si richiama direttamente (i dialoghi, l’elemento estraniante di un albero ripreso in rosso, le varie immagini di Cordelia ripresa seduta in una sedia comparsa nel nulla, la maglietta insozzata di sangue senza causa apparente) o indirettamente (la stessa trama, l’uso di una scelta di regia quasi “intrusiva”, laddove l’immagine segue quasi ossessivamente per lungo tempo sempre lo stesso soggetto, un montaggio assai scarno) al surrealismo italiano o spagnolo (Ferreri, Bunuel su tutti): le assonanze del film di Margoni con quelle dei surrealisti si spinge sul piano astratto e non necessariamente fattuale, e mantiene dei tratti originali (come l’amore o l’apprezzamento per la femminilità).

La penultilma verità – Philip Dick

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La guerra dei mondi di H.G. Wells


Un brav’uomo a capo di una comunità costretta a vivere sotto terra per via della guerra che si combatte in superficie tra gli Stati Occidentali liberali e i Rossi viene costretto ad andare in superficie per recuperare un pancreas artificiale in grado di salvare la vita del meccanico dell’officina, l’unico uomo a salvarli dal disastro della sottoproduzione. Nello stesso tempo un uomo-Yance scrive il suo articolo più importante senza usare gli utili meccanismi di produzione di discorsi artificiali e, per questo, viene chiamato dal dominatore del mondo, Stenton Brose, per un incarico importante. Nello stesso tempo, Lantano, un altro uomo-Yance sembra avere un piano per rendere libero il popolo, costretto in schiavitù sottoterra. Parallelamente il potente capo dell’agenzia di spionaggio più potente del mondo con sede a Londra sembra aver scoperto qualcosa di veramente importante.

Il lungo addio – Raymond Chandler

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Consigliamo – La finestra sul vuoto di R. Chandler – a cura di Giangiuseppe PiliLa Fuga


Tutto inizia da un’amicizia casuale: Terry Lennox e Marlowe si incontrano in modo inusuale, quando Terry viene abbandonato da una bionda vistosa e Marlowe si prende cura di lui. Vanno a prendere qualche drink assieme, e l’amicizia iniziale prende una piega inaspettata quando Terry chiede a Marlowe di accompagnarlo a prendere un aereo per andare oltre confine: egli dice di essere stato il responsabile della morte della moglie, una donna viziosa, totalmente prona alla lussuria ma dotata di una cospicua quantità di denaro, per via del padre, un potente uomo del quarto potere, il quale tiene in mano giornali e soldi… e quindi tutto. Marlowe riceve a casa una lettera di confessione di Lennox e un ritratto di Madison (una banconota da cinquemila dollari), come compenso del suo aiuto. Ma Marlowe non riesce ad usarlo e la sua depressione per la perdita di un amico non si risolleva, anche grazie alla sua reclusione in prigione per via dell’aiuto che aveva dato a Lennox per scappare. Rilasciato, viene ingaggiato dalla bellissima Eileen Wade per aiutare il marito, uno scrittore di mediocri libri erotici, alcolista e violento. Ma c’è una connessione tra i Wade e Lennox? Perché tutto sembra non filare liscio? E Marlowe che ruolo ha all’interno di questo quadro a tinte fosche, in mondo ricco e decadente, nel quale nessuno è felice e nessuno fa lo sforzo per sembrarlo?