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Categoria: Libri Recensiti

Il giocatore invisibile – Giuseppe Pontiggia

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“Credimi, è infantile” continuò la ragazza. “Convincere sempre gli altri, tutti, che tu vali, che hai ragione. Prova a immaginare per una volta l’ipotesi contraria, che tu sia dalla parte del torto. Che cosa succede? Crolla qualcosa? Io non capisco poi, alla tua età, come fai a essere così schiavo degli altri.”

Giuseppe Pontiggia

Il giocatore invisibile è un romanzo di Giuseppe Pontiggia, edito nel 1978 e grande bestseller di allora, uno dei pochi che può dire di aver superato la prova del tempo a medio-termine e che vincerà anche la prova superiore. La storia è assai semplice e abbastanza piana, senza arditi risvolti: un importante professore di filologia classica legge inaspettatamente una lettera anonima su una rivista di settore La voce degli antichi nella quale viene attaccato personalmente sia sul piano tecnico che sul personale. La lettera, breve e concisa, riesce nell’intento di sconvolgere la vita del professore. Costui ne viene in breve conquistato, giacché le parole sono il suo regno e con le parole sole si poteva far breccia nelle sue più intime convinzioni e divellere i suoi più intimi sentimenti. E’ il crollo, lucido e violento. Chi può essere stato? Perché? Bisogna rispondergli? Inizia, così, una discesa nell’angoscia, che avvinghierà il professore sino a stritolarlo e imporgli nella mente la necessità di scoprire a qualunque costo il nome dell’autore. Dopo vari tentennamenti, decide di rispondere alla lettera anonima, ma non si sa se questa scelta abbia comportato più danni che guadagni. Intanto la sua vita si complica. All’università perde sempre più spesso la calma. I colleghi incalzano, non gli par vero. Nella vita privata la moglie tentenna: lo tradirà? Ma lui è lontano, non trasmette amore, e non comprende più neppure quanto la sua relazione con una studentessa sia un tradimento deplorevole in sé e lo costringa a seguire il discutibile talento poetico della ragazza. I personaggi che lo circondano non sono da meno. E tutti potrebbero essere il suo peggior nemico.

Recensione del film “Nel cuore di una tenebra immensa” di Giangiuseppe Pili

Se Blasetti ebbe a dire, agli albori del cinema italiano moderno, e non per gioco, che il suo tema era unico ed era l’imbecillità della violenza e della guerra, qui abbiamo, in Pili regista ed ideatore – nel contesto del nostro cinema contemporaneo il quale, a differenza di quello dei tempi di Blasetti che seppur non completamente nazionalizzato lo era certo almeno in parte, in una nazione diretta secondo precise ideologie (e sappiamo quali), comunque sottoposto a più o meno sapienti poteri di veto, ebbene, in un contesto nuovo ma non meno privo di elementi disapprovabili, dove abbiamo una produzione frastagliata e nauseante perché troppo libera (?), continuamente emancipata da un’infinità innegabile ma negata (e costantemente) di soggetti … che è, in sostanza, un cinema disapprovabile perché non funzionante, funzionale solo nell’imperativo d’accomodare i gusti più triviali dello spettatore, disattento alla sua (vera) ricchezza, occultata con parsimonia sotto a tutta la sabbia di tutti i deserti e le spiagge del mondo, trasandato e, per larghi strati (ovvero quelli emersi), trascurabile, e ancora (lo ripeto) trascurante, poiché schiavo di logiche mercantili padrone relative a mercati al contempo vicini e lontani, ormai quasi senza identità propria, ecco, qui, abbiamo invero una voce – abbiamo la concreta ed esplicita espressione di una voce, nuova anche se non nuovissima (Pili non è alla prima prova), la quale (voce) affronta con piglio deciso ma attento il vecchio tema caro, almeno a parole e qui da noi, a Blasetti.

Il disagio della democrazia – Carlo Galli

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Non c’è una società democratica con un pensiero unico, o senza pensiero.

Carlo Galli

Il disagio della democrazia è un saggio di filosofia politica di Carlo Galli, già autore di altre opere importanti nel settore. Il fine dell’analisi è comprendere il motivo della disaffezione diffusa della società nei confronti della politica e della politica stessa nei confronti di se stessa.

Il lavoro si muove continuamente su tre generi distinti e convergenti, se non coincidenti, di analisi: filosofica, genealogicamente concettuale e storica. Galli argomenta sia dal punto di vista di storia della politica (vedi i primi due capitoli), sia dal punto di vista della storia della filosofia politica occidentale (vedi i continui riferimenti ai “classici” del pensiero politico filosofico moderno, Locke, Hume, Kant in particolare) e sia da un punto di vista di storia contemporanea (vedi le considerazioni del quinto capitolo).

Amalgrab ovvero lo specchio delle brame

Ma chi è, che cosa è, “Amalgrab”? Forse un anagramma o una sciarada nella lingua di Bela Lugosi o comunque balcanica, una crittografia transilvanica che fa sudacchiare sangue grasso e appiccicoso anche ai lettori più che abili che guardano le figure – un libro con le figure, come una fiaba antica, di mezza stagione, un cappuccetto rosso che pasteggia insieme col lupo e poi gli massaggia le gengive doloranti, quadri di Francis Bacon e di Dalì, la memoria persistente, o di Lucien Freud, ogni segno un sogno o un incubo, masturbazioni perversioni pedofile di Balthus – affascinati, i lettori, intontiti, ammaliati dal linguaggio stregonesco: volevano o non volevano, specialmente i più che abili, sentire live la vera “voce” di una strega, o forse è una bella donna dai canini eburnei ingordi di sangue o una seducente adolescente che sa tutto quello che c’è oltre uno specchio o in mezzo alle coltri di un piumino caldo?

Il distacco dall’Occidente – Amselle J-L.

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Ce n’è per tutti in questa sorta di storia contemporanea della antropologia (e filosofia) postcoloniale che è il libro del famoso e autorevole professore francese Jean-Loup Amselle “Il distacco dall’Occidente”, pubblicato in Italia dalla “specialista” (e in questo benemerita) Meltemi, che si distingue per battere il ferro sui temi della colonizzazione, della immigrazione, dell’identità, delle culture “altre” e di quelli che una volta erano chiamati i paesi del “terzo mondo” o “sottosviluppati”. Chi, che cosa e come deve distaccarsi dall’Occidente, oppure ha ancora senso farlo oggi, oppure è proprio corretta una prospettiva di rivendicazione di identità pre-coloniale o di autostima postcoloniale?

Provaci ancora, Mihai. Butcovan M. M.

Le piccole case editrici – come le librerie non soggiogate dalle major – hanno la capacità e il coraggio di pubblicare – e vendere – i libri migliori del circuito letterario, un alternativo commercio equo e solidale, dove un romanzo breve ma straordinario come “Allunaggio di un immigrato innamorato” del rumeno Mihai Mircea Butcovan, ha il diritto di esistere e circolare nonostante il boicottaggio della grande distribuzione.

Il popolo degli abissi – Jack London

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Consigliamo – Martin Eden a cura di Francesco W. Pili


Nella prefazione della Robin Edizioni vien detto che il Popolo degli abissi risulta un’opera dimenticata. Altrove, in rare recensioni su internet, ci si imbatte nelle parole “opera sconosciuta”, “opera misconosciuta”. Insomma del Popolo degli abissi dell’intramontabile London, il lettore italiano, ne sa veramente poco. È per questo che mi son voluto cimentare nella lettura di questo libro, che nasce come reportage, si sviluppa come reportage, ma che, soppesata la natura dello stile, non mi sbaglio a definire ‘romanzo’. Romanzo d’inchiesta, volendo dare un appellativo al genere in modo più stringente.

Nexus – Mark Buchanan

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Consigliamo Da Zero a Gödel di Francesco Berto e L’atomo sociale di Buchanan


Nexus è un libro di divulgazione scientifica sul tema delle reti a piccolo mondo (little world nets), il suo scopo è quello di mostrare in modo facile, semplice e diretto in cosa consista la grande scoperta scientifica sulla quale si sostanzia parte della nuovo approccio alla scienza, l’approccio alla complessità. Buchanan, fisico e divulgatore, conduce il lettore alla scoperta del nuovo campo in cui più approcci scientifici stanno confluendo, il campo aperto dallo studio “dell’organizzazione” della materia: fisica, sociologia, scienze cognitive si stanno sempre più muovendo verso lo studio delle connessioni tra gli elementi basilari oggetto di studi delle rispettive discipline. A seguito di molte analisi, si è visto che sembra esistere una forma unificata di organizzazione globale dell’esistente, che prescinde dalla natura degli elementi coinvolti nella connessione. Questa organizzazione può essere descritta matematicamente dalle reti, le reti a piccolo mondo, che costituiscono il “protagonista” del libro.

Il capitano Jens Munk – Torkild Hansen

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Consigliamo – il capolavoro di Hansen Arabia Felix


La maggior parte dei sognatori si rivelano dei buoni perdenti, statene pur certi. Aspirano alle stelle e ti ringraziano se porgi loro una pietra.

Quel che è comune ai membri di questa categoria è il fatto che tutto ciò che ne sappiamo sono il nome e la data di morte. Non si sono ancora presentati al mondo, che già sono costretti a tacere, è come se la storia si fosse interessata a loro solo al momento di liberarsene. Giusto il tempo di un nome e una tomba.

Thorkild Hansen

Jens Munk. Un nome che non dirà niente a nessuno e verrà probabilmente associato al più celebre pittore. Ma con il pittore Jens Munk non c’entra niente ed è vissuto un paio di secoli prima di lui. Si tratta di un marinaio, di un capitano che è degno di essere ricordato per il suo tentativo di trovare il passaggio a nordovest, famosa via che avrebbe dovuto realmente congiungere via mare il vecchio continente con le Indie, quelle vere. Probabilmente presto si formerà spontaneamente un “passaggio”, proprio ora, che disponiamo di rompighiaccio, ma all’epoca non c’era nessuna strada aperta per l’oriente attraverso i ghiacci. Ma bisognava scoprirlo. E Jens Munk era andato in quelle terre inospitali proprio per questo. Ma Jens Munk non è solo un marinaio, non è solo un capitano e non è solo il figlio della sfortuna. Egli ha una lunga storia, fatta di buona e, soprattutto, cattiva sorte. Egli è il figlio di Erik Munk, un nobile, un uomo che riuscì a distinguersi per la brutalità perpetrata ai danni della popolazione sua suddita e, soprattutto, riuscì a rendersi inviso a gran parte della nobiltà danese, motivo per il quale i suoi avversari riuscirono a condannarlo, a spogliarlo di ogni bene, a recluderlo nella più terribile delle prigioni e a condannare la sua famiglia ad una vita di interminabile frustrazione. Sì, perché è dalla capitolazione di Erik Munk e la sua perdita del titolo nobiliare, non trasmesso ai figli, che nasceranno gran parte delle disavventure del figlio più piccolo, Jens.

L’incredibile storia di Olaudah Vassa Equiano, o Gustav Vassa, detto l’Africano

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Consigliamo – La nave degli schiavi di Torkild Hansen


L’incredibile storia di Olaudah Vassa Equiano, o Gustav Vassa, detto l’Africano è la storia autobiografica di uno schiavo liberato, Gustav Vassa. Gustav Vassa era nato libero in una tribù dell’Africa centrale attorno alla metà del settecento. La sua infanzia è vissuta nel suo paese natale fino a quando una tribù africana rivale non lo rapisce, insieme alla sorella, per rivenderlo ai bianchi come schiavo. Come lo stesso autore ci dice, la pratica di rapimento era piuttosto usuale dalle sue parti, non solo per trarre schiavi per sé, ma anche per rivenderli. Gustav tiene a sottolineare come anche il peggiore dei trattamenti riservati agli schiavi nelle tribù africane non è neppure lontanamente paragonabile a quello riservato agli schiavi delle indie occidentali: costoro venivano semplicemente distinti dagli “uomini liberi”, avevano un’ala delle abitazioni riservata a loro e gli era proibito mangiare con gli uomini liberi.